Perché il Global Compact è l’ultimo atto di un lento sterminio di massa

Ormai la situazione è nota. L’Italia ha a che fare con i suoi soliti “demoni interni”, quindi non firmerà il Global Compact “salvo decisione del Parlamento”. Ed è come al solito il virgolettato a fare paura, perché di forze favorevoli ce ne sono, all’interno dello stesso governo.

Che le società umane debbano vivere rispettando i diritti di nascita e di crescita, di priorità nella tutela dei propri figli, di cristiano amore verso il prossimo (inteso soprattutto come vicinanza geografica, visto che non siamo alieni dotati di superpoteri ma esseri umani con dei limiti con cui fare i conti) è un concetto che originariamente era insito nella mentalità di chiunque.

Tutti principi morali messi in crisi dalla “filosofia” (se così possiamo chiamarla) immigrazionista, vera spina nel fianco della cultura occidentale, europea, ma anche della stessa esistenza dei popoli caucasici.

Ebbene, il Global Compact sull’Immigrazione (o Patto Globale) dichiara apertamente guerra a concetti come quello di identità, di cultura nazionale, ma anche di tutela dei lavoratori e di lotta allo sfruttamento. Lo fa pur dichiarandosi ufficialmente contraria alla tratta di esseri umani, utilizzando forme ambigue come il “potenzialmento dei sistemi di integrazione”  oppure tramite le “procedure di frontiera nel rispetto del diritto internazionale, a iniziare dalla Convenzione sui rifugiati del 1951”.

Rifugiati, già. Elemento eccezionale di per sé, perché la norma dovrebbe essere il controllo. Ma il risultato più ovvio è in questo caso che la frontiera debba quindi generalizzare ed estendere le procedure eccezionali alla generalità. Tutti rifugiati, tutti da accogliere, a prescindere. In “immigrazionese” si traduce più o meno con “regolare i flussi”.

Sì perché l’ “immigrazionese” è una vera e propria lingua in codice, adottata spesso dalla stampa del pensiero dominante, come quello de Il Sole 24 Ore, che ha il coraggio di definire per l’ennesima volta “bufala” quella dell’invasione migratoria (per loro più di 600mila persone in 7 anni sono numeri normali) , ma anche che

“La questione dell’«obbligo» è smentita dal fatto che il documento non ha il valore di un trattato, mentre il «rispetto della sovranità nazionale» viene difeso in maniera esplicita. Il secondo capo di imputazione, «l’esaltazione della migrazione», trova pochi riscontri fra le righe del testo. Fra gli obiettivi evidenziati nel documento Onu si parla, ad esempio, di «prevenire, sradicare e combattere il traffico di esseri umani» (obiettivo 10) o «cooperare per semplificare rimpatri sicuri e dignitosi» (obiettivo 21).”

Ora, il fatto che il documento non abbia valore di un trattato è discutibile perché bisognerà vedere quale orientamento produrrà in termini di pressioni ideologiche verso i governi. Quanto agli obiettivi, le parole sono belle per tutti. Si può pure parlare di “prevenire il traffico di esseri umani”, ma se poi si promuove un impianto filosofico e giuridico che favorisce lo spostamento di masse inermi di persone, di fatto il traffico di esseri umani lo si fomenta e c’è davvero poco da discutere.

È un po’ come il principio costituzionale che ci ricorda la cosiddetta “indipendenza della Magistratura”. Possiamo leggerlo anche 200 volte e rimanerne ammaliati, ma la sostanza è molto diversa dalla teoria: i giudici non sono indipendenti da posizioni politiche – salvo lodevoli eccezioni – e probabilmente non lo sono mai stati. Non basta scriverlo per renderlo reale, altrimenti dovremmo credere anche all’esistenza di Peter Pan.

E in questo caso la faccenda puzza, perché la sintesi di parole così belle (e ci sarebbe da discuterne) è che il Global Compact non fa molto altro che promuovere la distruzione del confine come argine amministrativo e sovrano, estinguere definitivamente la totale prerogativa degli Stati di controllare il proprio territorio e – di fatto – eliminare ogni differenza tra immigrato clandestino e rifugiato, rendendoli tutti potenzialmente leciti per l’ingresso in un qualsivoglia Paese.

Il Patto Globale sull’immigrazione altro non è se non un incoraggiamento all’immigrazione stessa. Chi lo promuove non ha altro interesse se non la libera circolazione di schiavi a basso costo, ultimo ostacolo per l’ennesima espansione di un mercato capitalista globale in enorme difficoltà e bisognoso di abbassare un costo del lavoro sempre più difficile da gestire con i lavoratori autoctoni occidentali.

Se mai tutto ciò passerà e diverrà realtà, prepariamoci al ritorno di entità di dubbia moralità come le ONG, pronte a “salvare” per poi deportare, solo comunicandolo in maniera più accettabile. Prepariamoci non solo alla fine degli italiani, come acutamente osservava Alessandro Meluzzi qualche giorno fa, ma alla fine degli europei.

Il Patto Globale è un documento che certifica uno sterminio di massa da perpetrare con crudele lentezza, l’ONU è l’alfiere di questo orientamento. Non so se esista ancora chi ha ancora l’ardire di ritenere l’Organizzazione un’istituzione super partes che davvero persegua la pace globale, ma spero con tutto il cuore che almeno recepisca la sua natura esplicitamente globalizzante e sprezzante di ogni forma di diversità e di tutela di milioni di cittadini indifesi, in pericolo, la cui povertà attuale rischia di essere perpetua a causa di una èlite criminale, che nascondendosi dietro parole dolci e accomodanti si prepara a strappargli ogni diritto, magari puntando sul solito, marcio senso di colpa.

(di Stelio Fergola)