La retorica anti-iraniana di Trump favorisce i terroristi

Donald Trump, a favor di telecamera dalla Casa Bianca, sbandiera ai quattro venti l’intenzione di “fermare l’Iran“, invitando gli zerbini europei ad unirsi a questo proposito e condendo il tutto con l’inserimento dei Pasdàran – i cosiddetti Guardiani della Rivoluzione – nella lista delle organizzazioni terroristiche redatta dal Dipartimento di Stato.

Tuttavia, oggi, se in Medio Oriente è presente un – anche precario – sistema di ordine è proprio grazie a Teheran e alla sua tenacia derivante da quel revanscismo imperiale mascherato dallo sciismo duodecimano e permeato a fondo nelle fasce più laiche e moderate della sua società.

Se l’Iraq, in seguito all’aggressione terroristico-predatoria ordita dalla coppia di merende George W. Bush-Tony Blair nel marzo del 2003, non è diventato subito terreno fecondo dell’integralismo sunnita è proprio merito della decisione di Alì Khamenei di imporre, con Nuri al-Maliki, la presenza sciita a Baghdad e finanziare, con l’ausilio del tanto vituperato Corpo delle Guardie della Rivoluzione Islamica, le milizie di Mahdi, le quali, oltre a contrastare al-Qaeda a Fallujah e Ramadi, tennero in scacco Washington comportandole enormi sacrifici umanitari ed economici.

Distruggere la cosiddetta “mezzaluna sciita”, la cui linea di continuità territoriale arriva fino a Beirut grazie alla storica vittoria di Hezbollah su Israele il 25 maggio del 2000 dopo 18 anni di resistenza, significa favorire quel revanscismo sunnita che è obiettivo e caposaldo ideologico di ISIS e gruppi di varia marmaglia takfira. Quella del Tycoon e neo-con è, quindi, la geopolitica del nulla cosmico.

(di Davide Pellegrino)