Strano: con le ONG messe all’angolo, meno morti nel Mediterraneo

Esatto, avete letto bene. Dal Codice ONG richiesto dal Ministro dell’Interno Marco Minniti nel luglio appena passato, non solo sono diminuiti gli sbarchi (meno di 3mila contro gli oltre 10mila dello stesso periodo nello scorso anno, ad agosto un crollo dell’86%) ma, guardate un po’, sono anche diminuiti i morti.

Negli ultimi venti giorni non c’è stato un solo decesso in mare. A dirlo non è certo il cattivissimo Salvini o i “fascisti” di Generazione Identitaria, ma l’Oim, l’Organizzazione Mondiale per le Migrazioni, leggasi una voce che, se mai faziosa si può intendere, potrebbe esserlo solo nel senso opposto.

Come riporta Il Sole 24 Ore:

Sta di fatto che grazie al calo delle partenze, sono diminuite anche le vittime in mare. I migranti morti nel Mediterraneo registrati dall’Oim nel mese di luglio sono stati 230 nel 2014, 226 nel 2016 e 130 nel 2017. Ad agosto si è passati rispettivamente da 689 a 62 fino a 21.

Interessante notare come la stessa Oim, pur ammettendo tacitamente il colossale flop di una retorica ormai posta di fronte alla sua totale inconsistenza, insista nel chiedere “più migrazioni”, nonostante mitighi l’affermazione con altre assimilabili a quell’ “aiutiamoli a casa loro” fino a poco tempo fa bollato come razzista e xenofobo da tutto il pianeta semicolto:

Tre le “ricette” avanzate dell’Organizzazione internazionale delle migrazioni (Oim) per affrontare il problema libico: chiudere i centri per migranti, dove le condizioni sono “inaccettabili” e sostituirli con centri aperti; e al contempo rafforzare i programmi di ritorno volontario umanitario dalla Libia ai Paesi di origine e lavorare alla stabilizzazione del Paese nordafricano.

Noi, frattanto, rivendichiamo il merito di averci sempre visto giusto. Non è un grosso vanto, mi preme di sottolineare: la correlazione tra morti e partenze era ovvia per chiunque non fosse accecato dall’ideologia immigrazionista e multiculturale: Saviano, Mentana e molti altri dovrebbero solo chiedere scusa.

(di Stelio Fergola)