GID: “Codice Minniti? ONG impunite, non rispetta nemmeno chi ha firmato”

“Il Codice delle ONG? Non lo rispettano nemmeno quelle che lo hanno firmato”, è forse una delle dichiarazioni più forti fatte dal presidente di Generazione Identitaria Italia Lorenzo Fiato, durante la conferenza tenuta all’Hotel delle Nazioni (video), nella capitale, per presentare il resoconto delle prime missioni nel Mediterraneo. Tra i presenti, anche il vicepresidente Umberto Actis, il responsabile per Roma Francesco Piane e Gian Marco Concas, autore del libro Rigenerazione identitaria, simbolico di tutto ciò che il movimento sta cercando di mettere in piedi.

Che è tanto, almeno finora. Le ragioni che portano alla nascita di Generazione Identitaria in Italia sono intime, personali, ma si riflettono nel bene comune. Lo spiegano bene sia Actis che Fiato, con citazioni autobiografiche che, forse, rappresentano il sentore di molti di coloro che hanno a cuore il concetto di identità, per combattere il “falso dogma dell’integrazione, non solo per la sua attualità ma perché ne va della nostra stessa esistenza”.

E prosegue: “Stavo camminando in una zona di Milano non troppo centrale. Passando davanti a una scuola elementare sono rimasto col cuore pietrificato: i bambini italiani saranno stati sì e no il 10% di quelli che stazionavano di fronte all’istituto. In queste immagini ho visto quella che potrebbe essere la tomba del nostro Paese, anche nel giro di una ventina d’anni. Se non agiamo ora, non avverrà mai”.

Le retoriche spicciole e criminali del multi-culturalismo, dell’antirazzismo da operetta, perdono senso. Masse inermi che attaccano, offendono, pensando di essere santi scesi in terra, chi prova sincera tristezza alla vista di un popolo, quello italiano, che potrebbe estinguersi per sempre. Qualcuno sarà anche contento di tutto ciò, argomentando con le solite criminalizzazioni da quattro soldi secondo le quali non si capisce in base a quale principio saremmo gli unici a non avere il diritto di esistere, mentre si piange (poco) per civiltà autenticamente scomparse nel post-colonialismo europeo nelle americhe e molto per la sempreverde Shoah, per fortuna mai portata compimento.

Sembrano concetti semplici, ma è dura comunicarli, ed ecco che la presentazione non può non concentrarsi su Defend Europe, nelle sue due “edizioni”,  che un po’ grossolanamente potremmo chiamare “Modalità Barchetta” e “Modalità C-Star”. La prima è avvenuta a maggio, con un gruppo di volenterosi giovani che bloccano un gigante, Sos Mediterraneé, simbolo del potere, come lo è tutto il sistema ONG. Noi abbiamo sempre documentato tutto. E poi il conto paypal bloccato, i soldi restituiti, il nuovo tentativo tramite piattaforma bitcoin, l’incredibile cifra di oltre 160mila euro raccolta per affittare la C-Star, gli interessi economici anche della criminalità organizzata a incoraggiare sbarchi e tratte di esseri umani.

Ma ci sono anche sviluppi interessanti che si palesano dopo il timido risveglio del governo italiano che, finalmente, elabora il (debole) Codice per le ONG, spesso chiamato “Codice Minniti”: “Non lo rispetta nessuno, nemmeno chi ha firmato. Questo perché la Marina militare italiana è troppo distante dalle operazioni per controllare le operazioni”.

E non è il solo fatto curioso, benché prevedibile: “Durante la nostra navigazione, stranamente le operazioni di salvataggio proseguono a ritmo sostenuto. Addirittura abbiamo notato, seguendo la Sos Mediranneé e la Golfo Azzurro, che zigzagavano senza meta“.

In cinque settimane la C-Star ha registrato diverse cose: transponder spesso spenti (in violazione del Codice) conversazioni della Golfo Azzurro con la Proactiva Open Arms che si lamentavano della mancanza di “migranti da salvare”. Anche a Zuara (Libia nordoccidentale), la città dei trafficanti, l’Aquarius, bloccata in mezzo al mare, spegne le luci direzionali lasciando le altre accese (violazione del codice marittimo). Nel frattempo il radar della C-Star intercetta due piccole imbarcazioni dirette alla nave (si presume gommoni). Su richiesta di informazioni, l’Aquarius risponde “Vedremo cosa potremo fare”. Nel video della conferenza, da noi linkato in apertura, sono presenti ulteriori dettagli che vi consigliamo di ascoltare.

Le cose ovvie, nella società che viviamo, sono spesso le più ignorate. Actis sembra rendersene conto nel suo intervento, quando ribadisce un concetto apparentemente a cuore anche della classe dirigente che, da decenni, ci governa: “Abbiamo un patrimonio unico, che tutto il mondo ci invidia. Questo patrimonio è anche la nostra cultura e la nostra identità, e la difenderemo perché, al di là del fatto che io mi senta piemontese, Francesco [Piane, ndr] romano, ed altri legati alle proprie regioni, siamo tutti italiani, oltre che europei”.

Quest’anno il quadro è stato ricco di attività per i giovani identitari, dalla salita sul palco durante la manifestazione pro ius soli L’Italia sono anchio, al successo mediatico abbastanza inatteso di Defend Europe quest’estate. Come un gruppo di ragazzi spesso alle prime esperienze politiche sia riuscito, nel secondo caso, a raccogliere tanti soldi non è un mistero, ma frutto di tanti fattori: la loro abilità e volontà ha contribuito molto, al di là di alcuni eventi contingenti che, per fortuna, gli hanno dato una mano. Senza dimenticare tutti quelli che li hanno ostacolati: l’ostilità delle autorità di Malta, Cipro, delle stesse autorità italiane, con l’unico appoggio – in pratica – della guardia costiera libica.

Dal canto di chi scrive, si è sempre sottolineata l’importanza di promuovere  un movimento del genere. Ciò nonostante tutte le riserve e lo scetticismo che potevano suscitare all’inizio: un atteggiamento comprensibile, ma che non poteva giustificare in nessun modo il mancato sostegno alle loro operazioni.

L’augurio è quello che ho rivolto ai ragazzi altre volte: continuate così, sperando che, con enorme fatica, possiate riuscire a invertire una tendenza suicida, ipocrita e criminale che sta portando non solo l’Italia, ma l’Europa intera a sparire per sempre.

(di Stelio Fergola)