Migranti e “nuova” UE: l’ennesima umiliazione dell’Italia, perdente tra i perdenti

Una caduta continua, senza freni, resistenze o la minima capacità di reagire e soprattutto di ragionare sulle questioni più importanti. Il luogo è – tanto per cambiare – Bruxelles, i temi sono i soliti, il deperimento è una certezza.

Ci interessa relativamente l’ammordibimento di Theresa May sulla Brexit: se il Regno Unito ha deciso di tenersi milioni di lavoratori residenti, affari loro: hanno cominciato – per lo meno – un’inversione di tendenza necessaria alla loro sopravvivenza che noi non solo non riusciamo a produrre, ma nemmeno a immaginare.

L’incontro nel cuore dell’UE si è concluso come peggio non poteva: Emmanuel Macron e Angela Merkel si accordano per le riforme comunitarie e intascano senza troppi problemi Eba ed Ema, le due agenzie europee che lasceranno il suolo britannico a Brexit avvenuta. Pezzi fondamentali: l’agenzia europea delle banche (Eba appunto)  finirà a Francoforte, dove già ha sede la Banca Centrale Europea. Quella del farmaco (Ema)  finirà a Lille, nella Francia settentrionale.

E non è tutto: i paesi dell’Est rispondono ancora con un secco “no” alla re-distribuzione dei migranti. Macron, a parole, si era detto intenzionato a imporre una linea sulla questione, ma non c’è niente da fare: pesci più piccoli dell’Italia hanno una forza di reagire che da queste parti si sta facendo di tutto per reprimere, approfittando di un popolo stanco, completamente lobotomizzato da una cultura politica che continua a distruggerlo senza pietà. Perfino il ministro dell’interno tedesco, Thomas de Maizière, esprime soddisfazione per le politiche di respingimento di paesi come la Svizzera.

Ai danni, ovviamente dell’Italia. Dove con intelligenza sopraffina ci si appresta ad approvare lo ius soli, perché non contenti dell’impossibilità di integrare centinaia di migliaia di persone di culture completamente diverse, di farle coesistere con milioni di disoccupati e disagiati sociali che già abbiamo sul groppone, di non recepire il fatto che nessun Paese al mondo può avere una politica così spiccatamente favorevole all’immigrazione, nonostante spinte esogene e finanziarie nemmeno troppo velate, beh, nonostante tutto questo, la classe dirigente che ci ritroviamo addosso, ben rappresentata da quel tristo figuro di nome Paolo Gentiloni, continua a produrre dichiarazioni che non hanno alcuna logica, come quella che il premier ha emesso durante l’apertura degli Stati generali degli italiani nelle istituzioni europee: “L’Italia non sarà mai sulla lunghezza d’onda del sovranismo. Ma questo non significa rinnegare il nostro essere italiani”.

Una frase che non vuol dire nulla. Già negare il sovranismo è negare sé stessi. L’aspirazione al mondo aperto e unico, nonostante sia spinta da ogni parte, anche nei Paesi che ci fanno a fette senza osservare alcuna nostra reazione, non solo non è realizzabile ma è dannosa. Ma al di là delle chiacchiere, gli altri sembrano ogni tanto avere qualche sussulto. Su tutti i Paesi dell’Est, i veri grandi protagonisti ai quali non possono che andare le nostre lodi.

A questa balla infinita e criminale della “solidarietà comunitaria ai migranti” non crede nessuno. Tranne noi. Ma noi siamo prigionieri di parlamentari che ci vogliono morti in cambio di un’estensione alla loro platea elettorale. Uomini frutto di tanto marcio, di tanta mala-istruzione, ma anche di questo sistema politico fallimentare e dannoso, che nel medio e lungo periodo ha mostrato appieno tutti i suoi aspetti cancerogeni, formando politici peggiori, studiosi peggiori, dirigenti peggiori. E che impedisce anche ai pochi bravi di tentare di abbozzare una linea.

Un sistema che nei prossimi decenni produrrà classi dirigenti ancora più impreparate, più marce, se non verrà fermato al più presto.

Chiariamo un punto: l’Unione Europea è un’entità costituita da perdenti, queste scaramucce non mutano questo dato di fatto. Il problema semmai è che l’Italia si è dimostrata, ancora una volta, la regina incontrastata tra gli sconfitti.

(di Stelio Fergola)