Il dragone si sta risvegliando: Cina, prove di egemonia

La situazione geopolitica mondiale è da anni diventata incandescente, gli attacchi giornalieri dei media e delle élite occidentali contro la Russia si sono moltiplicati a dismisura tanto da dipingere Vladimir Putin come il nuovo nemico della pace mondiale. Mentre l’Occidente a guida USA-UE cerca di mettere l’orso russo in un angolo, il presidente della Federazione Russa è riuscito abilmente ad intervenire in Siria a fianco del suo alleato Assad, evitando così che il suo paese fosse smembrato da quei “ribelli moderati”, (alias terroristi islamici), tanto cari al pentagono e agli USA.

D’altra parte la riaffermazione dell’asse Stati Uniti e Arabia Saudita riconferma l’inimicizia profonda di questi due giganti economici contro l’Iran, che sta rafforzando la sua politica internazionale legandosi alla Russia ed aiuta le milizie sciite in Siria ed Iraq per sconfiggere il DAESH. L’ISIS, figlio mai ripudiato di Riad, in ritirata per le numerose sconfitte militari si sta invece espandendo in tutto il mondo grazie a cellule di affiliati e simpatizzanti. L’Unione Europea d’altra parte è stata obbligata ad alzare dei muri contro Mosca, le famose sanzioni. Queste hanno fatto più male ai paesi che le hanno ratificate piuttosto che alla Russia; a soffrirne in primis l’Italia, che perde ogni giorno migliaia di Euro non potendo più esportare prodotti verso il gigante eurasiatico.

La situazione interna all’UE non è neanche così rosea, l’immigrazione di massa, incentivata dai gruppi terroristici e paesi come la Turchia, sta destabilizzando l’Europa e paventando il fantasma della guerra etnica e culturale. I suoi litigiosi membri infatti, non essendo capaci di mettersi d’accordo, non riescono a smaltire questa fiumana di clandestini. Non solo, gli attacchi terroristici si moltiplicano causando ogni volta decine se non centinaia di morti. In Asia la Corea del Nord di Kim Jong-un minaccia giorno si giorno no di iniziare una guerra, (che non inizierà mai), lanciando missili a profusione verso il mare aperto.

Questa descrizione sembra l’incipit malriuscito di un dozzinale romanzo postapocalittico, ma non è così. A prima vista potrebbe sembrare che a nessuno giovi questo caos: la Russia fa politica mossa dal prestigio e dalle alleanze, ma non ha i mezzi per proseguire a lungo con questa politica di potenza. Gli USA, da poliziotti del mondo, sono diventati suoi carcerieri con un’economia a ribasso e l’intero debito in mano ai cinesi. Gli altri grandi non riescono a risollevarsi dalla crisi del 2007, mentre preferiscono importare merci create da manovali sottopagati e risparmiare piuttosto che dare lavoro ai propri cittadini. Viene quindi naturale chiedersi “Chi ci guadagna da questa situazione?”

La risposta è una sola, l’unico paese che sembra essere fermo, mentre in verità lavora senza sosta: la Cina. Sono anni infatti che il colosso asiatico, approfittando del caos portato dalle amministrazioni Bush ed Obama, agisce in maniera silenziosa spostando ingenti somme di capitali e di popolazione alterando gli equilibri mondiali. Il dragone cinese si è risvegliato e dall’alto della montagna di oro su cui ha dormito per anni ora inizia a muovere le sue pedine. Non è un mistero infatti che la Cina abbia ormai acquistato metà dell’Africa e delle sue risorse minerali e naturali. Avamposti di ingegneri cinesi sono sparsi per tutto il continente nero costruendo infrastrutture in cambio delle preziose risorse naturali. L’unico trambusto a livello internazionale è dato dai problemi con il Giappone ed altri paesi sud-est asiatici per il controllo del mar Giallo, (in primis il problema delle isole Diaoyu).

Il dragone asiatico è stato capace, con delle riforme applicate con il pugno di ferro, a rialzarsi di nuovo e riacquistare il prestigio che ha da sempre avuto a livello internazionale. Un tempo i giovani imperi occidentali si spartirono l’impero Cinese voraci e famelici, ma ora non è più così, e quello che è l’impero più longevo della terra tornerà a dettare legge. L’ultima arma vincente del Celeste Impero non è né un missile balistico né un ordigno atomico, bensì un’autostrada. La “Nuova via della Seta” è una gigantesca rete di autostrade con la capacità di trasportare merci cinesi dal luogo di produzione fino in Europa alla metà del tempo che oggi viene impiegato normalmente. Se il consumatore non va dal prodotto, il prodotto va dal consumatore, e perché portare le fabbriche cinese fra i costosi lavoratori occidentali quando puoi produrre in Cina e poi esportare?

Questo titanico sistema infrastrutturale comprende le direttrici terrestri della “zona economica della via della seta” e la “via della seta marittima del XXI secolo”. Il nome ufficiale è One Belt One Road (OBOR): Una Cintura una Strada. Quest’iniziativa è stata annunciata dal premier cinese nel 2013 e ad oggi vede i leader dei paesi interessati litigare per spartirsi gli investimenti che la Cina metterebbe a disposizione. Unico problema, le infrastrutture legate a questa catena apparterrebbero in ogni caso alla Repubblica Popolare Cinese, alterando così anche i rapporti di potenza globali. I cinesi, già comprato il Pireo di Atene, devono ora scegliere fra Venezia e Trieste per terminare il percorso marittimo. La Cina, il dragone asiatico dormiente, si è ora risvegliata e silenziosamente sta avanzando per poter infine un domani dettare legge in tutti gli altri continenti.

Lo storico Fukuyama, nella sua celebre e sciocca idea della “Fine della Storia”, riteneva che dopo la caduta del muro di Berlino e la fine dell’URSS il mondo sarebbe stato guidato in perpetum dagli USA. Le civiltà nascono e muoiono, proprio come noi uomini. Così fecero l’impero di Alessandro e Roma stessa, l’impero di Gengis Khan e il gigante Sovietico, vi è però un Impero che non è mai stato spazzato via: è stato sì conquistato, dilaniato, saccheggiato e diviso, ma non ha mai cessato di esistere. Semplicemente si è continuamente trasformato: è il Paese di Mezzo, la Cina. Essa è sempre esistita, e anche se sottomessa ha continuato a vivere mutando la sua pelle, proprio come un serpente, ed oggi, dopo il declino dell’Ottocento, si è finalmente liberata della pelle morta che la ostacolava per poter tornare a ruggire sul mondo intero.

(di Marco Franzoni)