Rivoluzione Francese Brexit

La “Rivoluzione Francese britannica”: bye bye, EU

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Rivoluzione Francese del nuovo millennio: questo è l’augurio che mi suscita la Brexit, di fresco realizzata, alle 24.00 ora italiana. Quella Brexit osteggiata, frutto del popolo “ignorante e non istruito”, quello che non merita il diritto di voto, salvo descrivere schizofrenicamente cambi di rotta mai certificati del tipo:”ma va, i britannici ci hanno ripensato!“.

Ecco perché mi auguro una “Rivoluzione Francese”

Si tratta di un’iperbole chiaramente, anche se gli elementi ci sono tutti, il popolo da una parte, le èlite aristocratiche ed arroganti dall’altra (questo tralasciando il fatto che in realtà il 1789 fu comandato da un’altra minoranza, cioè la borghesia, ma accodiamoci pure alle narrazioni ufficiali e alle semplificazioni).

Il popolo ha chiesto a gran voce di uscire dalla gabbia di Bruxelles, le èlite hanno cercato in ogni modo di impedirglielo. Perché diciamolo, il parlamento britannico non ha reso le cose facili, già dai tempi dei falliti accordi di Theresa May, e stava facendo vedere i sorci verdi anche al povero Boris Johnson.

Nel mentre i media e il sistema europeisti fanno di tutto per spaventare la popolazione, titoli drammatici sulle conseguenze terribili della Brexit, carestie, mancanze di merci e di medicinali previste per il futuro, perfino manifestazioni pro UE davanti a Westminster che avrebbero dovuto rappresentare il “ripensamento”.

Ma la “Rivoluzione Francese” della Brexit avviene comunque, ed è sufficiente che Johnson rischi il tutto per tutto chiedendo le elezioni. Il risultato schiacciante non lascia dubbi: i britannici non hanno ripensato un bel nulla, ma i tentativi di non accettare la realtà e di imporre un’altra non si sono certamente posti il problema.

La Rivoluzione può creare l’effetto domino

Ciò che è successo in Gran Bretagna deve far riflettere, perché ha mostrato per l’ennesima volta quale sia la capacità propagandistica e mobilitativa dei media. Il teatrino del “ripensamento” abbinato alla campagna mediatica terroristica avrebbero eccome potuto influenzare l’opinione pubblica britannica. Non è accaduto, ma poteva succedere.

Poi va certamente ricordato un fatto: che la Gran Bretagna non è mai stata integralmente nell’UE. E lo dimostra in primis il fatto di aver mantenuto la propria moneta e di non aver accettato l’Euro. Ma questo ha un peso secondario rispetto alla portata culturale pazzesca di un evento storico come questo.

Un evento che dimostra come il dominio di Bruxelles sia tutt’altro che granitico. E che, come la Rivoluzione Francese a suo tempo, possa e debba influenzare il resto dei Paesi membri. La storia europea dimostra che non è fantascienza. Ma ovviamente, vanno rafforzate le condizioni già presenti e ne vanno generate di nuove.

Seguire l’esempio britannico non è impossibile, ma serve continuità

Boris Johnson lo ha capito. Facciamolo anche noi. Perché sì, sebbene non ce ne rendiamo conto, l’Italia è nettamente la Nazione più pericolosa per l’esistenza dell’UE. Lo dicono i numeri, il suo PIL (nonostante la crisi vertiginosa degli ultimi decenni), il suo profilo demografico. Purtroppo, è anche una Nazione abitata da gente cronicamente depressa, sfiduciata e impaurita, incapace di comprendere la propria importanza. E questo, chiaramente, vanifica troppo le sue potenzialità.

Rivoluzione francese britannica

Ciònonostante, qualcosa è accaduto, anche se è ancora poco: 5 anni fa non avremmo mai immaginato di poterci svegliare un solo giorno euroscettici, oggi lo siamo. Aiutiamo la storia a fare il suo corso, o quanto meno proviamoci.

Per cancellare uno dei suoi più colossali flop.

(di Stelio Fergola)

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