L’antifascismo paranoico sfregia la tomba di Ettore Muti

Il 12 giugno, presso il cimitero monumentale di Ravenna, è stata sfregiata e vilipesa la tomba di Ettore Muti dai collettivi dei centri sociali. Siamo di fronte all’ennesima manifestazione della più bieca ignoranza antifascista; se ci fu proprio un italiano di cui andare fieri quello è proprio Ettore Muti. Aitante, audace, eroico, coraggioso, sempre pronto a gettarsi nella mischia, mai domo e anzi sempre determinato, questo ravennate, nato il 22 maggio 1902 e morto il 24 agosto 1943, era ancora un ragazzo quando cercò di arruolarsi per partecipare alla Grande Guerra.

Il “GIM dagli Occhi Verdi”, “l’aroma di un’anima pura” furono i soprannomi che gli affibbiò il Vate, Gabriele D’Annunzio, alla vista delle sue straordinarie imprese belliche, da Fiume all’Abissinia, finendo con la Spagna, che gli valsero 12 Medaglie d’Argento, 5 Medaglie di Bronzo e 2 Medaglie d’Oro al Valor Militare. Da “fascista fra i fascisti” era uno molto “pane al pane, vino al vino”; rimangono nella storia i sonori schiaffoni rifilati ai 2 ufficiali della RAF perché avevano osato ridicolizzare l’Ala Littoria durante la Campagna d’Africa del 1942 e l’autentico terremoto che mise in piedi ai danni dei gerarchi poco trasparenti quando venne nominato segretario del Partito Nazionale Fascista al posto di Achille Starace.

Nonostante si fosse accorto della totale impreparazione dell’Italia nella Seconda Guerra Mondiale, del disastro annunciato e dell’abbandono degli storici ideali da parte di Benito Mussolini, gli fu sempre fedele, anche dopo il 25 luglio 1943. Non esitò, infatti, a sparare invettive contro Pietro Badoglio e il suo governo: invettive che gli costeranno la vita nella pineta di Fregene. La sua morte è, e rimane, dopo 74 anni, avvolta nel mistero; sul suo berretto, oggi gelosamente custodito da Diana Muti (sua figlia), si possono vedere colpi di arma da fuoco sparati a distanza ravvicinata. Un vigliacco assassinio, che la sporcizia di chi le ha vilipeso il luogo di sepoltura non riuscirà mai a capire e avere, nemmeno in 1000 anni di vita.

(di Davide Pellegrino)