Chiamatela “Trattativa Stato – ONG”

Insomma, i “Santi del mare”, per gli amici ONG, gettano maschere su maschere. In questi mesi di continuo, senza sosta, man mano che si moltiplicano indagini su di loro, che gli si pongono quesiti, che si tenta di imporgli regole.

I Santi “salvavano” le vite in mare fino a un anno fa. Intoccabili peggio di un Papa medievale. Poi si è scoperto che reclutavano i clandestini direttamente in Africa, e si è finalmente prodotto l’ovvio, ovvero che il moltiplicarsi delle “missioni” moltiplica non solo i cosiddetti salvataggi ma anche i morti, alle prime proposte di controllo sulle imbarcazioni le “organizzazioni umanitarie” hanno risposto con un secco “picche”.

Adesso c’è l’ennesimo rifiuto: no al Codice delle ONG proposto dal governo, nella persona del ministro degli interni Marco Minniti. Per meglio dire, 6 delle 9 interpellate (tra cui Sua santità Medici senza Frontiere), hanno rifiutato.

I 13 punti decisi dal Viminale rappresentano un semplice elenco di buon senso: non mandare comunicazioni per incoraggiare le partenze, dichiarare le proprie fonti di finanziamento (ma davvero prima non lo facevano?), non spegnere il trasmettitore per essere monitorabili.

Un regolamento estremamente blando: neanche un piccolo accenno al divieto – che sarebbe sacrosanto – di imporre un limite massimo alle rotte da percorrere che precluda decisamente la vicinanza alle coste libiche ad esempio. Macché. I Santi continueranno ad essere liberi di scorrazzare in lungo e in largo. Ma la maggior parte di loro ha detto “no”.

Ora, è tutta la mattina che mi tormento e mi chiedo: chi rifiuta la presenza dei poliziotti, dei controlli, chi non accetta di sottostare a dei regolamenti, se questi precludono la propria attività? Bravi, la mafia.

La stessa della “trattativa” di cui tanto si parla da decenni, quella successiva alle stragi dei primi anni Novanta. Qui le stragi coinvolgono migliaia di innocenti, prima incoraggiati a partire, alcuni prelevati in mare ma in gran parte abbandonati con il vecchio trucco del “salvataggio”. Più ne partono più muoiono: matematico, ma per chi è in malafede, difficile da accettare.

Paragone forzato? Può darsi. Certo è che gli “umanitari” in pochi mesi hanno subito una proposta di indagine e hanno frignato, una richiesta di collaborazione e hanno strepitato, l’imposizione di un Codice e, guarda un po’, hanno rifiutato. Anche chi ha firmato, come Save the Children, nella giornata di ieri era stata categorica: firmiamo, ma solo se vengono accolte le nostre condizioni.

Certo, ci sarà sicuramente una differenza tra il signor Riina che chiedeva l’abolizione del 41bis e la scarcerazione dei mafiosi condannati al Maxiprocesso, e questi signori. La prima che mi viene in mente è che nella disputa ai corleonesi lo Stato – qualsiasi sia la realtà di quella vicenda – abbia concesso meno. Di fatto il 41bis è ancora in vigore, mentre qui si frigna per l’uso delle armi a bordo alle forze dell’ordine, e si ottiene pure la modifica da Palazzo Chigi.

Si impongono condizioni, regole, postille, ma a farlo non è chi ha il potere di governare. E soprattutto si tratta.

Di solito sono i criminali a comportarsi così. Non solo quelli involontari (come sono tutte le ONG, per l’attività che svolgono e i risultati drammatici che comporta) ma anche coloro che evidentemente agiscono con dolo. Nel promuovere e ricercare il traffico di esseri umani che interessa al proprio giro di affari.

Accettiamo smentite dettate da fatti concreti, ma sapete com’è, siamo abbastanza scettici. Non ci fidiamo molto di chi rifiuta di collaborare con le autorità e pretende pure di dettare il regolamento che dovrebbe essere imposto a se stesso.

(di Stelio Fergola)