Viaggio nella religione etrusca: fra demoni, divinità e Oltretomba

Alcune delle tombe etrusche presenti nella Necropoli dei Monterozzi, a Tarquinia (VT), ospitano un’ampia collezione di immagini mitologiche, fantastiche e mostruose. Strane donne alate accompagnano le anime dei defunti verso l’Oltretomba, mentre animali feroci e creature bizzarre si alternano lungo le decorazioni sui muri. Su tutte spicca un uomo mostruoso; il viso è coperto da una fitta barba, le sue orecchie sono aguzze come quelle di un satiro e la sua pelle è spesso bluastra. Impugna un grosso martello con il quale sembra minacciare le anime in procinto di entrare nell’Oltretomba. Egli è Charun, il demone della morte della mitologia etrusca.

Gli Etruschi sono sicuramente uno dei popoli più enigmatici dell’Italia antica. Non parlavano una lingua indoeuropea e la loro origine è tutt’ora incerta. Essi sembrano rappresentare un unicum nel panorama dell’Italia pre-romana, localizzati nel centro della nostra penisola e circondati da popolazioni sicuramente più conosciute (Greci, Italici e Celti). L’alfabeto etrusco, che derivava da quello greco arcaico, utilizzava segni grafici molto simili alle rune. Non a caso alcuni studiosi hanno ipotizzato che il Fuþark antico (l’alfabeto runico germanico) derivi in qualche modo dagli Etruschi. Tutte queste particolarità hanno sicuramente aumentato l’interesse verso gli Etruschi, che anche nel loro rapporto con la religione ci hanno lasciato testimonianze ambigue e misteriose.

Conosciamo relativamente poco della primitiva religione degli antichi Etruschi. E’ probabile che avessero una spiritualità semplice e concreta, molto legata ai piaceri terreni della vita e ai fenomeni naturali. Lo si può facilmente intuire analizzando le tombe più antiche, dove ancora non sembrano comparire divinità antropomorfe, creature mostruose e demoni minacciosi. I temi usati sono principalmente i banchetti, le orgie, scene di caccia e di vita vissuta. Segno, questo, di un forte attaccamento alla realtà e alla concretezza.

Le cose iniziano a cambiare verso il VII secolo a.C. Gli Etruschi infatti entrano maggiormente in contatto sia con il mondo orientale che con i Greci stanziati nel sud Italia. E’ probabilmente grazie all’incontro con la religione greca che il pantheon etrusco si popola di demoni e divinità antropomorfe. Fra gli dei più importanti ricordiamo la triade formata da Tinia, dalla moglie Uni e dalla loro figlia Menrva, corrispondenti rispettivamente ai greci Zeus, Era e Atena. Menrva, dea della saggezza e della conoscenza, diventerà poi la Minerva romana. Dal pantheon greco gli Etruschi assimilano anche Apollo/Aplu, Afrodite/Turan, Dioniso/Fufluns e Poseidone/Nethuns.

Un’altra importante divinità etrusca è Voltumna. Conosciuto anche come Veltha o Vel, è un potente dio dell’Oltretomba e non ha corrispondenze nella mitologia greca. Secondo lo storico Marco Terenzio Varrone, Voltumna era il deus Etruriae princeps, il dio supremo del pantheon etrusco. A lui era infatti dedicato il Fanum Voltumnae, il famoso santuario federale della Lega delle dodici città etrusche. Ogni anno, nel bosco sacro del dio Voltumna, gli abitanti dell’Etruria si ritrovavano per celebrare riti in onore alla divinità e rinsaldare i legami di alleanza fra le città. Ancora oggi è incerta l’esatta posizione del Fanum Voltumnae, così come della vicina città di Volsinii. Le ipotesi più accreditate li vorrebbero o a Orvieto o nei pressi del lago di Bolsena.

Pur riprendendo parte della mitologia greca per sé, gli Etruschi hanno sicuramente con le divinità un rapporto più difficile e cupo. Le figure che animano il pantheon dell’Etruria sono infatti spesso entità oscure, ctonie e terribili. Gli stessi commentatori Romani riportano come il rapporto degli Etruschi con il mondo divino e soprannaturale fosse in qualche modo dominato dal metus, dal timore superstizioso. L’uomo etrusco, nella sua fase classica, appare spesso totalmente sottomesso agli dei. Dei la cui volontà è oscura e ambigua, e verso la quale l’uomo non ha nessun libero arbitrio. Il destino, per gli Etruschi, è infatti ineluttabile.

Agli uomini è tuttavia concessa la possibilità di conoscere in anticipo il proprio destino. Per farlo gli Etruschi si affidavano alla divinazione, che nella loro società aveva una grandissima importanza. Famosi erano gli aruspici etruschi, in grado di prevedere il futuro leggendo le viscere di animali sacrificati. Un altro modo per conoscere il destino era invece quello di osservare i fulmini, interpretando attraverso di essi il volere degli dei. Questa pratica era talmente diffusa fra gli Etruschi da provocare sarcasmo e ironia fra i Romani. Il filosofo Seneca diceva infatti che «questa è la differenza tra noi e gli Etruschi, che tengono in massima considerazione la scienza di tener dietro ai fulmini: noi crediamo che i fulmini siano provocati dallo scontro tra le nubi; essi ritengono che le nubi si scontrino al fine di provocare i fulmini. Infatti, poiché riconducono ogni cosa al divino, sono dell’opinione che le cose non abbiano un significato limitato al fatto di essere avvenute, ma che accadano per portare un messaggio.»

Grande importanza avevano infine per gli Etruschi le divinità e le creature che popolano l’Oltretomba. Il demone Charun, per certi aspetti simile al greco Caronte, è solo una di esse. Una grossa fetta del pantheon etrusco è infatti dedicato a entità infernali e sotterranee. Alpan, dea dell’amore, è contemporaneamente anche dea dell’Oltretomba. Lo stesso si può dire del dio Februus, che oltre a essere divinità di guarigione è anche divinità di morte. Nella mitologia etrusca troviamo poi Culsu, mostruosa furia alata e bifronte che vigila sulla porta degli inferi. Le Mania, simili alle Erinni greche, portavano follia e morte. Il marito delle Mania era Mantus (o Manth), che governava sull’intero mondo dei morti. Troviamo poi Suri e il demone Tuchulcha, dalla faccia da avvoltoio e con serpenti avvolti attorno alle braccia. Nella necropoli di Tarquinia è inoltre facile imbattersi nella rappresentazione di Vanth. Si tratta di una divinità (o demone) femminile anch’essa legata all’Oltretomba. E’ dipinta come una giovane donna, dotata di ali e spesso con dei serpenti fra i capelli. Vanth tiene in mano il rotolo del destino ed è messaggera di morte per gli uomini. E’ suo infatti il compito di guidare le anime dei defunti verso l’ingresso degli inferi.

La religione etrusca sembra farsi sempre più cupa e opprimente man mano che si procede col tempo. Inizia infatti l’epoca di crisi per gli Etruschi, schiacciati dai Celti a nord e dai Romani a sud. Molte città etrusche vengono conquistate o distrutte, e gli abitanti dell’Etruria non possono fare a meno di vedere un volere divino in tutto ciò. Più il mondo etrusco crolla, più esso sembra popolarsi di demoni e divinità mostruose. Per scoprirlo in prima persona, basta fare un salto alle necropoli di Tarquinia o di qualsiasi altra importante città della Tuscia. Conoscerete un mondo popolato di animali feroci, guerrieri, divinità e demoni spaventosi. Un mondo ancora oggi fissato sulle parenti di tufo delle tombe.

(di Andrea Tabacchini)