Il sostegno di Bergoglio alla dittatura di Videla

Il sostegno di Bergoglio alla dittatura di Videla

Share on facebook
Share on twitter
Share on linkedin

Omicidi, torture e “scomparse” erano all’ordine del giorno sotto la dittatura militare che ha represso l’Argentina negli anni ’70. Papa Francesco, nonostante sia oggi dipinto come un “progressista”, supportò la junta argentina anche collaborando alle atrocità delle quali essa fu responsabile.

Tra le persone più importanti del mondo poche sono state così elogiate dai media come Papa Francesco. Da quando il suo papato è iniziato nel 2013, Francesco è stato elogiato come un riformista interessato alla lotta contro la povertà, i cambiamenti climatici e altre battaglie comunemente indicate come “progressiste”. I media occidentali hanno abilmente sorvolato sul passato dubbio del Vicario di Cristo; un passato non esattamente degno di un progressista interessato ai diritti umani. Nel 1973, il Cile subì un colpo di stato supportato dagli Stati Uniti che portò all’instaurazione della brutale dittatura militare del Generale Augusto Pinochet. All’epoca il Cardinale di Santiago, Raul Silva Henriquez, si oppose fermamente al nuovo regime mettendo a repentaglio la sua stessa vita; un atto che contribuì a frenare gli omicidi politici e le torture che subivano i supporter del presidente deposto Salvador Allende. Tre anni dopo, nel 1976, anche l’Argentina subì un colpo di stato supportato dagli Stati Uniti, il quale portò all’instaurazione della junta militare di Jorge Rafael Videla. La risposta della Chiesa Cattolica al regime di Videla, tuttavia, fu molto diversa da quella che diede in Cile.

All’epoca Papa Francesco, al secolo Jorge Mario Bergoglio, era Padre Superiore Provinciale dei Gesuiti argentini. Se diverse figure cattoliche mostrarono apertamente il loro dissenso contro Videla, Bergoglio non fu tra questi. Di fatto, Bergoglio aiutò il regime di Videla nell’eliminazione dei dissidenti. Documenti governativi confermano che Bergoglio denunciò al governo diversi parrocchiani e alcuni membri del suo stesso ordine come “comunisti”. Nel maggio 1976 due preti gesuiti, Francisco Jalics e Orlando Yorio, furono rapiti dagli squadroni della morte e condotti alla Escuela de Mecánica de la Armada (ESMA), un centro di detenzione con la sinistra reputazione che chiunque ne fosse entrato non ne sarebbe più uscito. Dopo cinque mesi di atroci torture furono rilasciati, gettati in un campo mezzi nudi e narcotizzati. A seguito del loro rilascio, i due preti scrissero di Bergoglio al Vaticano, solo per sentirsi rispondere che era già stato espulso dai Gesuiti per presunti contatti con donne e “conflitti di obbedienza”. Durante il primo processo ai crimini del governo militare argentino nel 1985, Yorio accusò direttamente Bergoglio di aver dato il suo nome, e quello di altri sei civili, agli squadroni della morte. Disse alla corte: “Sono sicuro che lui stessi [Bergoglio] ha fatto i nostri nomi all’Esercito”. Jalics all’epoca si rifiutò di commentare, essendo entrato in un monastero di clausura in Germania. Anni dopo, tuttavia, raccontò in un libro come Bergoglio rassicurò i preti del fatto che avrebbe detto ai militari che loro non erano dei terroristi. Jalics scrisse: “Dalla confessione di un ufficiale e trenta documenti che ho potuto visionare, sono capace di provare al di là di ogni dubbio come quest’uomo non mantenne la sua promessa ma, al contrario, presentò false denunce ai militari”. Gli altri sei membri della parrocchia che Bergoglio denunciò al governo finirono tra le altre migliaia di “scomparsi” della guerra sporca argentina. Papa Francesco continua a evitare di assumersi ogni responsabilità. Da allora Bergoglio ha invocato il suo diritto, garantito dalla legge argentina, di non presentarsi in aula, testimoniando solo una volta nel 2010 riguardo le accuse che gli venivano contestate. Secondo l’avvocato per i diritti umani Myriam Bregman, le sue risposte furono “vaghe”. Bergoglio ha anche cercato di sostenere di essere stato all’oscuro delle atrocità del regime fino alla sua caduta. Ma, come Bregman ha notato, le dichiarazioni di Bergoglio provano che gli alti ranghi della Chiesa erano a conoscenza fin dall’inizio delle torture e uccisioni di innocenti. “La dittatura non avrebbe potuto operare così bene, senza il supporto della Chiesa”, ha dichiarato lei in una intervista a CBS News. In aggiunta, Bergoglio ha sostenuto di non essere mai stato a conoscenza del fatto che la dittatura sequestrava i bambini degli oppositori politici per farli crescere nelle famiglie dei militari. Tuttavia, vi furono all’epoca molte persone che si rivolsero a lui per ritrovare i propri familiari scomparsi; ad ennesima prova che Bergoglio non poteva non sapere.

La cosa più ironica di tutto ciò è che Bergoglio, in qualità di Papa, è stato elogiato come un rappresentante della “teologia della liberazione” anti-capitalistica. Ma decenni fa, lui accusava gli altri preti di portare avanti proprio la stessa teologia. Durante il suo operato come Padre Superiore Provinciale dei Gesuiti, Bergoglio ha sostenuto gli ideali neoliberisti della dittatura teorizzati dall’allora ministro dell’economia José Alfredo Martinez de Hoz – amico stretto di David Rockefeller.
Nonostante le evidenze dei suoi orrori passati, il sostegno dei media verso il Papa dimostra come perfino i crimini più sinistri possano essere sepolti per sempre.

(Da MintPressNews – traduzione di Federico Bezzi)

Share on facebook
Share on twitter
Share on linkedin
E adesso chiedete scusa a Trump
Si dovrebbe chiedere scusa a Donald Trump. Con un po' [...]
Addio a Donatella Raffai, storica conduttrice di “Chi l’ha visto?”
È morta oggi la storica conduttrice di Chi l'ha visto?, [...]
Hoara Borselli e “la penna” (in mancanza di contenuti)
Se a sinistra c’è chi pensa di poter “ricostruire un’egemonia [...]
Perché l’ossessione dei VIP di “lanciare un messaggio” in TV è ridicola
C’era una volta l’arte. E l’arte parlava da sé. Senza [...]
oltre-logo

Iscriviti al nostro Canale Telegram

Non perdere le notizie veramente importanti. In un contesto di disinformazione, oscuramento della libertà di espressione da parte dei mass media, è importante avere canali alternativi di informazione.