Stanislav Petrov, il russo che salvò l'umanità

Stanislav Petrov, il russo che salvò l’umanità

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Un nome, quello di Stanislav Evgrafovič Petrov, che ai più suonerà come totalmente sconosciuto. Eppure dovrebbe essere un nome stampato a chiare lettere nella mente di ogni persona del nostro pianeta. Questo cittadino russo non è né uno scienziato né un letterato, non è un premio Nobel per la Pace o un santo cristiano: è semplicemente il salvatore dell’umanità. Petrov, comunista fin nel midollo, è il salvatore della razza umana per come la conosciamo oggi. Fu infatti lui, nel 1983, a sventare un’ecatombe nucleare che avrebbe polverizzato e distrutto l’intero genere umano.

Tenente colonnello dell’Armata Rossa, era incaricato di monitorare, nel bunker Serpuchov 15, il sistema missilistico USA. Siamo negli anni finali della Guerra Fredda, che ha visto contrapporsi statunitensi e URSS in uno scontro febbricitante, da vent’anni o poco più è stata superata la crisi cubana, e ora una ancor più grande minaccia si profila per la salvezza dell’umanità. Petrov, nel suo bunker, il 26 settembre 1983 vede dai monitor che un missile atomico è partito da una base nel Montana. Direzione: Mosca. Ciò che tutti temevano si stava avverando: la guerra nucleare che avrebbe portato all’estinzione del genere umano. Da soldato dell’URSS era obbligato a informare istantaneamente i suoi superiori, che avrebbero senza alcun dubbio dato via al lancio dei missili sul suolo americano seguendo quella folle dottrina della “distruzione mutua assicurata”.

Stanislav Petrov, il russo che salvò l'umanità

Per chi non sappia cosa sia questa visione strategica della guerra nucleare la spiegazione è semplice: se tu lanci un missile contro di me, io ne lancio cento contro di te. Risultato? I due contendenti si sono autodistrutti. La MAD, detta con l’acronimo inglese (Mutual Assured Destruction), era la strategia portante dei due grandi blocchi durante gli anni della Guerra Fredda. Nessuno dei due contendenti, rischiando di scomparire dalle carte geografiche, si sarebbe mai azzardato di attaccare direttamente l’altro con ordigni atomici. Per dare un’idea della follia di quegli anni c’è un famoso scambio di battute fra Kennedy e Chruščёv:

Kennedy: «Abbiamo missili nucleari in grado di distruggervi 30 volte.»

Chruščёv: «Abbiamo missili nucleari in grado di distruggervi una sola volta, ed è quello di cui abbiamo bisogno.»

Torniamo nel bunker con il nostro Petrov. Con calma e sangue freddo il tenente dell’Armata Rossa capì che qualcosa non quadrava, non era possibile che gli yankee avessero lanciato un solo e unico missile, nella speranza di farla franca e distruggere Mosca. Decise così di non avvisare i suoi ufficiali e di studiare più approfonditamente la questione. Nei successivi minuti il sistema satellitare sovietico OKO segnalò altri 4 lanci con direzione l’URSS. Possiamo solo immaginare il sangue freddo di Petrov, rinchiuso nel bunker con nella testa il bip dei monitor che pulsava a un folle ritmo. Avendo esaminato tutti i dati e confrontato i risultati, Petrov era sicuro della sua decisione: segnalò ai superiori la rilevazione dei lanci USA come un malfunzionamento del sistema, anziché un vero e proprio attacco nucleare statunitense.

La decisione si rivelò esatta: era un malfunzionamento dovuto a una rara congiunzione astronomica fra Terra, il Sole e il sistema satellitare OKO coincidente con l’equinozio autunnale. L’evento venne reso pubblico dieci anni dopo, furono infatti le autorità militari a volerlo tenere segreto, poiché rivelava un malfunzionamento della tecnologia sovietica, tanto che l’alto comando dell’esercito decise di mandare in congedo il Tenente e di anticipargli la pensione. Stanislav Petrov aveva così salvato il mondo intero e tutto il genere umano da una folle guerra nucleare su vasta scala: un comunista aveva sventato l’Apocalisse.

(di Fausto Andrea Marconi)

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