Elezioni in Russia: la demonizzazione di Putin da parte dei media occidentali

I media stranieri, che tanto attivamente scrivono sulle prossime elezioni in Russia, neppure si scomodano, per studiare la legislazione elettorale russa, come tanto meno, non tracciano parallelismi con le proprie elezioni. Ciò è comprovato dalle pubblicazioni apparse nei giorni scorsi.

“Modello autoritario di elezioni”: da non confondere con la Gran Bretagna

Così, tutta una serie di giornali e siti occidentali descrivono come “fiacca”, “prudente” e “passiva” la campagna che Vladimir Putin e gli altri candidati stanno portando avanti.

Putin sta conducendo una campagna presidenziale estremamente sicura… Ma resta inaccessibile al pubblico”, scrive il francese “Le Monde”.

Per molti anni, Vladimir Putin non è entrato in un dibattito diretto con i suoi oppositori politici”, fa eco il quotidiano danese Berlingske.

Ma gli autori di questi articoli sanno che la Commissione Elettorale Centrale non ha ancora nemmeno registrato candidati per la presidenza? Sono a conoscenza del fatto che la campagna elettorale in televisione partirà ufficialmente solo il 17 febbraio? È poco probabile.

In effetti, l’attuale campagna in Russia per i suoi standard esterni non differisce molto dalle elezioni di molti paesi occidentali. Se confrontiamo gli eventi pre-elettorali dei leader dei principali partiti della Gran Bretagna nel 2015, in confronto i comizi e gli incontri di Putin raggiungono un pubblico ben più ampio. L’allora primo ministro David Cameron tenne i suoi comizi in ambienti chiusi, circondato da diverse decine di sostenitori. In quelle occasioni con le foto fece in modo d’apparire in riunioni di massa. Immaginiamo se il quartier generale di Putin dovesse fare lo stesso! Questo, invece, è il metodo dei suoi oppositori.

Lo stesso Cameron, quando era all’opposizione, fece il possibile per ottenere il dibattito televisivo con i leader laburisti. Poi da Primo Ministro, li evitò in ogni modo possibile. Anche l’attuale premier britannico Teresa May, nelle elezioni anticipate dello scorso anno, non si incontrò col suo diretto oppositore del partito laburista in un dibattito diretto. Ma allora, perché nessuno ha scritto sul “modello autoritario” delle elezioni britanniche? O certe cose possono essere scritte solo nei riguardi della Russia?

I rivali di Putin – “pagliacci” e “idioti”?

Oltre a ciò, gli stessi media occidentali valutano con scetticismo il livello degli altri candidati alla presidenza della Russia. Il “Secolo d’Italia” scrive che Putin dovrà lottare per la conquista dei voti con “due idioti”. Questo epiteto così poco lusinghiero, il giornale, lo riserva a Kseniya Sobchak e Aleksej Naval’nyj, il che conferma, ancora una volta, per usare un eufemismo, la scarsa competenza dei giornalisti occidentali sul funzionamento della campagna presidenziale in Russia (il giornalista italiano dovrebbe sapere che Aleksej Naval’nyj  non è un candidato alla presidenza).

La televisione svedese ha definito i diversi candidati “buffoni-provocatori” e “fantasmi politici del passato”. Sorge spontanea una domanda: se gli stessi giornalisti occidentali ritengono che i rivali di Putin siano “idioti”, “buffoni” e “provocatori”, allora perché insistono su un dibattito televisivo con loro?

La televisione svedese, inoltre, è giunta alla conclusione, paradossale, che Putin non avrebbe nulla a che fare con il successo economico della Russia.

Si scopre che negli anni “dello zero” c’è stato un aumento dei prezzi del petrolio. Ma ecco che nel 2014 questi prezzi sono scesi e al Cremlino sono iniziati i problemi.  A quanto pare a questi problemi legati ai prezzi, Mosca ha risposto con “l’annessione della Crimea” e con “la guerra contro l’Ucraina”. “Vam! (un baleno) – e il supporto a Putin è tornato di nuovo a livelli record!”, Scrive la TV svedese.

Nella cronologia dell’autore chiaramente qualcosa non concorda. Il picco dei prezzi del petrolio fu nell’estate 2014, quando la Crimea era già tornata alla Russia, e la guerra civile Ucraina era in corso. Inoltre il crollo dei prezzi del petrolio avvenne, ma nel 2015. Ma visto che la cronologia (quella reale ndr.) non s’inserisce nelle conclusioni “giuste”, tanto peggio per lei e per i fatti, dal punto di vista dei media occidentali serve comunque a interpretare le elezioni russe.

Il verdetto è già pronunciato

A proposito: “la questione del petrolio” è diventata il punto principale anche dell’articolo su “Berlingsk” precedentemente citato. L’autore giunge alla conclusione che Putin è come se fosse “spaventato dai dibattiti”, in quanto gli oppositori potrebbero chiedere perché la Norvegia disponga di un così ampio “fondo pensione petrolifero (Government Pension Fund Global, comunemente è denominato “Fondo petrolifero”, in norvegese: Oljefondet. In realtà non è un fondo pensione, poiché si basa sulla base delle entrate petrolifere, piuttosto che dai contributi pensionistici. Sul Fondo viene depositata la ricchezza in eccesso prodotta dal reddito del petrolio norvegese ndr.).

“In gran parte, il confronto non è privo di fondatezza”, scrive il quotidiano danese, infatti, “la Russia produce petrolio cinque volte di più rispetto alla Norvegia”. Ma la popolazione della Norvegia è 30 volte inferiore a quella russa, un dato che l’autore “ha dimenticato” di menzionare. Pertanto, l’esportazione di petrolio pro-capite norvegese è 14 volte superiore rispetto a quello delle esportazioni russe. Ma l’autore, sul serio, pensa che Putin non sia in grado di rispondere a una domanda così elementare?

Di sicuro, il giornalista danese comprende tutto perfettamente e conosce anche le risposte alle sue “taglienti” domande. Sui media occidentali lo scopo di tali pubblicazioni è sempre lo stesso: creare uno sfondo informativo che consenta loro, a cuor leggero, di affermare che le elezioni in Russia sono “antidemocratiche”, indipendentemente dal loro risultato.

E questo, per giunta, è quanto viene scritto apertamente sulla rivista americana National Interest: “Anche prima dell’uscita del primo scrutinio, la maggior parte dei rappresentanti dell’establishment politico americano considererà i risultati di questo voto illegittimi”

Tutti possono dissentire ma il verdetto è già stato annunciato ed è già noto in anticipo. Riguardo a come, in realtà, si terranno le elezioni in Russia, e se per la loro democraticità si distinguano o meno da quelle occidentali, in Occidente, a nessuno, in particolare, importa veramente.

Fonte

(Traduzione e stesura a cura di Eliseo Bertolasi)