Sochi (Russia): successo del Congresso del Dialogo Nazionale per la Siria

Il 30 gennaio si è tenuto il Congresso del Dialogo Nazionale per la Siria. Oltre 1.500 delegati si sono riuniti in riunione plenaria nella sala del Media Center del Villaggio Olimpico di Sochi. La sala è stata decorata con una tela blu con la scritta “Pace al popolo della Siria!”, come logo, simbolo del Congresso: la raffigurazione di una colomba bianca con un ramo d’ulivo e la bandiera siriana sullo sfondo.

Tra i presenti anche il ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov (che ha trasmesso ai partecipanti il messaggio del presidente russo Vladimir Putin), e l’inviato speciale del Segretario generale delle Nazioni Unite sulla Siria Staffan de Mistura; una presenza fondamentale, a conferma che anche l’ONU considera il Forum di Sochi una tappa importante nel processo di risoluzione del conflitto siriano.

La componente nazionale maggioritaria dei partecipanti era quella araba (94,5%), ma tra gli invitati anche: curdi, yazidi, assiri, armeni, circassi, i ceceni, daghestani, abkhazi, turcomanni e drusi. La maggior parte dei delegati, più di 1300, sono arrivati dalla Siria, tra di loro: l’opposizione dalle file del Consiglio del Popolo della Siria, i rappresentanti dei principali partiti politici del Paese (il Baath, il Fronte Popolare Progressista, il Partito Comunista), eminenti leader religiosi di tutte le fedi, i rappresentanti delle tribù, sindacati, organizzazioni artistiche e delle minoranze nazionali.

Purtroppo, un certo numero di paesi invitati all’evento in qualità di osservatori hanno declinato l’invito. Gli Stati Uniti hanno temporeggiato fino all’ultimo momento, infine la sera del 29 gennaio hanno riferito che non sarebbero arrivati. Anche Parigi, ha deciso di non inviare alcun rappresentante.

Al Congresso hanno inoltre preso parte gli osservatori dei paesi garanti (Iran, Turchia) e rappresentanti di diversi paesi arabi. I lavori sono iniziati con un rinvio di due ore e mezza a causa del ritardo di un gruppo di partecipanti e osservatori. Successivamente è emerso che una delle delegazioni dell’opposizione, all’ultimo minuto ha rifiutato di partecipare all’incontro preferendo trasferire i propri poteri agli inviati turchi.

Secondo le parole di Aleksandr Lavrentev, rappresentante speciale del presidente russo per la Siria, anche un gruppo dell’opposizione in arrivo da Ankara ha cercato di interrompere i negoziati, tuttavia senza ottenere successo. Nonostante il rifiuto della leadership della Commissione Siriana per i negoziati (l’opposizione unificata, che partecipò ai negoziati sotto l’egida delle Nazioni Unite a Ginevra), alcuni dei suoi componenti si sono comunque presentati al congresso a livello individuale. Lo stesso è successo con i curdi, che sono stati invitati all’incontro su base individuale.

Il conflitto armato in Siria è in corso dal marzo 2011. Anche se la sua regolarizzazione è stata precedentemente esaminata ad Astana e a Ginevra, il Congresso del dialogo nazionale di Sochi è il primo tentativo, dall’inizio del conflitto, di riunire una molteplicità di partecipanti attorno a una piattaforma negoziale.

La Russia ha profuso tutto il suo impegno in questa encomiabile impresa diplomatica, nonostante i tentativi di ostruzionismo da parte di quelle forze mediorientali e occidentali che, al contrario, non hanno alcuna intenzione e nessun interesse nel vedere una Siria stabilizzata e pacificata.  Allo stesso tavolo si sono seduti rappresentanti del governo siriano e rappresentati dell’opposizione in maniera costruttiva e proficua approdando ad esiti positivi. Un risultato eccezionale se solo si considera che nei tentativi precedenti, come a Ginevra, l’opposizione siriana non andava oltre se non valutare solo l’ipotesi di un governo di transizione a Damasco.

Il leader della piattaforma d’opposizione siriana Mahmoud al-Effendi non ha esitato a definire il Congresso di Sochi un evento sorprendente, constatando che per la prima volta venivano condotti negoziati tra l’opposizione e il governo ad un livello così alto. Di fatto, pur essendo all’opposizione dal 1991 il politico non ricorda nel passato altre occasioni analoghe. Ecco le sue parole di stupore rivolte ai giornalisti:

“Persone che nemmeno potevano parlare tra loro, ora, dopo tre ore di trattative bevono tè, caffè.. Sono molto meravigliato! Spero che non sia solo per un giorno, tali incontri dovrebbero essere tenuti regolarmente”.

Formazione della Commissione costituzionale siriana

Il principale risultato del Congresso è stato la creazione di una Commissione Costituzionale che lavorerà a Ginevra e s’impegnerà a modificare la già esistente costituzione della Siria. I membri del Congresso hanno inoltre rilasciato una dichiarazione che elenca i principi della futura struttura del Paese, in particolare: il rispetto per la sovranità, l’integrità territoriale e l’indipendenza della Siria, la garanzia dei diritti a tutti i gruppi etnici e religiosi. I delegati hanno anche espresso il desiderio comune che il prima possibile, si ponga fine al conflitto in corso; hanno inoltre invitato ONU e comunità internazionale a contribuire al ripristino dello stato.

Come affermato dall’inviato speciale Staffan De Mistura, la Commissione Costituzionale includerà rappresentanti, sia del governo della Siria, che dell’opposizione siriana: “I vostri rappresentanti hanno acconsentito alla creazione di una Commissione, che includerà membri del governo siriano insieme a un’ampia rappresentanza dell’opposizione; questa Commissione elaborerà una riforma costituzionale”, ha detto De Mistura, rivolgendosi ai delegati presenti.

Allo stesso tempo, ha sottolineato che la lista dei partecipanti alla Commissione costituzionale sarà la più ampia possibile:

“La Commissione Costituzionale deve come minimo includere al suo interno: i membri del governo, le forze d’opposizione coinvolte nei colloqui internazionali di Ginevra, gli esperti siriani, i rappresentanti della società civile del Paese, delle varie tribù, delle donne. Ci deve essere un’adeguata rappresentanza dei gruppi etnici e religiosi”.

Lavrov ha spiegato che la Commissione costituzionale istituita a Sochi passerà poi sotto l’egida delle Nazioni Unite in conformità con la Risoluzione n° 2254 e continuerà i suoi lavori a Ginevra.

I principi del futuro assetto della Siria

I partecipanti al Congresso hanno inoltre approvato una dichiarazione di 12 punti designante  i principi della futura organizzazione del Paese, come pure un appello alla comunità internazionale. In particolare, nel documento si esorta al rispetto della sovranità, indipendenza, integrità territoriale e unità della Siria. A conclusione della dichiarazione si sottolinea che “solo” il popolo siriano attraverso le elezioni può determinare il futuro del proprio Paese.

Tutti i partecipanti hanno inoltre preso posizione a favore della lotta al terrorismo e contro la discordia inter-confessionale. Nella dichiarazione finale si afferma che la Siria dovrebbe essere uno stato democratico fondato sui principi del pluralismo politico e della parità di cittadinanza. Separatamente, si osserva che nel Paese verranno tenuti in considerazione i diritti delle donne, con una loro presenza  del 30 percento negli organi governativi.

Come spiegato dallo stesso Lavrov, in tali principi non c’è nulla di rivoluzionario, poiché sono semplicemente le norme basilari del diritto internazionale, ossia: rispetto per la sovranità, integrità territoriale e indipendenza del Paese, garanzia dei diritti a tutti i gruppi etnici e religiosi. In Siria assicureranno un processo politico che non lascerà indietro nessuno e che consentirà ai siriani, senza interferenze dall’esterno, di determinare il proprio futuro.

(Traduzione e stesura a cura di Eliseo Bertolasi)