L’unione degli arabi è l’unica risposta alla crisi odierna

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Con l’apertura della cinquantanovesima Fiera Internazionale di Damasco, avvenuta questo mese dopo un’interruzione di cinque anni, si può essere portati a credere con cauto ottimismo che la Siria abbia vinto la guerra contro il terrorismo e l’aggressione imperialista; se non militarmente, almeno intellettualmente e spiritualmente.

La Fiera è stata un enorme successo, una vittoria che il popolo della fiera e secolare Repubblica Araba Siriana baathista ha tutto il diritto di celebrare; non da ultimo perché il tema della fiera è stato il rinnovamento infrastrutturale, con espositori da 23 diversi paesi.

Il popolo siriano ha mostrato una enorme resistenza morale fin dall’indipendenza del 1946, nonostante le ripetute minacce di Israele e, recentemente, la guerra occidentale che devasta il paese dal 2011. Ma non solo i siriani hanno dimostrato grande coraggio contro il terrore e la distruzione. Anche i palestinesi, oppressi dal regime sionista di Tel Aviv, hanno mostrato una notevole resilienza. Oltretutto, gli israeliani sono armati fino ai denti con armi nucleari, mentre i palestinesi hanno solo pietre, qualche arma e occasionalmente dei vecchi missili per difendersi.

I palestinesi hanno ogni diritto di abitare la propria terra, e gli occupanti, gli immigrati ebrei europei, sono i veri terroristi che hanno costruito un finto stato e terrorizzato i nativi in ogni modo immaginabile. I palestinesi stanno sopravvivendo contro ogni previsione. Dico “contro ogni previsione” perché a parte la Siria, i palestinesi non hanno altri veri amici nel mondo arabo. Hamas è un gruppo estremista con molte ombre, sia a livello morale che militare, e ha fallito nel proteggere i palestinesi. Non verrà fuori niente di buono da Hamas: sono traditori sia dei palestinesi sia del loro alleato siriano. Non dimentichiamo che mentre infuriava la guerra imperialista contro la Siria, Hamas si allineava con l’Isis e al-Qaeda.

Cosa parecchio interessante, quando gli inglesi hanno offerto agli ebrei europei una parte dell’Uganda hanno rifiutato e insistito sulla Palestina per le connessioni con il racconto biblico; una tattica che gli israeliani hanno perfezionato nel tempo. Sono portato a credere che sia gli ebrei che gli inglesi fossero convinti del fatto che gli arabi fossero un popolo facile da occupare e reprimere. Al tempo non poterono trovare popolo più indifeso, e ci sono molte ragioni storiche e culturali. Gli arabi erano uniti sotto i califfati e hanno goduto di buona autonomia sotto i turchi, e abitano una terra con molte risorse e una lingua in comune, dove l’Islam e il cristianesimo sono accettati come due confessioni diverse dello stesso Dio/Allah.

Tutto ciò è risultato in una cultura araba che si è frammentata non per le differenze, ma per le continuità. La Germania ha combattuto una guerra tra i suoi stessi Stati e contro le potenze straniere di Austria e Francia per unificarsi; la Russia combatte da secoli contro le invasioni; in India il socialismo di Nehru combatte contro l’estremismo induista di Modi; le Filippine hanno subito secoli di oppressione da parte della Spagna e degli Stati Uniti. Gli arabi, tuttavia, sono stati colonizzati dagli imperialisti europei solo nel ventesimo secolo, e anche se gli stati arabi sono tecnicamente indipendenti soffrono le conseguenze del post-imperialismo combinato con un senso di indipendenza e libertà basato sui precedenti millenni di storia araba.

Se la presenza di uno stato come Israele, combinata con la forte presenza militare americana nel mondo arabo, non riesce a mostrare agli arabi i vantaggi della propria unità storica, cos’altro può? Invece si sono fatti manipolare. La divisione tra sciiti e sunniti si sta ulteriormente allargando, mentre prima stava diminuendo. Gli arabi, un tempo il popolo più unito della Terra, ora combattono tra loro per cose di poco conto. Stanno firmando la propria condanna permettendo agli imperialisti di approfittarne. Con l’eccezione della barbarie spagnola del quindicesimo secolo e le crociate, il popolo arabo non ha mai conosciuto una sofferenza pari a quella subita nel ventesimo e ventunesimo secolo. Questa realtà dovrebbe spingere a soprassedere le minime differenze e combattere i veri nemici comuni: Israele e l’Occidente.

C’è solo un leader nel mondo arabo oggi che ha chiaramente compreso l’importanza del panarabismo e dell’unione contro i nemici comuni per il raggiungimento della pace e della prosperità: il presidente siriano Bashar al-Assad. Mentre i paesi arabi sono divisi al loro interno dal settarismo e si compromettono con le potenze imperialiste, solo al-Assad e il Partito Arabo Socialista Baathista possono fornire una leadership abbastanza forte da unire il mondo arabo. Questa leadership esalta la liberazione nazionale, la dignità personale e la prosperità comune. Il mondo arabo deve scegliere tra questo, o l’oblio.

(da Nekda – Traduzione di Federico Bezzi)

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