Il terrorismo in Europa deve farci riflettere sull’adozione dello Ius Soli

Erano le 11:20 del 7 Gennaio 2015 quando un commando composto da due fratelli franco-algerini, di ritorno dalla Jihad in Siria, attaccava la redazione del giornale satirico Charlie Hebdo; nella serata veniva preso di mira anche un supermercato Kosher da un altro attentatore. Finiva così in Europa la tregua dagli attentati terroristici di matrice islamica che durava dal 7 Luglio 2005, quando un commando di quattro terroristi con cittadinanza inglese attaccarono la metropolitana londinese provocando 56 morti.

Undici mesi dopo, il 13 Novembre, si replicava sempre a Parigi la strage con il terribile assalto al teatro Bataclan e l’attacco suicida allo Stade de France che provocheranno complessivamente 130 morti. Il 22 Marzo 2016 arrivava il turno di Bruxelles con il duplice attacco alla metropolitana di Maalbeck e all’aeroporto, con un bilancio di 32 vittime. In Luglio la replica con la strage di Nizza il 14, il 18 l’attacco a colpi d’ascia sul treno Wurzburg-Heidingsfeld; il 24 l’attacco suicida ad Ansbach in un concerto e il 26 l’attacco alla chiesa di Rouen culminato con un prete sgozzato. A chiudere il nefasto anno, il 19 Dicembre l’attacco ai mercatini di Berlino nella quale un tir si lanciava sulla folla provocando 12 morti. Nel 2017, ad oggi, sono stati effettuati sei attacchi terroristici, di matrice islamica, in ordine: il 18 Marzo Ziyed Ben Belgacem ha aggredito una soldatessa di servizio in uno scalo parigino impossessandosi del suo fucile; il 22 Marzo l’attacco al Parlamento inglese con 4 morti; il 22 Maggio l’attacco suicida della Manchester arena con 23 vittime; il 3 Giugno l’attacco al London Bridge con 7 morti; il 6 Giugno nei pressi di Notre Dame dove Farid Ikken ha aggredito un poliziotto con un martello ed infine il 19 Giugno un auto si è lanciata contro la polizia sugli Champs-Élysées. Da evidenziare come le città più colpite siano Londra e Parigi, città simbolo del multiculturalismo e come gli attentatori, nella maggioranza dei casi, siano immigrati di seconda generazione provenienti da paesi islamici, ma con cittadinanza europea. Ciò grazie allo Ius Soli, in vigore in varie nazioni europee come Francia e Gran Bretagna, che permette a chi nasce in un dato paese di acquisirne la cittadinanza.

Alla luce di ciò sarebbe necessario che la tematica relativa ai metodi di acquisizione della cittadinanza venisse approfondita, prima che il Parlamento italiano deliberi una legge ispirata allo Ius Soli, anche se con alcune razionalizzazioni. In quanto risulta ormai evidente come la cittadinanza di per se non generi integrazione, senza scordare il fatto che in Italia i minori non extracomunitari godono degli stessi diritti di chi possiede la cittadinanza.

(Di Pietro Ciapponi)