Robert Fisk sbugiarda i media: “A Douma nessun attacco chimico”

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Il reportage di Robert Fisk sul giornale inglese The Independent dice l’esatto contrario di quanto recita la grande stampa internazionale, su ciò che è accaduto poco più di sette giorni fa in un sobborgo al di fuori di Damasco: non solo il celebre giornalista britannico non ha trovato prove di un attacco chimico, ma ha incontrato diversi testimoni oculari locali che hanno vissuto il caos di quella notte, i quali sostengono non sia mai avvenuto nessun attacco.

Fisk è il primo giornalista occidentale a raggiungere il sito del presunto attacco di armi chimiche, ampiamente attribuito alle forze di Assad. Scrivendo da Douma, nella parte orientale di Ghouta, Fisk ha intervistato un medico siriano che lavora nell’ospedale mostrato in uno dei ben noti video che dice di mostrare le vittime di un attacco chimico.

È importante sottolineare che il suo reportage, pubblicato lunedì, sta facendo scalpore tra i giornalisti mainstream, i quali -pochi minuti dopo che il gruppo jihadista sponsorizzato dai sauditi “Sait al-Islam” (Esercito dell’Islam) ha accusato l’esercito siriano di gassare i civili – hanno iniziato a scrivere acriticamente “Assad ha gassato la sua gente”, come se fosse stato un fatto già accertato e “provato”, basandosi sulla semplice parola di un gruppo armato notoriamente brutale, che ha ammesso di aver usato armi chimiche sul campo di battaglia siriano negli anni precedenti. Notevole anche il fatto che nessun giornalista o osservatore internazionale fosse vicino a Douma, quando si è verificato il presunto attacco chimico.

Fisk dice di essere stato in grado di camminare e indagare a Douma senza la presenza del governo siriano o degli strateghi russi (in parte questo è probabile perché fa reportage dalla Siria da decenni; nel 1982, ad esempio, era ad Hama, distrutta dalla guerra), e inizia il suo racconto così:

“Questa è la storia di una città chiamata Douma, un luogo devastato e puzzolente composto da condomini distrutti, e da una clinica sotterranea le cui immagini di sofferenza hanno permesso, a tre delle nazioni più potenti del mondo occidentale, di bombardare la Siria la scorsa settimana. C’è persino un dottore amichevole in un cappotto verde che, quando lo rintraccio nella stessa clinica, mi dice allegramente che la videocassetta “del gas” che ha fatto orrore al mondo – nonostante tutti i dubbiosi – è perfettamente integra.

Le storie di guerra, tuttavia, hanno l’abitudine di diventare più oscure. Lo stesso dottore siriano anziano di 58 anni aggiunge qualcosa di profondamente scomodo: i pazienti, dice, sono stati sopraffatti non dal gas, ma dalla carenza di ossigeno nei tunnel pieni di spazzatura e negli scantinati in cui vivevano, in una notte di vento e bombardamenti pesanti che hanno scatenato una tempesta di polvere”

La CNN ha pubblicato un video da un campo profughi, assolutamente bizzarro e incredibile nelle sue dichiarazioni. Durante il video, andato in onda “ore dopo” gli attacchi aerei guidati dagli Stati Uniti su Damasco, Arwa Damon della CNN ha iniziato ad annusare lo zaino di una bambina siriana di 7 anni, concludendo “c’è sicuramente qualcosa che odora molto forte…” – con l’implicazione che era stata trovata la prova empirica dell’uso di armi chimiche governative contro la bambina e la sua famiglia.
E nel video completo, Damon tenta di indurre l’idea di un agente nervino usato contro la famiglia (sebbene le affermazioni iniziali riportassero l’uso di cloro) includendo goffamente il resoconto della fuga della ragazza da Douma: “Riusciva a malapena a respirare… sentiva come se i suoi nervi non rispondessero più”.

Anche se non è chiaro che cosa significhi “i suoi nervi non rispondessero più”, Arwa Damon della CNN vuole farci credere di essere in grado di prendere in mano e annusare senza problemi uno zaino che contiene residui di sarin e cloro, e allo stesso tempo presenta lo zaino come “prova” di un attacco chimico avvenuto una settimana prima (per non parlare della natura chiaramente non scientifica e fasulla di tutto quanto scritto sopra).

In particolare, oltre al rapporto sulle esplosioni di Fisk dal luogo del presunto attacco chimico a Douma, la rete via cavo One America News ha anche pubblicato un reportage nella città appena liberata, trovando “nessuna prova” -testuali parole- che un attacco chimico abbia avuto luogo lì.
Il rapporto di Robert Fisk per The Independent e quello di One America News costituiscono i primi reportage internazionali dal luogo del presunto attacco chimico. Ma sarà interessante vedere fino a che punto gli esperti di chimica e di armi internazionali convalideranno o confuteranno le loro conclusioni, una volta che il sito sarà ispezionato.

Nel frattempo, l’organizzazione per la proibizione delle armi chimiche (OPCW), è arrivata a Damasco sabato 14 aprile – dopo i bombardamenti notturni guidati dagli Stati Uniti, che hanno colpito principalmente gli edifici governativi nella capitale.

(da Zerohedge – Traduzione di Federico Bezzi)

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