Guarda un po’, le classi deboli stanno con la Le Pen

I francesi votano guardando il portafoglio. Ma non ditelo ai “professoroni”. Parigi piange l’ennesimo attentato, oltre 200 vittime in due anni sembrano cifre da capitale del medio oriente, ma siamo nel cuore dell’Europa. Il cuore dell’Europa che gronda sangue da attentati troppo spesso, e già in molti prevedono lo sfruttare dell’evento terroristico da parte dei candidati all’Eliseo, soprattutto la Le Pen, la congiuntura perfetta delle penne fini è servita.

Invece no. Dal FN fino a Macron, i politici francesi dimostrano più tatto di chi si crede così fine da giudicarli e sospendono la campagna elettorale. Cosa che non accade tra il giornalismo “fine altolocato ” nostrano. E allora via al bestiario live.

Alan Friedman da Piazza Pulita fa il complottismo “di noantri”: “È un attentato voluto per favorire la razzista Le Pen”. E non è l’unico.

Stella Pende fa eco e dice: “un regalo alla Le Pen”. Zucconi dal suo attico di argento e avorio rompe gli indugi: “ora sappiamo per chi vota Isis”, a questo punto suggerendoci che dal 2001 ad oggi il terrorismo in Europa ha favorito e “votato” i partiti liberali PSE e PPE.

A smentire cotanto bestiario ci pensa una giornalista di Sky, Maria Latella: cita un sondaggio di Paris Match, che da mesi segue giorno per giorno il “sentiment” elettorale dei francesi. Un sondaggio fatto per redditi che ci svela la verità, o meglio “una verità”.

Tra i redditi sotto i 35 mila euro Marine Le Pen gode del 46% dei consensi. Sotto i 70 mila euro annui
le preferenze per il FN toccano il 44%. Sotto i 90mila annui 38%. Sotto i 100mila 36%. Dai 140 mila in su spopolano Macron e Fillon. Preferendo lo status esistente che preserva, a questo punto, la scala sociale predefinita.

La Latella, citando Paris Match, afferma una verità talmente scontata da sembrare rivoluzionaria: i francesi voteranno guardando il proprio portafogli sempre più vuoto, e non è una novità. E non per cattiveria o repulsione nei confronti del diverso. Ma per un sistema ormai affermato basato ovunque su un modello fallimentare: l’autoghettizzazione, il prodotto di un permissivismo sfrenato, che crea tensioni ed impoverimento, una battaglia quotidiana che colpisce quasi solo ed esclusivamente le classi meno agiate.

Ci accorgiamo del disastro solo quando il prodotto delle banlieue, ormai fenomeno europeo (si pensi a Rinkeby nell’ “emancipata” Svezia) arriva nel centro patinato e dorato con un kalashnikov ammazzando agenti o passanti. Fenomeni quotidiani nella “periferia d’Europa” che nemmeno balzano all’occhio delle cronache.

Quello a cui assistiamo ormai sempre più spesso nei centri cittadini è ciò che vivono quotidianamente le classi meno agiate, costrette a vivere in primis il disfacimento ideale, economico e progressivo di questo modello di Europa.

La favola degli attentati che favoriscono “l’odio” è dunque un raccontino prima di andare a nanna, perché rigurgito di una tensione già esistente. L’ elettore non è influenzato dall’evento, ma da quella quotidianità che oggi, sempre e rigorosamente per le classi meno abbienti d’Europa, è precaria, tesa, pessimista e rintanata in quartieri ghetto sempre più “off limits”, colonizzati da estremismi religiosi che sguazzano nel disagio e nel sogno mancato della “terra promessa” di molta nuova immigrazione.

Una tensione che, oltre al voto chiamato di “protesta”, favorisce nelle classi più povere il distacco dalla politica, la disaffezione e dunque l’astensionismo (nelle banlieue arriva al 44%). Fatti a cui nessuno bada.

Guai a farlo capire ad esimi opinionisti con la verità in tasca. Espertoni che hanno ” azzeccato ” tutto, da Trump alla Brexit. O no?

(di Luigi Ciancio)