Dodici novembre 2018, muore all’età di novantacinque anni Stan Lee. Veterano della seconda guerra mondiale, Stanley Martin Lieber (questo il suo vero nome) esordisce alla Timely Comics, la futura Marvel, divenendo a soli diciassette anni il più giovane editor nel mondo del fumetto.
Insieme al disegnatore Jack Kirby rivoluziona il campo fumettistico quando, per contrastare la storica rivale DC Comics, gli viene commissionata la creazione di un team di supereroi: 1961, nascono i Fantastici Quattro. Da allora, il genere spopola ed è Lee (insieme a collaboratori del calibro di Steve Ditko, Bill Everett e il già citato Kirby) che da vita a personaggi che entreranno nella storia: nel 1962 debuttano Hulk e Thor, solo un anno dopo è la volta di Iron Man e degli X Men, infine nel 1964 Daredevil e Spiderman, quest’ultimo simbolo vero e proprio della moderna Marvel Comics.
La Marvel è autrice di una vera e propria rivoluzione, questo nuovo gruppo di autori è il primo a porre le basi per il fumetto moderno, caratterizzando i personaggi (prima di allora semplici maschere o modelli basilari) in maniera più umana, rendendoli vulnerabili e alle prese con i problemi di tutti i giorni. Senza il loro contributo, senza le intuizioni di uomini come Stan Lee, forse il fumetto sarebbe rimasto un genere di nicchia e capolavori più psicologici come quelli di Alan Moore e Frank Miller non avrebbero mai visto la luce.
Dopo una lunga serie di cause tra ex collaboratori o la diatriba con i tentativi di censura del Comics Code, nel 1986 diviene l’immagine pubblica della Marvel e partecipa a numerosi eventi a nome dell’azienda. Negli ultimi anni ha ampliato le sue collaborazioni con diverse case editrici, ai più giovani è noto per le apparizioni nei film Marvel (tradizione iniziata con “Il Processo all’Incredibile Hulk” del 1989 fino a “Venom” di quest’anno).
Con la morte di Stan Lee si chiude un grande capitolo non solo della storia del fumetto, ma della cultura pop in generale. La Marvel perde il suo volto, il suo uomo di riferimento, mentre il fumetto americano saluta l’ultimo di quella grande schiera di autori dei grandi classici del genere. Excelsior.
(di Antonio Pellegrino)