"Tenk iù globalizescion": l'artigianato italiano contro la globalizzazione

“Tenk iù globalizescion”: l’artigianato italiano contro la globalizzazione

Share on facebook
Share on twitter
Share on linkedin

Questo è un documentario che mostra l’attuale situazione di difficoltà estrema in cui versa il pregiatissimo artigianato italiano. Tradizioni manifatturiere secolari di altissimo livello, che hanno fatto grande il Bel Paese e hanno reso unico lo stile italiano nel mondo, stanno scomparendo sotto i colpi di una concorrenza globalizzata e spietata; deprezzando o falsificando o riducendo la qualità di prodotti da sempre eccelsi.

“TENK Iù GLOBALIZESCION (come morire di libero mercato)” (qui il trailer) rompe il silenzio sulle miserie della Globalizzazione, coglie la poesia dove ancora essa non appassisce, regala squarci di paesaggi sbalorditivi violentati ogni giorno dalla distrazione di massa, vibra di accoramento di fronte alla resa imbelle del mondo contemporaneo.

Gli autori, Michele Vietri, regista, e Sarah Mosole, sceneggiatrice, in 26 minuti regalano momenti lirici attraverso vedute mozzafiato e pure producono una serie di riflessioni stringenti che spezzano definitivamente il mutismo sull’aspetto più controverso del mondo contemporaneo: la mondializzazione.

Essi prendono spunto dalla storia di un’anziana signora che vive a Burano, isola nella Laguna di Venezia e che si dedica ancora con antica passione a lavorare il merletto, arte preziosa che da questo piccolo villaggio ha conquistato prestigio in tutte le corti europee. La signora Mirella ancora segue le modalità di un tempo nella realizzazione del manufatto; è un’artigiana di primissimo livello, una maestra nel suo campo. Quest’arte nasce dall’osservazione e dalla dedizione e origina dalla riproduzione della trama sottile delle reti dei pescatori, il cosiddetto “Redin”. Dunque diventa un intrico sublime tra l’amore per la propria terra e la sua trasfigurazione, raggiungendo vette inaspettate di popolarità e successo. Una modalità di lavoro inimmaginabile in qualsiasi altro contesto e cultura: a discapito dei teorici della mondializzazione e della “naturale “ propensione dei popoli all’indeferenziazione culturale globale .

“L’artigianato locale non può tenere il passo della globalizzazione, troppo dispendioso da realizzare, ed è destinato a scomparire, sotto il peso di una sovrabbondante chincaglieria fatta in serie, di materiale scadente, prodotta in Cina e venduta a prezzi stracciati sulle bancarelle che inscenano il triste spettacolo di un paese ridotto ad un brand…” dice la voce narrante.

Oggi a Venezia e nella sua Laguna, ormai metafora turistica e crudele del Paese, è in vendita il simulacro dell’Italia. Il discorso si fa denso, senza concessioni, irrinunciabile, intransigente. Il mercato sistemico, senza limiti e confini, riduce gli individui ad una astrazione: gli esseri umani diventano compratori e venditori, i cui impegni reciproci sono definiti esclusivamente dalla capacita economica. Lo stesso “mercato”, monolite imperscrutabile, distrugge le comunità sostenendo la creazione di immensi imperi economici assolutamente incontrollabili dal potere locale, statale e nazionale.

Anche gli spazi sociali pensati per i cittadini arretrano, scompaiono. La ricchezza materiale aumenta sempre più nelle mani di pochi, mentre i veneziani si estinguono abbandonando la città. Non è facile nel contesto generale della cinematografia attuale trovare film o documentari che trattano della mondializzazione sviscerandone le contraddizioni e le devastazioni che essa apporta alle comunità della terra. Generalmente accade che la narrazione del mondo attuale, compresso in una gabbia retorica e indiscutibile, sia trionfalistica.

Questo film-documentario invece è tranciante, spietato, senza alcuna consolazione. Nei concorsi nazionali e internazionali non viene preso in considerazione perché le commissioni dei Festival sono formate perlopiù da artisti e intellettuali culturalmente organici alla globalizzazione. Ma questa volta, grazie a un meccanismo diverso di selezione, è nella rosa dei candidati al concorso internazionale di 12MMF, un Festival di Cinema della città di Cjub-Napoca in Romania. Il meccanismo di assegnazione dei vincitori è basato sulla votazione popolare a questo link. È possibile sostenere il documentario anche con il voto (entro il 31 ottobre) cliccando sulle stelline. Se si clicca sull’ultima stellina di destra ovviamente il punteggio è il più alto.

(di Redazione)

Share on facebook
Share on twitter
Share on linkedin
Covid: il “rischio zero”, ovvero la nuova età (fallace) dello spirito
Più volte, nel corso dell’ultimo anno di Covid, il rischio [...]
E adesso chiedete scusa a Trump
Si dovrebbe chiedere scusa a Donald Trump. Con un po' [...]
Addio a Donatella Raffai, storica conduttrice di “Chi l’ha visto?”
È morta oggi la storica conduttrice di Chi l'ha visto?, [...]
Hoara Borselli e “la penna” (in mancanza di contenuti)
Se a sinistra c’è chi pensa di poter “ricostruire un’egemonia [...]
oltre-logo

Iscriviti al nostro Canale Telegram

Non perdere le notizie veramente importanti. In un contesto di disinformazione, oscuramento della libertà di espressione da parte dei mass media, è importante avere canali alternativi di informazione.