John Pilger: “Per risolvere la crisi coreana contenere gli USA”

Nessuno vuole una guerra nucleare, ma questa è la traiettoria intrapresa dagli Stati Uniti non soltanto con la Corea del Nord, ma potenzialmente anche con la Russia e la Cina, come teme il giornalista John Pilger. In effetti, Pilger crede che la crisi coreana sia un “elemento secondario” dello scenario principale. Il giornalista investigativo e documentarista John Pilger ha parlato con Natasha Sweatte del l’escalation nucleare nella penisola coreana.

RT: Cosa pensa delle dichiarazioni rilasciate dall’ambasciatore della Corea del Nord in Russia, il quale ha affermato che nessuna sanzione potrà mai piegare il corso politico del paese e che il programma nucleare nazionale aiuterà Pyongyang a gestire “l’ostilità degli Stati Uniti”? Non crede questa sia un scusa di Kim Jong-un per espandere l’arsenale? 

JP: Guardi, il problema non è la Corea del Nord. Il problema non è la Russia. Il problema non è la Cina. Il problema sono gli Stati Uniti. Svariati accordi per la denuclearizzazione sono stati sottoscritti in passato, nel 1992, nel 1994, tra la Corea del Nord e la Corea del Sud. Qui il vero problema sono gli Stati Uniti: va esaminato lo scenario globale. Il problema principale per il resto del mondo adesso è il contenimento degli Stati Uniti.

Durante gli anni della Guerra Fredda gli Stati Uniti continuavano a parlare del contenimento dell’Unione Sovietica, ma il vero pericolo sono gli USA, e francamente lo sono sempre stati. Sì, le azioni della Corea del Nord sono state imprevedibili, ma non può esservi alcun dubbio sul fatto che la Corea del Nord sarebbe stata attaccata se non avesse sviluppato un arsenale nucleare. Sarebbe successo alla Corea del Nord quello che è successo alla Libia e all’Iraq e alla Siria e all’Afghanistan.

RT: Crede che la Cina aiuterà ad applicare le sanzioni? Pensa che la Cina sia allarmata dalle recenti azioni di Pyongyang?

JP: No, sono gli Stati Uniti a mettere in allarme la Cina, e non la Corea del Nord. La Cina si è sempre preoccupata dell’eventualità che le provocazioni sfuggissero a ogni controllo, ma per quanto riguarda le sanzioni, anche quelle approvate dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, credo che i cinesi abbiano gli strumenti per eluderle. Utilizzando valuta cinese e imprese cinesi, le sanzioni sono un ostacolo sormontabile. Storicamente la Cina ha sempre temuto che le provocazioni giungessero a un punto di non ritorno, questo è vero oggi come lo era in passato.

RT: A proposito di sanzioni, perché crede che gli Stati Uniti abbiano scelto di colpire le principali fonti di introito estero del paese senza però toccare le riserve di petrolio, quando è chiaro che il petrolio ha un’importanza strategica considerevole? 

JP: Francamente non lo so e non credo la cosa abbia importanza, perché le sanzioni non funzioneranno in Corea del Nord, non sortiranno gli effetti sperati. Nel corso degli anni, la Corea del Nord ha sviluppato le caratteristiche strutturali che le consentono di sopravvivere in uno stato d’assedio permanente. Quindi, credo che nemmeno questa volta le sanzioni saranno efficaci.

Come ho detto, la Corea del Nord saprà resistere alle sanzioni e potrà contare sul supporto della Cina. La Cina elabora strategie per aggirare il problema. Anziché fare affari direttamente con i coreani, si rivolgeranno a imprenditori cinesi presenti in Corea del Nord, e riusciranno in un modo o nell’altro a dare scacco matto alle sanzioni. Le sanzioni sono in un certo qual modo irrilevanti in questo contesto. Ciò di cui vi è bisogno è un trattato di pace tra gli Stati Uniti e la Corea del Sud con il governo della Corea del Nord.

Gli sviluppi della crisi a cui stiamo assistendo sono assolutamente preoccupanti. Il fatto in questione sta passando sotto silenzio negli Stati Uniti e non viene riportato dai media, ma in Germania è stato rilasciato un documento, pubblicato da un gruppo di ricerca e comparso su svariati giornali, che illustra come la questione più importante sia in realtà la discussione intorno all’aumento delle forze nucleari della NATO.

E quel documento sancisce l’inizio della fine del trattato sulle forze nucleari a medio raggio, che è forse il più importante trattato della Guerra Fredda. Nel momento in cui tale accordo viene smantellato, la guerra nucleare tra superpotenze diventa un’eventualità concreta. In un certo senso la Corea del Nord è quindi un elemento secondario del quadro che si sta delineando. Questo è l’ingrediente principale.

RT: Si parla di una possibile visita di stato di Trump in Cina a dicembre. […] Per quale motivo Lei pensa che la Cina non sia intervenuta per mitigare le tensioni tra Corea del Nord e Stati Uniti?

JP: Credo invece che la Cina sia intervenuta con il fine di allentare le tensioni. Cina e Russia hanno esposto agli Stati Uniti un piano strategico che è stato immediatamente liquidato: se gli Stati Uniti e il governo della Corea del Sud interrompessero le esercitazioni militari a scopo provocatorio e dichiaratamente orientate al cambio di regime, allora cesserebbero anche i test balistici in Corea del Nord. Quindi, Cina e Russia hanno elaborato piani d’azione positivi. Come ho detto, il problema principale è relativo al contenimento degli Stati Uniti, la più pericolosa potenza nucleare del pianeta.

(da RT – Traduzione di Maria Teresa Marino)