Salvini a Napoli: Campania sovrana, sud sovrano

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Martedì 18 febbraio al Teatro Augusteo di Napoli, si è tenuto il comizio di Matteo Salvini in vista delle elezioni regionali che si terranno in Campania probabilmente l’ultima domenica di maggio. Diversi i punti toccati dal capo leghista in un teatro stracolmo di gente.

Lavoro, servizi, immigrazione e criminalità: il discorso di Matteo Salvini

Tra gli argomenti salienti toccati la questione del lavoro, uno dei temi scottanti in Campania e nel meridione d’Italia più in generale. Salvini ha battuto molto sulla manovra economica “lacrime e sangue” del governo Conte bis. La tradizione politica della sinistra, oramai maschera persino di sé stessa, non dimentica mai di prendere di mira la produzione della ricchezza. Il bello degli ultimi anni è che vengono considerati ricchi o evasori i titolari delle partite IVA, gli artigiani, i commercianti e i piccoli professionisti.

Dall’altro lato le grandi multinazionali o il capitale finanziario-speculativo, quello improduttivo e promotore delle operazioni politiche targate PD e centro-sinistra, non viene mai toccato. Qualcosa di positivo era stato fatto col governo Conte I in favore delle partite IVA e altro si sarebbe potuto fare con tempi più lunghi di governo. Ma il ritorno caparbio del blocco di potere globalistico ha virato in tutt’altra direzione. Le partite IVA e le piccole e medie imprese costituiscono l’ossatura economica e sociale di una comunità, attaccarle significa prosciugare completamente questo campo, lasciando terreno libero alle multinazionali di imporre la propria legge. Le politiche da fare dovrebbero essere esattamente opposte.

Bisognerebbe favorire una netta detassazione di questi settori, in modo da far rientrare le evasioni di poche migliaia di euro e da colpire quelle di milioni di euro e che la fanno comunque franca. Importante anche il passaggio su sanità e servizi, in una realtà fortemente carente dei Livelli essenziali di assistenza (LEA). Oltre alla concezione economica, il cardine ideologico-politico della sinistra è la questione sicurezza. Una visione completamente irreale della realtà, tipica dei salotti bene delle metropoli occidentali e del radicalismo chic dei suoi massimi esponenti. Il governo a guida PD-M5S non ha dimenticato i decreti sicurezza, le utili, seppur iniziali, operazioni portate a termine proprio da Salvini in qualità di Ministro dell’Interno. E’ lì che si andrà a parare, con tutto il corollario su immigrazione e “porti aperti”, e col supporto massimo delle “guardie bianche del globalismo” nostrano: i centri sociali e le famigerate “sardine”.

Una cricca che ha proprio nella Napoli di De Magistris uno dei bastioni, e a tutto svantaggio innanzitutto del popolo napoletano. Grandi eroi sono personaggi come l’ex rettore dell’Università di Salerno Aurelio Tommasetti, schieratosi apertamente dalla parte della compagine sovranista e che stesso martedì presenziava sul palco dell’Augusteo insieme al gruppo dirigente locale. Un “visionario” lo definisce Matteo Salvini, con un vocabolo mai più calzante in questo momento storico e in un settore così dominato dal pensiero unico. Sui decreti sicurezza, Salvini è stato chiaro: attaccare questa normativa contenente leggi più severe per mafiosi e criminali è pura follia! Modifiche che non potrebbero che danneggiare, anche in questo caso, la Campania e il meridione d’Italia.

La Campania: da dove ripartire!

La Campania, in alcune zone delle quali la disoccupazione giovanile tocca picchi del 70-80%; dove è oramai in atto un vero e proprio esodo biblico verso il nord, altre zone d’Europa o del mondo (2 milioni in 15 anni); dove in molti casi la popolazione è abituata all’assistenzialismo e dove le famiglie costituiscono, ancora per poco, una specie di cassa integrazione permanente per non lavoratori al di sopra dei 30 anni; dove gli operatori dei servizi sociali ricevono lo stipendio a cadenza semestrale.

Un territorio dove, in particolare nelle provincie di Napoli e Caserta, la criminalità organizzata ha letteralmente inquinato il 70-80% delle attività produttive, infiltrandosi ed auto-eleggendo dappertutto i suoi rappresentanti in quella zona grigia di economia, politica e pubblica amministrazione. Dove, insieme al restante meridione, l’Unità d’Italia è forse stata un miraggio, e l’Unione Europea e le vicende della crisi 2007-2008 hanno quasi triplicato questi squilibri. Ma la Campania è anche Campania Felix, la terra di Federico II, e di grandi menti – di oggi e di ieri –, che divergono nettamente da quella vulgata di mandolini e lacrimoserie tanto declamata all’estero, in Italia e nella regione stessa – es. il principe Raimondo di Sangro.

Italia sovrana, Campania sovrana, sud sovrano

Solo con un’Italia sovrana che ripristini il primato dello Stato contro le consorterie oligarchico-finanziare è possibile invertire la rotta. Solo con un governo centrale “forte” è possibile rimettere in asse anche il meridione, il quale deve però riprendere la responsabilità della propria vita su sé stesso, piuttosto che dedicarsi all’azione politica solo al momento del voto – come annotava giustamente Salvini dal palco. Solo attraverso il contatto diretto con la realtà e con il popolo, è possibile dare potenza a quei circoli culturali ed elitari, che giustamente hanno guadagnato la fama al tempo del movimento storico populista e sovranista. Collegare i principî e la nobiltà dell’idea alla realtà e all’avanzamento delle masse, una carta che abbiamo il “dovere” di giocarci, perché “Non possiamo limitarci a riconoscere il vero e il buono ai piani nobili, mentre in cantina stanno scorticando vivi i nostri confratelli. Non sarebbe lecito neanche se ci trovassimo, spiritualmente intendo, in una posizione non soltanto più sicura ma addirittura superiore – poiché la sofferenza inaudita di milioni di schiavi grida comunque vendetta al cospetto del cielo.” (Ernst Jünger – Trattato del ribelle).

(di Roberto Siconolfi)

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