Asia Argento: “In Italia era legale uccidere la moglie infedele”, ma non è vero

Poco prima di cancellare il tweet, le parole di Asia Argento scritte ieri mattina su Twitter avevano già ricevuto quasi 2500 “like” e oltre 4400 “retweet”, alcuni dei quali importanti: il regista Mathieu Kassovitz, l’ex premier canadese Kim Campbell e la storica Ruth Ben-Ghiat, nota in Italia per l’articolo del New Yorker contro i monumenti fascisti del quale ne abbiamo parlato in precedenza.

Dal suo profilo Twitter, seguito da 351000 persone, l’attrice italiana scrive testualmente: “Lo sapevate che fino al 1981, in Italia, uccidere tua moglie se ti aveva tradito era legale? Si chiamava delitto d’onore”.  Ma è davvero così?

IL CASO WEINSTEIN-ARGENTO
Prima di tutto, perché sui social si discute animatamente dell’attrice italiana, figlia del più celebre Dario Argento ed ex compagna del cantante Morgan? Agli inizi di ottobre il produttore cinematografico statunitense Harvey Weinstein, fondatore della compagnia Miramax e della The Weinstein Company, è stato accusato da decine di attrici più o meno celebri di avere perpetrato violenze sessuali anche al fine di proseguirne la carriera sul grande schermo.

Weinstein, attualmente indagato dall’FBI e ben noto negli ambienti del Partito Democratico statunitense -è grande amico delle famiglie Clinton e Obama, in passato ha anche contribuito alle spese legali di Bill Clinton contro Monica Lewinsky-, è uno dei maggiori “pezzi grossi” di Hollywood: i film da lui prodotti hanno raccolto oltre 300 nomination agli Oscar e vinto settanta statuette, e ha dato un imprescindibile contributo alla carriera di registi oggi celeberrimi quali Quentin Tarantino e Steven Soderbergh. Spregiudicato nel proprio lavoro, irascibile nella vita privata, Weinstein ha raccolto le accuse di nomi celebri: Cara Delevingne, Eva Green, Gwynet Paltrow, Angelina Jolie per citarne alcune. E infine Asia Argento.

Quest’ultima ha dichiarato al New Yorker di avere subito molestie sessuali da Weinstein da quando aveva 21 anni, e di avere avuto diversi rapporti sessuali con lui per cinque anni per timore che un suo rifiuto potesse influire negativamente sulla propria carriera di attrice e regista. Il suo racconto, tuttavia, ha raccolto in Italia numerose critiche, soprattutto da parte di Vittorio Feltri e Selvaggia Lucarelli: l’accusa principale è di avere taciuto per quasi vent’anni sui fatti al fine di non compromettere la propria carriera o, per dirla in altri termini, di avere usufruito dell’influenza di Weinstein a proprio vantaggio, dunque di non essere esattamente una vittima innocente.

La giornalista Natalia Aspesi ha rincarato la dose, scrivendo di una “vendetta fratricida” contro Harvey Weinstein sottolineando la tempistica sospetta della serie di denunce. La domanda che tanti si sono posti è: perché Asia Argento ha atteso vent’anni per denunciare gli abusi?

L’attrice italiana ha reagito alle accuse minacciando di lasciare l’Italia perché “il clima di tensione è abbastanza pesante su me e sulla mia famiglia”, aggiungendo che “Non ho avuto nessun favore. Sono stata messa in una strettoia, non ho cercato una scorciatoia. Sono stata chiusa in una stanza con un maniaco sessuale che si è approfittato di me, io ero una ragazzina”.

IL DELITTO D’ONORE
Fatta la premessa, arriviamo al caso recente. Asia Argento, riporta il Telegraph, ha dichiarato che “l’Italia è indietro di decenni nel rispetto delle donne”, e per questo ha scritto su Twitter un esempio lampante: “Lo sapevate che fino al 1981, in Italia, uccidere tua moglie se ti aveva tradito era legale? Si chiamava delitto d’onore”.

Purtroppo il sospetto è che questa notizia non sia stata servita ai suoi tanti fans all’estero per avanzare la causa dei diritti delle donne, ma come vendetta personale contro un Paese che le avrebbe voltato le spalle. Quanto scritto dalla Argento, infatti, è falso.

Rispondiamo subito: era davvero legale uccidere la moglie in caso di un suo tradimento? No. Ne hanno scritto a proposito, criticandola aspramente, anche testate tendenzialmente liberal come Huffington Post e Giornalettismo.

La legge alla quale lei fa riferimento era l’articolo 587 del Codice Penale, istituito negli anni ’30 dal Codice Rocco e finalmente abrogato il 5 agosto 1981, dopo che già nel 1968 fu dichiarato incostituzionale. Alla sua eliminazione contribuì non solo la riforma del diritto di famiglia del 1975, ma anche le battaglie di donne coraggiose come la siciliana Franca Viola, la prima donna ad opporsi all’istituto del “matrimonio riparatore”, una legge che permetteva allo stupratore di estinguere la pena se si fosse impegnato a sposare la sua vittima, salvando “l’onore” della famiglia.

Cosa recitava questo famoso articolo? “Chiunque cagiona la morte del coniuge, della figlia o della sorella, nell’atto in cui ne scopre la illegittima relazione carnale e nello stato d’ira determinato dall’offesa recata all’onor suo o della famiglia, è punito con la reclusione da tre a sette anni. Alla stessa pena soggiace chi, nelle dette circostanze, cagiona la morte della persona che sia in illegittima relazione carnale col coniuge, con la figlia o con la sorella”.

Non significava assolutamente che l’uccisione del coniuge infedele -valeva anche per la moglie, ma i casi femminili sono stati pochissimi- fosse legale: l’articolo prevedeva semplicemente una attenuante rispetto agli omicidi compiuti per altri motivi. Anche se la sua permanenza nel codice penale fino agli inizi degli anni ’80 denota un enorme ritardo giuridico dell’Italia, e anche soprattutto se questo articolo ha permesso a molti assassini di farla franca, non significa assolutamente che l’uccisione della moglie fedifraga fosse in alcun modo tollerata dalla Legge. Punita con minore severità: si (e tanto basta a definirla una legge aberrante). Legalizzata: no.

Tanti commentatori su Twitter, pur sottolineando la propria vicinanza alla sua persona, hanno comunque puntualizzato come la sua uscita sul delitto d’onore sia stata in ogni caso scorretta. Scrive giustamente Matteo Grandi su AGI: “I fatti non possono essere plasmati al servizio delle proprie opinioni. Un fatto è un fatto, un falso è un falso. E sostenere che il delitto d’onore fosse legale è un falso.”

DIFESA DELLE DONNE, O DI SE’ STESSA?

Qui non è necessario entrare nel merito del caso di Asia Argento, ognuno può trarre le proprie conclusioni da sé: chi la ritiene vittima, chi non altrettanto.

E’ necessario invece chiedersi se per difendere la propria causa sia il caso di dare informazioni inesatte -se non totalmente false- sul proprio Paese; e interrogarsi anche se non sia il caso, invece di parlare di una legge (sbagliatissima) non più in vigore da 36 anni, di denunciare problemi attuali che affliggono anche le società teoricamente più avanzate dell’Occidente.

Gli Stati Uniti, dove Asia ha vissuto per molto tempo e dove è nato il suo attuale compagno Anthony Bourdain, permettono a tutt’oggi di contrarre matrimoni tra minorenni (in molti casi anche di età inferiore a 15 anni) e in diversi Stati agli stupratori è permesso avanzare richieste di affido per i figli nati dallo stupro.

Addirittura, una vecchia legge dello stato del Michigan, ovviamente non più applicata, prevede che le donne abbiano bisogno un permesso scritto del marito per tagliarsi i capelli. Ma, senza andare troppo lontano, la Svizzera ha concesso il voto alle donne a livello federale solo nel 1971; il cantone di Appenzello Interno, solo nel 1990. Usando lo stesso metro di paragone di Asia Argento, dovremmo dedurne che la Svizzera sia una sorta di inferno femminile.

Se davvero vuole porsi come paladina dei diritti delle donne (e non lo sta facendo invece per motivi strettamente personali), non dovrebbe concentrarsi su questi fatti attuali, invece di istruire i propri followers su una legge sì aberrante, ma divenuta lettera morta quando lei andava alle scuole elementari?

(di Federico Bezzi)