Gli antesignani furono le ultime truppe leggere delle legioni romane composte da cittadini dopo le riforme di Gaio Mario. Come unità presero il posto dei veliti, la fanteria leggera della piena età repubblicana. Già diversi anni dopo la riforma mariana, a comporre le truppe leggere furono solo reparti di auxilia, ovvero truppe non romane arruolate in loco o composte da soci italici.
Nei libri di storia gli antesignani non occupano grande spazio, essendo una riproposizione dei veliti all’interno della nuova legione mariana.
Gli antesignani e le riforme di Mario
Gaio Mario, il vincitore di Cimbri e Teutoni nonché lo zio di Gaio Giulio Cesare, fu il promotore di una fondamentale riforma dell’esercito romano. Con lui, infatti, l’esercito smise di essere composto dai liberi cittadini e proprietari terrieri romani, per divenire professionale. Con Mario si ebbe quel passo di qualità che fece delle legioni di Roma una macchina bellica capace di conquistare e mantenere per secoli il più grande impero del Mediterraneo.
Composto interamente da legionari di professione, soldati pagati per svolgere unicamente il lavoro del soldato. Fra II e I secolo a.C. Gaio Mario riformò completamente la legione d’età repubblicana che abbiamo già incontrato in questa rubrica. Hastati, Principi e Triari vennero armati tutti alla stessa maniera con cotte di maglia ad anelli rinforzate sulle spalle, elmi di montefortino, grandi scudi ovali, pilum e gladius.
La riforma più importante avvenne nel campo della struttura della legione stessa. La spina dorsale della legione divenne il contubernium, un’unità composta da 8-10 soldati che convivevano sotto la stessa tenda sviluppando un forte senso di corpo. Il manipolo che aveva garantito la superiorità sulla falange macedone venne sostituito dalla coorte. Queste furono dieci per legione, ognuna organizzata in sei centurie da 60 legionari l’una. Ogni centuria era composta anche da un centurione, un optio, un signifer e un cornicen per un totale di 64 uomini a centuria e 384 soldati a coorte.
La legione mariana era dunque composta da 3840 legionari armati pesantemente, capaci di trasportare sulla schiena tutti i propri averi, i cosiddetti “Muli di Mario“.
Dai veliti agli antesignani
Il posto dei veliti, le truppe di nuove reclute armate di giavellotti, scudi e coperti da pellicce di volpe, lupo e animali vari, venne preso dagli antesignani. L’origine del loro nome significava infatti che stavano davanti, “ante“, le insegne, cioè il nerbo della legione. Erano armati di gladi, giavellotti e piccoli scudi. Il loro compito era quello di esploratori, fiancheggiatori e di supporto per la cavalleria.
Presto però gli antesignani furono sostituiti dalle truppe ausiliare arruolate sul posto. Queste unità, spesso composte da barbari o giovani locali, erano meno armate dei legionari e svolgevano alla meglio il ruolo di esploratori e guide.
Già Cesare, nella sua conquista della Gallia, fa ampio uso di truppe native, sia di fanteria leggera che come cavalleria. La riforma di Mario ebbe infatti il merito, a lungo termine, di specializzare il soldato romano nella fanteria pesante. Di lì a un secolo i Romani svilupparono anche la famosissima lorica segmentata, l’armatura a fasce tanto popolare nei film su Roma quanto identificativa del soldato romano.
Non c’era più spazio per i cittadini romani nelle truppe leggere, questi dovevano servire nelle unità più pesanti dell’esercito (e anche meglio pagate). Il resto, ruoli di supporto, esplorazione ecc., sarebbe gravato sulle spalle di coloro che aspiravano alla cittadinanza romana, gli auxilia.
(di Fausto Andrea Marconi)