Gli interessi nazionali della Bulgaria vanno oltre gli interessi della NATO

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Il 29 giugno presso il Centro di lingue e di culture orientali dell’università di Sofia, è stata tenuta una conferenza internazionale sulle “Guerre ibride”.

Il convegno è stato organizzato con il patrocinio del Consiglio Nazionale per la Pace, presieduto dallo storico Nako Stefanov. Vi hanno partecipato rappresentanti della comunità scientifica, giornalisti, esperti non solo bulgari ma anche stranieri come Mohammed Ibrahim – presidente dell’Associazione dei siriani in Bulgaria, così come il deputato del partito serbo “Dveri” Zoran Radojicic, che è un membro della commissione parlamentare per la difesa e gli affari interni.

Il Consiglio Nazionale bulgaro per la Pace mira a stabilire uno stato di pace duratura tra i popoli, indipendentemente dalla loro etnia e dalle loro differenze culturali.

Purtroppo, nel mondo d’oggi, vediamo come in Occidente – gli Stati Uniti e i loro alleati, così come nei paesi dell’Europa centrale e orientale, vengano artificiosamente alimentate tensioni finalizzate a creare un’immagine negativa e di “nemico” nei riguardi della Russia. Queste dinamiche non solo vengono attivate attraverso la diffusione di  psico-informazioni e di propaganda, ma sono accompagnate da politiche ben precise che ambiscono, innanzitutto, a far transitare all’interno della NATO anche l’Ucraina e la Georgia, in aggiunta all’effetto di militarizzare sempre più pesantemente tutti i paesi dell’Europa orientale. Tutto ciò, certamente, contribuisce, non come sostiene la leadership della NATO a proteggere i paesi dell’Europa orientale da una fantasiosa “minaccia russa”, ma a minare la sicurezza regionale, oltre a comportare costi significativi per i paesi della NATO.

Senza dubbio, il rafforzamento della presenza militare della NATO ai confini con la Federazione Russa è considerato da Mosca come una minaccia alla propria sicurezza nazionale. In caso di conflitto armato sulle basi straniere in Bulgaria e in tutta l’Europa orientale arriverebbe la rappresaglia delle Forze armate russe.

Va ricordato che gli Stati Uniti, in Bulgaria, hanno già schierato i loro bombardieri F-35 nella base aerea di Graf Ignatievo. La base è una delle quattro basi Usa in Bulgaria, e si trova a poco più di 500 km dal territorio russo.

Nell’ambito delle tematiche toccate nella conferenza, un’attenzione particolare è stata rivolta all’intenzione degli Stati Uniti di voler modificare la Convenzione di Montreux.

La Convenzione di Montreux (1936) individua tutta una serie di regole, sia per il tempo di pace che per il tempo di guerra, che regolano il transito di navi di superficie e sottomarini attraverso gli Stretti del Bosforo e dei Dardanelli, stabilisce inoltre il massimo tonnellaggio che le potenze non rivierasche del Mar Nero possono mantenere all’interno del Mar Nero stesso e il tempo limite di permanenza delle navi straniere, calcolato in 21 giorni. Tra le altre cose la Convenzione di Montreux indica quando, e secondo quali modalità, la Turchia ha il diritto di impedire il transito di unità navali di stati terzi attraverso i due stretti. 

Gli Stati Uniti, comprensibilmente, premono per un allungamento dei termini previsti di permanenza delle navi militari straniere sulle acque del Mar Nero. Tale provvedimento costituirebbe una minaccia diretta per la Bulgaria, poiché inevitabilmente causerebbe una rottura dell’equilibrio strategico delle forze nella regione con una conseguente escalation di tensione con la Russia.

Come la storia insegna gli Stati Uniti non sono dei “campioni” di correttezza nel mantenere gli accordi presi. Storica, la frase che il segretario di Stato Usa, James Baker, rivolse a Gorbaciov prima del crollo dell’URSS il 9 febbraio 1990: “La Nato non si espanderà ad est nemmeno di un centimetro” (Baker usò la misura inglese dell’inch). Una grande menzogna, fin dall’inizio: l’elenco dei bugiardi che seguirono le orme, in inches, di James Baker è davvero lungo. Ne fecero parte il presidente George Bush padre, il ministro degli esteri tedesco Genscher, il cancelliere Kohl, il presidente francese Mitterrand, Margaret Thatcher, il premier inglese John Major, il capo della Cia Robert Gates, il ministro degli esteri britannico Douglas Hurd».

Va sottolineato che in Bulgaria sulla base dei numerosi legami culturali, storici e religiosi che legano il paese con la vicina Russia, sicuramente è ancora vivo il sentimento di gratitudine che i bulgari provano verso i russi. La Russia 140 anni fa liberò il paese da cinque secoli di occupazione ottomana contribuendo anche alla rinascita della statualità bulgara. Il ripristino di amichevoli relazioni con la Russia, quindi,  appare oggi in Bulgaria come fattore stabilizzante, e in egual misura, come atto dovuto di riconoscimento delle proprie tradizioni storiche.

Per tal ragione il Consiglio Nazionale per la Pace, si è rivolto al pubblico bulgaro invitandolo ad opporsi alla presenza della NATO nel paese, presenza che porterà solamente all’erosione della sicurezza nazionale e regionale; esortandolo, invece, sia a sostenere misure politiche rivolte alla stretta osservanza del diritto internazionale e degli accordi internazionali, sia soprattutto al ripristino di relazioni fraterne con la Russia.

(di Eliseo Bertolasi)

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