Napoli e baby gang: analisi e soluzioni

La faccenda baby gang, che tengono sotto scacco alcune zone di Napoli, è da affrontare da vari punti di vista. Innanzitutto è fondamentale seguire una serie di passaggi logici e che siano in linea con l’intelletto razionale. E in questo momento il primo passaggio è quello di mettere in atto il potere coercitivo dello Stato. Mai come ora è fondamentale l’azione “Katéchon”, un’azione frenante, che può e che deve svolgere lo Stato politico, per quanto esso possa essere disastrato e depositario di poteri lobbistici.

La repressione delle forme di criminalità, tutte, deve passare attraverso un’opera sistematica di identificazioni, arresti, indagini a tappeto, nel caso dei minori fine della patria potestà, condanne, pene severe e certe, reclusione in carceri minorili (minori di 18) e affidamento “forzato” in case famiglia (minori di 14).

La magistratura nel pieno rispetto della legge è capace di ordire piani di questo tipo, anche sulla base di cavilli come nell’operazione Tangentopoli. E quindi ci deve essere una volontà in questo senso e il coordinamento con le forze di polizia. Anche il potere politico deve muoversi, affinché si approvino immediati dispositivi di legge che accelerino questo processo.

Leggi che possano favorire il più possibile i settori più sensibili della cittadinanza a denunciare qualunque forma di illecito in atto, attraverso sistemi di premio o di biasimo all’interno della comunità partenopea. Non è possibile che appena dopo l’arrivo del Ministro degli Interni, nel Rione Sanità, si sia permesso ancora una volta il “falò del cippo”, albero rubato tra l’altro, per via della festa di Sant’Antonio. Qui i soliti “bambini”, grossomodo gli stessi del problema baby gang, sostenuti dai rispettivi genitori hanno attaccato la polizia provocando due feriti.

Ci vuole un’azione ferma, anche simbolica, un qualcosa che faccia meravigliare anche i famigerati sindaci sceriffo del nordest, e non sarebbe una scelta securitaria ma di “difesa” degli ultimi presidi “umani” in città. Se si cede ora, la situazione sfugge di mano e avanzerà “la bestia”.

Tuttavia, per il sistema liberale stesso, la pena ha un carattere rieducativo, e a tutti gli effetti come non poter costatare l’inutilità o il danno che arreca il carcere a chi viene condannato. Sarebbe molto più saggio, oltre che utile, inserire i ragazzi condannati in programmi di lavoro “coatto” che mirino a rimettere in sesto una scuola vandalizzata, una villetta comunale o una struttura pubblica deturpata. Piani in cui si “obblighi”, a studiare e a formarsi sulla base di valori condivisi e civili. Un obbligo tutto sommato piacevole, e che al di là di tutto, già dovrebbe essere dato di base in una società sana.

Scendendo più in profondità nella nostra analisi, dobbiamo passare al campo dei pervertitori del vivere civile e dell’armonia della comunità. E l’elenco è lungo e non riguarda solo Saviano, il vero demone come annotava il pugile Pino Maddaloni “operatore” nei territori di Scampia. L’effetto emulativo di cui abbiamo tanto parlato ha solide basi nel funzionamento della psiche. Per cui se già ad una mente “strutturata” le gesta di Gomorra possono scaldare il cuore, figuriamoci a menti ancora “vergini” ed incolte, questa saga di orrore e angoscia senza fine cosa possa fare.

Come non menzionare anche Santoro, che col suo “vile” film-documentario Robinù, va presentando, e nelle scuole stesse da dove vengono le baby gang, questi miserabili spaccati di vita come frutto di azioni di rivendicazione sociale, neanche avessimo davanti Zapata, Spadafora, e nemmeno Cutolo e Senzani. Questo film rappresenta il “come speculare su dei fenomeni criminali pur di mantenere la propria fama di giornalista d’inchiesta”.

Ma ciò non basta, in una delle principali facoltà universitarie di Napoli, si consente addirittura di svolgere un convegno con la redattrice di uno di questi programmi Sky dedicati a personaggi camorristici. A questo punto si pone la necessità di bonifica proprio delle menti e dell’intellettualità locale alla base.

In queste facoltà si presenta ancora come “fatto sociale” degno di diffusione informativa, un qualcosa che costituisce, invece, un vero e proprio presidio della cultura, o peggio della mistica, americana sul nostro territorio – alla faccia dell’anti-americanismo delle suddette facoltà! Tutto ciò è esattamente il contrario di quello che bisogna fare. Alle troupe di Sky con le loro serie “pestifere” deve essere vietato l’accesso in città – altro che divieto a Salvini di manifestare!

Il problema dell’accademismo universitario, che in questo caso si declina nell’intellighenzia tinteggiata di rosso, è un fatto serio. Sono loro i veri “criminali” dal colletto bianco, in questo caso con le giacche con le toppe sui gomiti, i quali coprono e giustificano gli avvenimenti criminali come figli della crisi economico-sociale, crisi pur importante ovviamente.

Ma da un po’ di tempo il salto di qualità è evidente, perché non ci si limita a “coprire” e a “giustificare” ma addirittura a “fomentare” le menti, ammantando il tutto di presunta scientificità sociale – come si vede in questi convegni, pagati coi soldi pubblici tra l’altro.

Dipendenti da una visione della storia e delle scienze dogmatica, superstiziosa e distorta da menti intellettualmente narcisiste, l’intellighenzia locale è il lato sinistro dei pescecani che siedono nelle giunte, nelle dirigenze ASL e dei servizi, o che favoriscono lo sversamento di rifiuti tossici nella nostra terra.

Queste cariche vanno completamente azzerate e va ricostruito il “capitale intellettuale”, per usare un linguaggio familiare alla categoria in esame, sulla base di “visioni del mondo” aderenti al nuovo secolo. E questo è il secolo del ritorno del mondo spirituale, il positivismo, infatti, è stato ucciso dalla storia!

Anche il finto “radicalismo” perfettamente strumentale ai poteri forti globalisti – altro che No Global! – è investito nel tema “illegalità” e “paraculaggine” varia. Da un lato abbiamo ingenti somme di denaro spese per mantenere occupazioni e quella manfrina sulla politica dei beni comuni del Sindaco. Dall’altro avessimo mai visto gli “antagonisti” fare una manifestazione contro il clan Di Lauro o battersi per far arrestare qualche spacciatore o signorotto locale. Certo le scappatoie della dialettica, o meglio dell’eclettica, offrono tutte le soluzioni possibili per evitare l’argomento camorra.

Gli “antagonisti” con quei 3, 4 idoli di cartapesta, che hanno più soldi di tutti i Quartieri Spagnoli messi insieme, sono essi stessi espressione del nuovo “radicalismo” e “anti-fascismo” americaneggiante. Tutta la critica, però, deve andare fino nelle radici stesse della cittadinanza, e oltre Napoli, includiamo Caserta e, con le dovute eccezioni, la Campania in generale. È chiaro che in un gioco di proiezione dal micro al macro, è dal cittadino medio che si producono fenomeni strutturali come quelli della criminalità organizzata. È chiaro che tali governanti incompetenti, corrotti e, nella peggiore delle ipotesi, collusi con la camorra sono uno specchio della cittadinanza.

Chi preferisce parcheggiare dove non si può, non rispetta file e semafori, getta le carte a terra, si approccia svogliatamente al posto di lavoro, preferisce l’essere raccomandato al meritare, è esattamente in risonanza con chi, salendo di grado, affida appalti a società legate alla criminalità. E l’aumento delle tariffe, che ricade sui cittadini stessi, per tutta una serie di illegalità legate a finti sinistri, vandalismi a servizi pubblici, trasporti ecc. è un fatto che segna anche una certa stupidità.

Una mentalità media indolente, che preferisce abbassare la qualità del tutto anziché elevarsi singolarmente, caratteristica anche dell’italiano medio, e che per dirla con un esempio preferisce spostare gli orari di tutta Napoli, anziché alzarsi quando si è puntata la sveglia.

Altro tratto caratteristico del campano medio, viene fuori quando “migra” al nord. Esso si divide in due categorie, da un lato coloro che immediatamente diventano “anti-meridionali” e “votano per la Lega”. Dall’altro coloro che negano ogni forma di negatività locale, addebitando il tutto al nord colonizzatore, dall’alto della sicurezza “lavorativa” settentrionale però – della serie raziocinio 0!

Questo discorso, di andare fin in profondità delle radici, deve essere a base del nuovo. Per Mao Zedong ogni rivoluzione si forgia su una fase di distruzione quanto di costruzione, di conseguenza ad una fase critica e genuinamente distruttiva bisogna far succedere la pars construens.

Educare una nuova élite partenopea! Che sia intransigente, innanzitutto verso sé stessa, verso la spazzatura cosmopolitico-americana, minimo comun denominatore di tutti questi fattori elencati, dell’illegalità diffusa, della decadenza dei costumi e della vita spirituale in generale. Una élite che si faccia sberleffo delle brutture culturali e artistiche in voga per la città.

Bisogna sollecitare quel carattere “superiore” presente nelle minoranze silenziose campane che, trasversalmente e in tutte le classi, vanno solo risvegliate. Una minoranza presente per natura, e quindi per forza di cose, anche nel sottoproletariato, oggi strumentalizzato dagli elementi “socialisteggianti” esaminati.

Questa minoranza se opportunamente educata, a ciò che è giusto, buono e bello – Platone docet! –, sarà essa stessa a separarsi dal resto e a guidare il riscatto. E che al feticcio della Napoli “sociale”, “peshmerga e brigantessa” oggi al potere, contrapponga la Napoli ammirata da Goethe, dei mecenati o del principe di Sansevero. Un’altra Napoli insomma!

(di Roberto Siconolfi)