In Costa Rica vince l’Alvarado progressista

Il ballottaggio di Pasqua per le elezioni presidenziali in Costa Rica è stato vinto da Carlos Alvarado Quesada con il 60,7% dei voti. Il dato definitivo risultato del tutto opposto ai sondaggi che parlavano di pareggio tecnico o vittoria di misura dello sfidante Fabricio Alvarado Muñoz.

La coincidenza con il giorno festivo aveva fatto temere un calo del numero dei votanti ma la contrapposizione tra il continuatore del mandato dell’uscente di Luis Guillermo Solís e il pastore evangelico ha portato al voto il 66,9% degli aventi diritto. In svantaggio al primo turno, Alvarado Quesada è riuscito a ribaltare ogni pronostico con un programma più ampio di quello del suo sfidante in cui ha toccato le principali tematiche sulle quali il corpo elettorale chiede riforme complete ed efficaci per far fronte alle ataviche problematiche del Costa Rica.

Del programma di governo entreranno a far parte: una riforma fiscale con sistema progressivo, un aumento dei posti di lavoro, la professionalizzazione del corpo di polizia (in uno Stato senza esercito dal 1949) e la lotta al riciclaggio di denaro sporco. Sul quesito che tanto aveva infiammato il primo turno delle elezioni il nuovo presidente è stato chiaro e seguirà la sentenza della Corte interamericana che ha chiesto allo Stato centroamericano di provvedere al più presto alla regolarizzazione giuridica del matrimonio tra persone dello stesso sesso.

Alvarado Quesada, con i suoi 38 anni, sarà il più giovane presidente nella storia del Costa Rica ed avrà al suo fianco la prima donna afrodiscendente a rivestire il ruolo di vicepresidente, Epsy Campbell Barr. La continuità con il progetto di Solis segna anche la definitiva scomparsa del sistema bipartitico nella nazione latinoamericana dato che nessuno dei due principali partiti è giunto al ballottaggio per la prima volta dal ritorno alla democrazia, segno di un ulteriore radicamento del Partido acción ciudadana (Partito Azione Cittadina, PAC) e della balcanizzazione del voto al primo turno dello scorso 4 febbraio. L’exploit di Alvarado Muñoz testimonia, comunque, il crescente peso delle comunità evangeliche nel voto in America Latina.

Prima di questa tornata il Partido Restauración Nacional (PREN) aveva un solo deputato (lo stesso Alvarado) mentre ora è entrato di diritto nell’Assemblea legislativa come uno dei numerosi partiti che dovranno trovare un accordo, di volta in volta, sui singoli provvedimenti avanzati dal governo che non avrà i numeri per costruire una solida maggioranza nell’unica Camera costaricana.

La sfida che ha davanti per i prossimi quattro anni Alvarado Quesada è tutt’altro che semplice ma l’ex giornalista e già Ministro del Lavoro e dello Sviluppo Umano uscente ha annunciato la volontà di dialogare con tutte le forze politiche per formare un governo di unità nazionale. L’investitura ufficiale, con il passaggio di consegne tra Solis e Alvarado Quesada, avverrà il prossimo 8 maggio, nel frattempo tutti i maggiori leader del continente hanno già fatto le proprie congratulazione al neopresidente.

(di Luca Lezzi)