I conflitti nell’ex URSS: l’opinione dei giovani del Movimento Antiglobalista Russo

Nello spazio post-Sovietico sono numerosi i conflitti etnici (e non solo) congelati o ancora in corso: se il più famoso e recente fra questi è la guerra in Donbass, condotto dall’esercito ucraino fiancheggiato da divisioni paramilitari d’ispirazione ideologica spesso nazionalsocialista contro le popolazioni russofone ed indipendentiste delle Repubbliche popolari di Donetsk e Lugansk, ci sono altri casi, forse persino più drammatici di guerre fra popoli giustificate da antichi rancori o desiderio di indipendenza. Fra i ragazzi del Movimento Antiglobalista Russo (qui una nostra precedente intervista) abbiamo avuto la possibilità di parlare con Tariel, studente di origini armene a Mosca che ci ha parlato del conflitto in Nagorno-Karabakh; e con Daniil, proveniente dall’Abcasia, una delle repubbliche separatiste della Georgia insieme all’Ossezia del Sud. Li abbiamo intervistati per Oltre la Linea.

Come il conflitto del ha influenzato la sua vita e quella dei suoi cari? 
Tariel: Alla nostra famiglia non è accaduto nulla, poiché viviamo in Russia. Però stavamo male per la situazione ciscaucasica. La situazione lì era tremenda, i centri abitati di Artzach (Nagorno-Karabakh) erano soggetti ad attacchi missilistici, c’erano vittime civili, sono stati registrati gravi danni alle infrastrutture.
Daniil: Nel 2008 cominciò la guerra nell’Ossezia del Sud. Io e la mia famiglia ci trovavamo allora in Abcasia, la nostra patria, a Suchumi. Proprio allora cominciarono ad arrivare notizie allarmanti dal fronte. Gli uomini del nostro quartiere erano all’erta e il nostro vicino immediato una volta corse col mitra in mano nel nostro cortile e ci urlò qualcosa… Insomma, eravamo pronti ad accogliere il nemico e a resistergli. Mio padre, Ruslan Bigvava, aveva combattuto nel Battaglione Pitzundskij durante il conflitto georgiano-abcaso del 1992-93, è stato ferito durante l’ascesa del monte Tzugurovka nel tentativo di prendere le zone circostanti Suchumi, la capitale abcasa. Anche nel 2008, così come 16 anni prima, era pronto a difendere la sua terra, ma alla fine ce ne andammo via, non voleva tradirci e, in caso, lasciarci senza padre e marito. Dopo l’inizio del conflitto eravamo a Mosca. Associo questi eventi a quelli in atto nelle Repubbliche di Doneck e Lugansk… anche in questo caso sono andati ad aiutare dei volontari del Caucaso del Nord. Nella Repubblica di Doneck sono presenti abcasi, cioè il comandante della Brigata Internazionale “Pjatnashka” Oleg Mamiev e l’ex comandante Achra Avidzba (non elenco tutti i miei fratelli, ma meritano tutti “Onore e Gloria”) 

Che giudizio si sentirebbe di dare al ruolo della Russia e degli altri attori esteri (USA, EU) nel conflitto e perché? 
Tariel: Un ruolo fondamentale l’ha giocato la Russia dopo esser riuscita a stabilire dei contatti con i quartieri generali armeni ed azeri in maniera da arrestare lo spargimento di sangue. L’Armenia è un alleato russo, mentre l’Azerbaigian ne è un partner commerciale. Anche l’Iran, gli USA e l’EU hanno cercato di fermare la guerra e risolvere il conflitto in maniera pacifica. La Turchia, al contrario, sin dall’inizio delle ostilità ha supportato l’Azerbaigian. Se ricordate, durante i combattimenti del Nagorno-Karabakh sono stati uccisi alcuni membri delle forze speciali turche
Daniil: Il 58° battaglione russo, giunto ad aiutare l’Ossezia del Nord, ha assolto al proprio dovere e non ha permesso che le forze nemiche penetrassero in Ossezia ed attaccassero l’Abcasia. I volontari del Caucaso del Nord e del Pridnestrov’e, i cosacchi e gli abcasi, che hanno aiutato gli osseti… onore e gloria alle forze di pace russe! Forze che si sono sacrificate, ma non si sono arrese, non si sono ritirate, ci sono rimaste accanto sino alla fine! Gli USA si sono comportati esattamente come in ogni conflitto in cui si sono intromessi: aiuto logistico-tecnico ed invio di forze umane, addestramento dei nostri nemici e propaganda nei loro mezzi di informazione. L’EU è la stessa cosa degli USA. C’erano soldati stranieri tra i georgiani, tra loro anche degli ucraini.

Secondo lei, come si svilupperà la situazione? 
Tariel: Ritengo che il processo prenderà delle pieghe ancora più negative, poiché l’Azerbaigian ha assunto una politica radicale nei confronti dell’Artzach (cioè del Nagorno-Karabakh). Provocazioni azere al confine sono alla regola del giorno. I politici azeri parlano sempre più spesso di una soluzione militare del conflitto che, tra l’altro, è sorto per colpa di Baku. Il Nagorno-Karabakh infatti è stato creato come entità politica grazie ad un referendum, cioè tramite un’espressione pacifica di volontà popolare. Il paese ad avere avviato per primo un’aggressione militare è stato l’Azerbaigian.
Daniil: Al momento attuale la Repubblica dell’Ossezia del Sud e la Repubblica dell’Abcasia sono stati indipendenti, riconosciuti ufficialmente dalla Federazione Russa, dal Nicaragua, dal Venezuela, da Nauru e Vanuatu. Abbiamo una base militare a Gudauta, che protegge la nostra repubblica. In questa base, insieme ai militari russi, prestano servizio anche militari abcasi, agli addestramenti partecipano entrambe le parti. Il riconoscimento della Repubblica di Abcasia potrà divenire una realtà anche per altri importanti stati, ma abbiamo bisogno di maggiore visibilità. Molti negli USA e in Europa non sanno nulla della nostra repubblica. Non sanno non solo come si chiami, ma persino dove si trovi sulla carta geografica. Farci conoscere è un altro grande compito che deve portare a termine il nostro primo presidente, Vladislav Grigor’evic Ardzinba. “Vinceremo”, dicevamo, e abbiamo vinto!

(Di Elia Bescotti – traduzione di Claudio Napoli)