Segretario della difesa USA: “Non abbiamo prove che Assad abbia usato armi chimiche”

Dopo tante narrative faziose e unilaterali, gli USA hanno finalmente ammesso di non avere prova alcuna sul fatto che Bashar al-Assad abbia utilizzato armi chimiche.

Questa comunicazione, in fondo, c’era da aspettarsela. L’inchiesta dell’ONU sui fatti di Khan Sheikhoun, infatti, non ha alcuna validità scientifica, in quanto condotta non mediante l’invio di funzionari sul posto bensì con l’ausilio di immagini satellitari ed interviste ad attivisti e testimoni, legati sempre all’Idlib Media Center, quindi alla cosiddetta “opposizione.”

Di fronte alle richieste russe, cinesi ed iraniane di istituire una commissione d’inchiesta ad-hoc vi è stato poi un netto rifiuto. Motivazione? “Damasco non concede la possibilità agli organismi internazionali di recarsi in quei luoghi perché zona militare”. Accuse palesemente fallaci ed infamanti se si possiede una minima conoscenza degli eventi accaduti in precedenza. A mettere in risalto la questione è stato un giornalista, durante un’intervista rilasciata dal Segretario della Difesa, James “Mad Dog” Mattis.

Mattis ha esplicitamente dichiarato come la notizia dell’utilizzo del sarin da parte dell’esercito siriano provenga “da rapporti provenienti dal campo di battaglia di persone che affermano che è stato usato. Non ne abbiamo la prova, stiamo cercando le prove.” Se tutto fosse confermato, l’attacco con 59 Tomahawk ordinato da Donald Trump la notte tra il 6 e il 7 aprile 2017 sarebbe stata un’aggressione gratuita e assolutamente contraria al diritto internazionale.

Inconsciamente, però, a questo falco neocon dobbiamo dire un sincero grazie. Con una sola frase è riuscito a scoperchiare il modus operandi della “comunità internazionale” nell’era unipolare. Reale o percepito, l’attacco o la strage pubblicizzata serve sempre a veicolare i mezzi di comunicazione verso un dirittoumanismo a senso unico, legittimando cosi gli incontri del Consiglio di Sicurezza dell’ONU, le sanzioni, gli embarghi, i “bombardamenti umanitari”, e il rinvio al Tribunale Penale Internazionale.

(di Davide Pellegrino)