Oggetti saccheggiati in Iraq verranno esposti in un “museo della Bibbia” a Washington


La giustizia rimprovera alla famiglia Green, miliardari evangelici, di essersi impadronita di oltre 5500 oggetti d’arte antichi sottratti durante l’invasione americana dell’Iraq,

Sulla scena politica americana, la compagnia Hobby Lobby era conosciuta specialmente per le campagne ampiamente mediatizzate contro l’assistenza sanitaria pubblica. I fondatori della catena di cartolerie, militanti evangelici, si rifiutavano di fornire ai dipendenti una copertura assicurativa che includesse l’acquisto di contraccettivi. Nel 2014, la Corte Suprema degli Stati Uniti ha dato loro ragione in nome della libertà di culto.

La compagnia Hobby Lobby riscuote grande successo sul mercato. Fondata nel 1972 da David Green in Oklahoma, nel cuore dell’America reazionaria, la catena ha attualmente 13000 dipendenti in 41 stati. I negozi chiudono per la messa domenicale e i consumatori vengono accolti nei punti vendita con un accompagnamento musicale a base di “rock cristiano“.

La famiglia Green è inoltre promotrice dell’iniziativa del “Museo della Bibbia“, la cui inaugurazione è prevista a Washington il prossimo novembre. Steve, il figlio del proprietario, ha donato all’istituzione 13 frammenti di papiro del Mar Rosso e svariati altri pezzi provenienti dalla sua collezione privata, di cui si occupa dal 2009.

Il 6 luglio la compagnia Hobby Lobby è nuovamente balzata agli onori della cronaca, più precisamente della cronaca giudiziaria. La famiglia è accusata dalle autorità di aver acquistato oltre 5500 oggetti d’arte antica trafugati durante l’invasione dell’Iraq da parte degli Stati Uniti per il valore di 1,6 milioni di dollari (circa 1,4 milioni di euro) proprio allo scopo di riempire le vetrine del nuovo museo.

Secondo quanto dichiarato dagli inquirenti, gli esportatori, con sede negli Emirati Arabi e in Israele, avevano etichettato come “campioni” e “ceramiche fatte a mano” quelle che erano in realtà tavolette cuneiformi mesopotamiche. La giustizia non crede all’argomento della buona fede.

Ai dirigenti della società statunitense è stato rimproverato di aver ignorato i “segnali di allarme”, malgrado un esperto li avesse messi in guarda circa il saccheggio dei musei iracheni durante l’invasione e la conseguente messa sul mercato di oggetti d’arte trafugati che corrispondevano a caratteristiche specifiche. Al termine del processo, la catena di negozi ha accettato di restituire le migliaia di oggetti rubati in Iraq ed è stata condannata a pagare un’ammenda di 3 milioni di dollari.

Secondo nuove indiscrezioni diffuse il 13 luglio, la famiglia Green avrebbe già altre volte acquistato oggetti importati illegalmente negli Stati Uniti. In questo caso, Hobby Lobby ha dichiarato di non poter restituire gli oggetti, non più in possesso della famiglia perché “disseminati”. Disseminati dove? Si può solo ipotizzare che le vetrine del nuovo Museo della Bibbia verranno esaminate da vicino…

(Da Le Monde – traduzione di Maria Teresa Marino)