Atlantropa: la diga per prosciugare il Mediterraneo

Una diga enorme che partendo da Gibilterra arrivasse in Africa, chiudendo così il Mediterraneo dall’ingresso dell’acqua dell’Oceano Atlantico. Vicino a questa diga, detta Atlantropa, sarebbero dovute sorgere centrali idroelettriche capaci di convogliare l’enorme forza delle acque oceaniche così da poter produrre abbastanza energia da soddisfare l’intero fabbisogno energetico dell’Europa. La diga non avrebbe solo prodotto energia elettrica, ma con la chiusura dell’approvvigionamento acqueo dell’Atlantico e il veloce fenomeno dell’evaporazione delle acque il livello del mare Mediterraneo si sarebbe abbassato di 200 m: migliaia di km di terra sarebbero emersi dalle acque.

Questo sembrerebbe il folle progetto di uno scienziato pazzo in un fumetto anni ’40 o il mondo ucronico di qualche scrittore di fantascienza, eppure non lo è: la diga di Atlantropa è stato un progetto scientifico discusso a livello internazionale fra gli anni ’20 e ’50. A proporlo fu l’architetto tedesco Herman Sörgel, un visionario figlio del suo tempo, convinto che Atlantropa avrebbe risolto i problemi dell’Europa, portando pace e prosperità agli abitanti del nuovo continente – Africa ed Europa si sarebbero infatti unite – chiamato appunto Atlantropa. L’idea di Sörgel era frutto delle immani carneficine della Prima Guerra Mondiale. Infatti, di fronte alla distruzione della guerra, l’architetto di Ratisbona si chiese come evitare che la storia si potesse ripetere; arrivò alla conclusione che serviva un progetto comune, così visionario e titanico che necessitava della partecipazione di tutti i Paesi europei messi insieme. E questo progetto fu Atlantropa. In questo modo l’Europa sarebbe riuscita a mantenere il suo predominio sul mondo intero, senza soccombere di fronte agli Stati americani e asiatici in grande espansione.

Il progetto prevedeva una serie di dighe lunghe 30 km fra Gibilterra e l’Africa, capaci di arrestare il flusso delle acque atlantiche, la cui forza sarebbe stata imbrigliata per produrre energia. Secondo i calcoli del suo ideatore, l’acqua del Mediterraneo stagnante e sottoposta alla costante evaporazione dovuta al sole si sarebbe ritirata, evaporando di 150 m in 60 anni. Il ritiro di tutte le acque dalla costa avrebbe fatto apparire oltre 600.000 km quadrati di terra. Questa terra sarebbe stata coltivata da coloni, stimolando così la crescita economica, demografica e risolvendo il problema della fame nel mondo grazie a un enorme surplus di produzione. Altre dighe sarebbero dovute sorgere tra Tunisia e Sicilia, nonché sugli stretti dei Dardanelli. L’idea era infatti di differenziare il calo delle acque dei due Mediterranei – occidentale e orientale – ormai divisi. Il primo sarebbe dovuto calare di 100 m, mentre il secondo di 200. Un complesso sistema di dislivelli e di dighe sui fiumi che affluivano nel Mediterraneo avrebbero regolato non solo il livello delle acque, ma anche prodotto energia grazie a centrali idroelettriche costruite ad hoc.

Il progetto di Sörgel, per quanto a noi possa sembrare utopico e folle, fu seriamente dibattuto negli ambienti politici, economici e architettonici internazionali. L’idea era anche quella di costruire dighe in Africa che avrebbero creato enormi laghi artificiali modificando così il clima delle regioni nordafricane e centro africane, rendendo il deserto del Sahara un mare verde adatto alla coltivazione e alla vita. Altro punto di forza del progettista era la futura cooperazione che sarebbe avvenuta fra Africa ed Europa: una serie di ponti e reti ferroviarie avrebbe unito i due continenti non più divisi dal mar Mediterraneo. L’intera Europa meridionale avrebbe cambiato aspetto, e fra tutti i Paesi che si affacciano sul mare, l’Italia era quello che avrebbe subito i maggiori cambiamenti. Le città costiere non sarebbero più rimaste tali, e luoghi storici come Genova, Napoli, Venezia, Taranto e Palermo sarebbero diventate città dell’entroterra. Stampa e architetti del Belpaese furono subito avversi al progetto; criticando non solo l’impatto geografico, ma anche ambientale, storico, sociale e culturale che l’abbassamento delle acque del Mediterraneo avrebbero prodotto su tutti gli abitanti dell’Europa Meridionale. Per ingraziarsi gli Italiani, Sörgel propose due grandiosi progetti per Venezia e Genova. La prima, impensabile senz’acqua, avrebbe mantenuto il suo aspetto grazie a una diga a 30km dalla città che avrebbe creato un lago artificiale nell’Alto Adriatico per mantenere intatta la laguna veneziana. Mentre per Genova l’architetto bavarese ideò un grandioso progetto di ricostruzione della città sulla nuova linea della costa, unendo così la parte vecchia a quella nuova e quindi al mare.

Primi a criticare ardentemente Sörgel furono i nazisti, avversi al piano che avrebbe visto aumentare a dismisura l’importanza dei Paesi del sud Europa a dispetto di quelli settentrionali. Dopo la salita al potere di Hitler, la voce del visionario architetto di Atlantropa fu messa a tacere: pubblicazioni e testi furono proibiti ed un breve film di 30 minuti contro il progetto di Sörgel fu proiettato in tutta la Germania, incontrando grande favore del pubblico. Finita la Seconda Guerra Mondiale, il progetto tornò alla ribalta, ma con la morte del suo creatore a Monaco nel 1952 questo cadde definitivamente nell’oblio. Al giorno d’oggi il progetto di Sorgel è aspramente criticato dal mondo scientifico, soprattutto perché l’architetto tedesco non pensò mai al grande impatto ambientale che questo avrebbe causato, alterando definitivamente il clima mondiale. Le terre liberate dal mare, che nel piano del suo ideatore dovevano diventare fertili campi da coltivare, sarebbero stati invece un deserto di sale – come è accaduto dagli anni 50 a oggi nel lago d’Aral. Senza l’apporto delle acque dell’Atlantico, il Mar Mediterraneo sarebbe diventato così salato da far morire completamente la vita al suo interno, facendolo diventare sterile come il Mar Morto. Non solo, senza le acque calde del Mediterraneo la corrente del Golfo dell’Atlantico sarebbe scomparsa, causando così il raffreddamento dei poli e una nuova era glaciale.

(di Marco Franzoni)