Il think-tank atlantista ci accusa di fare propaganda per Putin: la nostra risposta

Siamo davvero lusingati. Il think tank americano Atlantic Council , ossessionato dalle interferenze russe nelle elezioni europee e statunitensi, ci ha citato in un articolo in partnership con Fanpage.it (!!!) inerente i partner del Cremlino in Italia . L’Atlantic Council è un think tank americano con sede a Washington, il cui scopo è “promuovere la leadeship americana e il ruolo centrale della comunità atlantica nell’affrontare le sfide del XXI secolo”.

Il nostro giornale, secondo il think tank atlantista, sarebbe responsabile di fare propaganda per il Cremlino e aiutare i populismi in Italia. Ricordiamo che l’organizzazione in questione, come riporta Il New York Times,  “ha ricevuto donazioni da oltre venticinque governi al di fuori degli Stati Uniti, compresi 5 milioni di dollari dalla Norvegia”.

“Sia Oltre la Linea che Giano Bifronte – con 13.000 e 5.166 seguaci di Facebook, rispettivamente – condividono i contenuti pro-Russia, spesso ritenendo l’Occidente responsabile di una “campagna di demonizzazione” contro Putin. Gli articoli pubblicati da Oltre la Linea sono costantemente condivisi anche sulla pagina Facebook Il Mondo Nuovo, seguita da 11.455 account”, scrive Anna Pellegatta.

Non avendo nessuna prova concreta dell’influenza russa nelle elezioni italiane – il Joe Biden citato dall’articolista è stato smentito dai nostri 007 e dall’intelligence – l’Atlantic Council ha citato Oltre la Linea e altre testate colpevoli di non seguire la narrazione dominante. Evidentemente una colpa gravissima nel paradisiaco mondo liberal che tanto si riempie la bocca di diritti umani e democrazia ma poi demonizza alla prima occasione le opinioni – perché tali, per ciò che ci riguarda, rimangono.

Pare peraltro che il nostro giornale produca un giorno sì e l’altro pure un articolo dedicato al presidente russo: falso. Basta eseguire una semplice ricerca per vedere che le tematiche da noi affrontate sono le più disparate. Ci ha stupito davvero che un potente think-tank citi una piccola testata indipendente come la nostra al fine di giustificare una narrazione che fa acqua da tutte le parti.

Il nostro giornale non prende milioni di dollari da nessuno e si regge autonomamente grazie alla generosità e dalla passione dei nostri redattori e collaboratori che evidentemente hanno un’idea diversa da quella dell’Atlantic Council e dei loro sponsor. Augurarsi una distensione dei rapporti tra il blocco atlantico e la Russia è forse un male o una colpa? Soprattutto per tutte quelle imprese italiane che, dalle sanzioni economiche, hanno perso miliardi di euro? Soprattutto: al di là di come la sì pensi, la nostra voce è libera, perché non abbiamo padroni né ricchi sponsor che possono condizionare il nostro operato o la nostra linea editoriale. E voi?

(di Roberto Vivaldelli)