I fuochi di Beltane, luce e purificazione

Preparatevi. Fate ardere i fuochi. Fra pochi giorni è Beltane, la festa celtica della purificazione e della primavera. Siate pronti ad accendere i falò e ad attraversarli. Sarete così purificati e la buona sorte vi sorriderà. Con Beltane celebriamo il ritorno alla vita e alla fertilità, dopo i freddi mesi invernali appena passati.

Beltane (o Beltaine) è sicuramente una delle più importanti feste del paganesimo celtico, celebrata soprattutto in Irlanda e nelle Isole Britanniche. Il suo nome deriva dall’antica parola gaelica Beletene (fuoco luminoso), usata solitamente per indicare i sacri falò che venivano appunto accesi durante questa celebrazione. Tradizionalmente festeggiata attorno al 1° maggio, per gli antichi irlandesi Beltane era il giorno che cadeva a metà fra l’equinozio di primavera e il solstizio d’estate. Lo stesso termine Bealtaine è il nome del mese di maggio in gaelico irlandese.

Era usanza, nella Britannia pre-cristiana, che venissero accesi dei falò sulla cima delle colline. Falò che erano considerati sacri e che solo ai druidi era concesso accendere. Questi fuochi poi, in una cerimonia solenne, venivano attraversati dagli abitanti dei villaggi vicini. Lo stesso veniva inoltre fatto con le greggi e il bestiame. Era un vero e proprio rito di purificazione; passando attraverso le fiamme, la gente si lasciava alle spalle la cattiva sorte, la malattia e i malesseri dell’inverno. Una volta purificati, si era pronti ad affrontare con più energia e positività l’arrivo della primavera.

Così come il falò purifica l’uomo, così Beltane purifica l’anno. I fuochi della festività servono infatti anche ad annunciare l’arrivo della primavera. Ci si lascia alle spalle il freddo e il buio dell’inverno, aprendosi alla luminosità della bella stagione. Per una società rurale (come quella degli antichi irlandesi), inizia il periodo più fertile e fecondo dell’anno. Era anche usanza, per i contadini, saltare sopra le fiamme e predire l’altezza del raccolto futuro in base a quanto si era saltati in alto. Ma Beltane non era solo questo; con Beltane si festeggiavano anche l’amore, gli affetti e i sentimenti. Si festeggiava, dunque, non solo la primavera intesa in senso temporale, ma la primavera stessa della vita, intesa come massimo momento di gioia, di libertà e di luce.

Nonostante la chiara origine pagana, con l’arrivo del Cristianesimo Beltane non smise di essere celebrata. Sicuramente venne meno la sacralità del giorno, così come il ruolo dei druidi all’interno delle celebrazioni, ma possiamo dire che la festa abbia mantenuto la sua importanza fino quasi ai giorni nostri. Fino agli anni ’50, per esempio, era ancora in uso fra i contadini irlandesi l’usanza di accendere fuochi sulle colline, facendoli poi attraversare dal bestiame come rito di purificazione. Inoltre, ancora oggi, in diverse località della Scozia e dell’Irlanda Beltane viene celebrata annualmente. E’ il caso di Calton Hill, vicino a Edimburgo, dove ogni 30 aprile migliaia di persone si ritrovano ad accendere fuochi e a danzare in onore della primavera.

Come già detto per Imbolc, anche Beltane ha una grande importanza all’interno del variegato mondo neopagano. Per il druidismo irlandese moderno si tratta di una delle otto tappe del ciclo delle stagioni. Altre frange del neopaganesimo hanno mischiato Beltane con festività simili della tradizione germanica. La danza attorno al palo sacro, ornato di fiori e nastri, appartiene a questo filone sincretista. Inoltre la festività ha anche grande importanza nella Wicca. Viene festeggiata il 1° maggio ed è una degli otto sabbat.

Beltane appartiene solamente alla tradizione celtica dell’Irlanda e della Britannia. Gli stessi celti della Gallia non conoscevano questa festa, sebbene anch’essi celebrassero riti simili con finalità simili. Tuttavia era pratica diffusa quella di accendere fuochi in questo periodo dell’anno, per purificarsi e annunciare l’arrivo della primavera. Fra i Celti e i Liguri, ad esempio, era molto importante il culto di Belenos. Dio della luce, veniva celebrato all’inizio della primavera con l’accensione di fuochi sacri. Il culto di Belenos, in Italia, era diffuso lungo tutto l’arco alpino e nelle zone centro-settentrionali. Regioni dove ancora oggi è presente la tradizione di accendere fuochi per propiziare l’inizio della primavera. In molte località montane, dalla Val Camonica fino al Trentino, è infatti ancora viva l’usanza di erigere falò sulla cima delle montagne.

Che si tratti di Beltane, del culto di Belenos o dei fuochi sacri delle comunità montane, fin dall’antichità i popoli europei hanno celebrato l’arrivo della primavera e della luce. I nostri antenati vedevano, nella nuova stagione, un motivo per purificarsi, per cambiare se stessi e la comunità in cui vivevano, per migliorarsi. Noi, per nostra sfortuna, viviamo in un’epoca dove tutto è ormai industrializzato e urbanizzato. Se non fosse per il calendario, forse nemmeno ci accorgeremmo dello scorrere delle stagioni. Siamo probabilmente noi ad aver maggior bisogno di purificarci, di ritrovare il giusto equilibrio con la natura e con i nostri antenati. Accendiamo dunque un fuoco, anche piccolo e simbolico. Sarebbe un lume di speranza, in fin dei conti.

(di Andrea Tabacchini)