Sistema del debito: dall’Antico Testamento ai Rothschild (parte II)

Sistema del debito: dall’Antico Testamento ai Rothschild (parte II)

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Mayer Amschel Rothschild (1744 – 1812)  aveva ben compreso questo sistema adottato precedentemente dalla famiglia di banchieri Fugger; Il membro più noto di questa famiglia Jacob II Fugger (1459-1525) detto “il ricco” prestò una grande somma di denaro a Carlo d’Asburgo (1500-1558) che gli consentì di comprarsi il voto dei prìncipi elettori e di diventare imperatore del Sacro Romano Impero col nome di Carlo V. In epoca moderna, la dinastia che meglio incarnò il principio biblico del prestito a interesse e di aiuto ai propri fratelli –nel senso stretto del termine- fu quella dei Rothschild.

Il sopracitato fondatore della dinastia Mayer Bauer Amschel Rothschild discendeva da un’antica famiglia di rabbini ashkenaziti; il nome della famiglia era Hahn-Elkan, cambiò il nome in Rothschild (Rot Schild= scudo rosso) che derivava dall’insegna rossa di una casa in cui viveva la famiglia fin dal 1563. Il giovane ebreo non era interessato agli studi biblici, era più portato per gli affari. Dopo aver lavorato per alcuni anni in una banca, decise di mettersi in proprio dedicandosi a prestito e cambio di denaro e al commercio. Divenne l’uomo di fiducia di Guglielmo IX d’Assia (1743-1821), ultimo Langravio d’Assia-Kassel, diventato primo principe elettore d’Assia col nome di Guglielmo I e con questo fece una grande fortuna in investimenti militari. Scrive Anka Muhlstein:

Il numero degli uomini annualmente assoldati, soprattutto da parte della Gran Bretagna, variava da 12.000 a 17.000. Una parte dei pagamenti restava bloccata in territorio inglese e investita in rendite. Soltanto gli interessi facevano ritorno in patria sotto forma di tratte, poi fatte oggetto di commercio dai banchieri locali. Quanto alla frazione di capitale trasferita a Kassel, confluiva in un fondo monetario cui si attingeva per concedere prestiti (a tassi elevatissimi) in favore di questo o di quel principe tedesco.

Contando sulle conoscenze del principe, Mayer fondò una banca tutta sua a Francoforte. Sposò Gutele Schnapper (1753-1849), figlia di un ricco mercante ebreo da cui ebbe dieci figli, cinque maschi (Amschel, Salomon, Nathan, Karl e Jakob Meyer) e cinque femmine (Schönche Jeanette, Isabella, Babette, Julie e Henriette). I figli proseguirono il lavoro del padre nelle varie capitali europee (Amschel trattenuto a Francoforte, Salomon a Vienna, Nathan a Londra, Karl a Napoli e Jakob diventato famoso con il nome James a Parigi), mentre le figlie vennero fatte sposare con altre famiglie importanti. Ma soprattutto non mancarono i matrimoni in famiglia: James sposò Bettina (che prendeva lezioni di piano da Chopin) figlia del fratello Salomon; per meglio conservare il potere in famiglia si sposavano tra cugini: su 18 matrimoni dei nipoti di Amschel 16 erano tra cugini primi.

Sistema del debito: dall’Antico Testamento ai Rothschild (parte II)

Nei libri di storia non si menziona mai il nome dei Rothschild, eppure la loro influenza fu una costante nella storia europea. Pietro Ratto nel suo libro sui Rothschild parla del rapporto della famiglia con Napoleone: da un lato James faceva affari con l’imperatore e dall’altra il fratello Nathan con gli inglesi, nemici di Napoleone. James non si limitava a fare affari con il generale corso; infatti:

‹‹Napoleone sapeva pochissimo del resto degli affari di James , il quale, in quella nuove sede, aveva potenziato enormemente il traffico di oro e di effetti bancari tra Inghilterra, Francia e resto d’Europa, facendo trasportare il metallo in vagoni con scomparti segreti e quando risultava impossibile occultare tali traffici, riuscendo a far credere al ministro napoleonico delle Finanze Mollien che il flusso di oro vero a Londra giocasse un ruolo favorevole alla Francia, comportando di fatto un forte indebolimento economico per l’Inghilterra. In pratica, i Rothschild stavano facendo affari con dominati e dominatori, sconfitti e vincitori.››

Non stupisce dunque, che lo stesso James, sconfitto Napoleone, finanziò la salita al trono di Luigi XVIII e nel 1816 la famiglia ricevette persino il titolo di Baroni dall’Imperatore d’Austria. Il connubio Rothschild-politica francese era destinato a durare: la sopracitata Anka Muhlstein ricorda nella sua biografia su James de Rothschild che, all’indomani della rivoluzione del 1830, Carlo X il 30 luglio ‹‹abbandonava il suolo della Francia dopo aver sostato brevemente a Boulogne, in casa di James, per prelevarvi un po’ di denaro.››

Ciò non scoraggiò il banchiere ebreo che subito dopo strinse stretti rapporti con il nuovo Re dei francesi Luigi Filippo che venne spodestato a sua volta con la rivoluzione del 1848. Anche in questo caso la famiglia Rothschild riuscì a salvarsi dalla ferocia della folla che vedeva in loro un ostacolo alla rivoluzione, con la seconda repubblica guidata da Napoleone III; James riuscì a mettere fuori dai giochi la famiglia di banchieri ebrei di origine portoghese Pereire a cui Napoleone III aveva inizialmente riposto le finanze francesi, riconfermando la posizione dei Rothschild, come banchieri di fiducia dello stato francese. Perfino Pio IX dovette ricorrere ai Rothschild per finanziare una spedizione capeggiata dai francesi per ricacciare i repubblicani da Roma.

I Rothschild nell’arco di tre generazioni erano riusciti ad accumulare un capitale immenso che andava dal possesso di miniere di rame, zinco, piombo e ferro (molto importanti in quegli anni) all’acquisto e alla rivendita di azioni, comprese quelle del Canale di Suez che vennero rivendute alla corona inglese.

Con il nuovo secolo la situazione non cambiò: il ramo francese della famiglia allo scoppio della Grande Guerra chiese per conto del governo francese un prestito di 100 milioni di dollari alla Morgan di New York (alla fine accordato per 40 milioni), mentre il ramo inglese faceva pressioni sul governo per incentivare l’emigrazione di ebrei in terra palestinese. La famiglia sostenne la causa sionista.
Le cose non andarono sempre bene per la famiglia. Tralasciando la teoria secondo cui Adolf Hitler avrebbe avuto sangue ebraico nelle vene a causa del padre Alois figlio di una relazione extraconiugale, il partito nazionalsocialista incarnava il sentimento antisemita piuttosto diffuso in quell’epoca, nel programma del N.S.D.A.P. si legge:

L’abolizione della schiavitù dell’interesse è qui il nostro grido di battaglia. So che proprio questo requisito di base non è correttamente colto e capito nella sua fondamentale e immensa importanza nelle nostre stesse fila. Si può osservare, ad esempio, come pochi dei nostri oratori abbiano il coraggio di affrontare questo tema fondamentale. Probabilmente la maggior parte avverte come questa sia la questione centrale poiché appartiene al vocabolario dei nostri membri del Partito: “La lotta contro la borsa e il capitale usuraio”. Cosa sia davvero la “schiavitù dell’interesse”, come si ripercuota nella vita del singolo e della Nazione, quali dinamiche della tecnica finanziaria rendano la popolazione “schiava dell’interesse”, o anche quali siano le misure concrete sufficienti per realizzare l’abbattimento della schiavitù dell’interesse e quali le conseguenze della liberazione per l’intera popolazione – questo è talmente chiaro che i nostri comizianti possono confrontarsi con i singoli termini della questione. Adolf Hitler ha dichiarato nella sua opera fondamentale, il Mein Kampf, volume I, la primaria importanza di tale questione con il seguente commento: “Quando ascoltai la prima relazione di Gottfried Feder sull’abbattimento della schiavitù dell’interesse (giugno 1919), capii subito che si trattava di una verità teorica d’immensa importanza per il futuro del popolo tedesco. […] La lotta contro la finanzia internazionale e il capitale usuraio sono divenuti i punti principali del programma per la lotta della Nazione tedesca per la sua indipendenza e libertà”. Tutti i nazionalsocialisti veramente responsabili condividono questa convinzione, poiché la soluzione di tale problema significa sostanzialmente la soluzione della questione ebraica razionalmente intesa.

Con L’Europa nelle mani di Hitler i Rothschild dovettero abbandonare le loro residenze e affidare i loro capitali a non-ebrei per non perdere le loro ricchezze.

Sconfitto Hitler e tornati in patria, la famiglia si rimise all’opera, Guy de Rothschild mise a capo della sua banca Georges Pompidou che con l’aiuto di Guy divenne inizialmente primo ministro e dopo de Gaulle Presidente della Repubblica Francese. Nel frattempo la famiglia ampliava i suoi possedimenti minerari.

Il ramo francese –da sempre quello più forte della famiglia- ha subito un brusco arresto con l’elezione del socialista Mitterand nel 1981; il nuovo presidente infatti alzò la “soglia minima” delle nazionalizzazioni attaccando l’interesse del casato. Durò poco. Con Chirac ripresero le privatizzazioni a partire dal 1986. Ma facendo un salto, come non pensare a Emmanuel Macron: ‹‹già ispettore delle Finanze, ministro dell’economia nel secondo governo Vallas, ma soprattutto banchiere di casa Rothschild, diventato milionario grazie alla sua intermediazione- per conto della Rothschild & Cie- nell’ambito dell’acquisizione da parte di Nestlé di una filiale di Pfizer›› e adesso Presidente della Repubblica francese?

Questa è solo una piccola parte dell’impero Rothschild e della sua influenza nella politica europea (e non), per approfondire si rimanda ai libri di Pietro Ratto e Anka Muhlstein.

Il sistema del debito è quello che oggi ci governa: uno stato per funzionare ha bisogno di denaro, questo denaro non viene stampato da una banca statale ma da una banca (o un gruppo di banche) privata che stampa moneta che presta con degli interessi allo stato. Uno stato per pagare il suo debito tende a tagliare i servizi e ad aumentare le tasse, chi ci rimette in questo sistema sono i più poveri. C’è qualcosa di più: la moneta in circolazione non basterebbe a pagare il debito, ciò significa che è matematicamente impossibile restituire il debito, anche perché se riuscissimo a restituire il debito, scomparirebbe tutta la moneta in circolazione. Gli stati che devolvono il proprio potere di stampare denaro a banche private sono costretti a vivere in uno stato di sudditanza nei confronti di queste banche.

Il risultato? L’1% della popolazione detiene il 50% della ricchezza mondiale, un altro 9% detiene il 37% della ricchezza mondiale, il 20% della popolazione detiene il 10% della ricchezza mondiale e il 70% della popolazione deve spartirsi il restante 3% della ricchezza. (dati OXFAM 2015)

Chiudo questa breve rassegna con due citazioni, la prima è di Julius Evola:

Se vi è mai stata una civiltà di schiavi in grande, questa è esattamente la civiltà moderna. Nessuna civiltà tradizionale vide mai masse così grandi condannate ad un lavoro buio, disanimato, automatico: schiavitù, che non ha nemmeno per controparte l’alta statura e la realtà tangibile di figure di signori e di dominatori, ma che viene imposta anodinamente attraverso la tirannia del fattore economico.

La seconda è di Friedrich Nietzsche:

L’istinto del grande finanziere è contrario a tutti gli estremi- […]. Non hanno bisogno né di rivoluzioni, né di socialismo, né di militarismo: se vogliono il potere e se ne hanno bisogno, e anche il potere sul partito rivoluzionario, è solo una conseguenza e non una contraddizione di quanto s’è detto prima. Hanno occasionalmente bisogno di destare la paura per altre tendenze estreme, mostrando quante cose si trovino nelle loro mani. Ma il loro istinto è immutabilmente conservatore e “mediocre”… Sanno essere potenti ovunque ci sia un potere: ma lo sfruttamento della loro potenza va sempre in una sola direzione. Il termine onorifico per designare ciò che è mediocre è, notoriamente, la parola “liberale”.

Riferimenti bibliografici:

Storia del pensiero economico, Eric Roll (Boringhieri 1971)
La Bibbia di Gerusalemme (EDB prima edizione 2009)
James de Rothschild, Anka Muhlstein (Fabbri editori, 2000)
I Rothschild e gli atri, Pietro Ratto (Arianna editrice 2015)
Il programma del N.S.D.A.P., Gottfried Feder (Editrice Thule Italia 2018)
Rivolta contro il mondo moderno, Julius Evola (Edizioni Mediterranee III edizione 2003)
La volontà di potenza, Friedrich Nietzsche (Bompiani 2013)
Usura o Interesse, Francesco Caldaralo 30 maggio 2018 (notiziecristiane.com)

(di Umberto Iacoviello)

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