Manchester, il concerto del nulla: e i distruttori dell’Occidente festeggiano

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Ieri si è tenuto il concerto One Love contro i “distributori di morte”, come li ha definiti il Vate Roberto Saviano. La solita manfrina di frasi sdolcinate in cui si ribadisce che “l’Occidente non si piega”, la “vita ha il sopravvento” e il sempreverde “non cambierete le nostre abitudini”. Repubblica titola Manchester sfida la paura,  la più piccola Unione Sarda invece Manchester: sì all’amore, no al terrore.

Parole vuote, che francamente non mi sento nemmeno di mettere alla gogna con troppa rabbia, ma solo con infinita tristezza: comincio a pensare in tutta onestà che il nostro destino sia segnato. Per colpa di èlite criminali e organi di stampa ancora peggio di loro, che insieme ai soliti intellettuali da strapazzo stanno distruggendo la gente comune, anche nella loro tranquillità quotidiana: problemi che a loro non interessano e non interesseranno mai.

Il TG La7, in serata, fa la solita bieca operazione di propaganda contro i cittadini e  la sicurezza comune. Trump, in serata, scrive questo post su Facebook:

Manchester, il concerto del nulla: e i distruttori dell'Occidente festeggiano

Commentando la posizione del presidente americano che, banalmente, sosteneva quanto fosse ridicolo continuare a seguire un pensiero distruttivo  – quello di multiculturale che fa eco al binomio accoglienza-integrazione, per non ripetere sempre le stesse cose – la conduttrice Francesca Fanuele sentenziava, seguendo il dispensatore di distruzione suo direttore: “Peccato che tutti gli attentatori fossero cittadini inglesi, esattamente come francesi per quanto accaduto in terra transalpina”.

Dire una sciocchezza all’infinito, come robottini lobotomizzati o peggio ancora conniventi, non la rende una cosa né vera né tanto meno intelligente. La risposta all’affermazione non può essere che una domanda, che ribadiamo da mesi anni e tra un po’ saranno decenni, quando saremo definitivamente finiti e delle cazzate di questi signori non si ricorderà più nessuno: “chi li ha fatti cittadini?”.

È una domanda cruciale, perché da essa dipende il fallimento dell’ideale multiculturale, del mondo globalizzato, l’impossibilità di realizzarlo e anche il suo danno oggettivo: per di più verso le persone comuni, quelle che non vanno in giro in taxi privati, limousine o magari attorniati da una bella scorta.

Sappiamo bene che non può avere risposta, perché a questo punto il corto circuito dei progressisti non può andare avanti. Non si può ribattere al fatto che, stante la tragedia di aver fatto cittadini (per motivi esclusivamente ex-coloniali o legislativi poco conta) persone tra cui vi è un certo numero di soggetti ormai capaci di fare danni e di uccidere senza tanti complimenti, non abbia alcun senso continuare a renderne tali altre, nel presente e nel futuro.

E poi, sul concerto di Manchester: “Il bagno di folla è evidente, una grande reazione, visibile dalle immagini”. Quale reazione? Ma cosa vuol dire una frase del genere? Secondo la signora Fanuele centinaia di poliziotti armati fino ai denti e le  misure di sicurezza estreme, ovvie dopo il disastro avvenuto appena il giorno primam, sarebbero una dimostrazione di ostilità alla “paura” “senza cambiare le nostre abitudini”? È uno scherzo, vero?

Secondo la signora Fanuele (e direttamente, secondo il signor Mentana) una massa di persone completamente impotente, circuita per andare a vedere un concerto e purtroppo inconsapevole di tutte le sciocchezze che gli raccontate dalla mattina alla sera, non riempie uno spiazzale per andare a vedere una delle più affermate cantanti pop in circolazione? E averlo fatto sarebbe una reazione? Ma per quale assurdo e psicotico motivo?

Qualsiasi persona dotata di un minimo di buon senso capirebbe la più banale delle ovvietà: se finora abbiamo sbagliato, affrontiamo chi abbiamo già incluso nelle nostre società e, per piacere, smettiamo di includere ancora. È una considerazione elementare, non ha bisogno di chissà quali capacità intuitive per essere elaborata. Forse, non ha nemmeno bisogno di un elevato profilo culturale. È razionale e basta.

Saviano, il grande pensatore, ovviamente non ci arriva. O non ci vuole arrivare, perché anche definirli così sciocchi è ormai diventato ridondante, fastidioso, quasi ridicolo.

Manchester, il concerto del nulla: e i distruttori dell'Occidente festeggiano

Così parla uno dei principali responsabili culturali di questo disastro, che ormai produce decine di attentanti all’anno e centinaia di morti. Così parla una delle figure che hanno contribuito a peggiorare la salute mentale dei comuni cittadini: una salute ormai precaria, traumatica, come ha ben evidenziato la tristissima e francamente compassionevole vicenda di Torino, capace solo di produrre sincera solidarietà verso una massa di persone sottomesse a questo impero di miliardari e ricconi che non fanno altro che dirgli e lobotomizzarli sui principi in base ai quali dovrebbero o non dovrebbero vivere.

L’errore fa parte della natura umana, insistere nel difenderlo e, però, sintomo di qualcosa di ben peggiore, davvero ispirato – a questo punto di dubbi ce ne sono pochi – dal male e lontanissimo dagli ideali etici di cui questi tristi figuri dicono di farsi portavoce.

Il multi-culturalismo è un crimine contro l’umanità. È un crimine contro  l’istinto assolutamente naturale delle etnie e dei popoli a rimanere nelle loro terre e a stare in stragrande maggioranza con i propri simili, forzati da agenti esterni a viaggi che con la guerra – lo dicono i numeri – non c’entrano nulla. È un crimine contro i diritti dei lavoratori, di qualsiasi razza, cultura o regione mondiale: schiavizzati nelle loro terre di origine e schiavizzati dove vengono deportati, impoverendo le popolazioni locali. È un crimine contro il rispetto reciproco tra i popoli, naturalmente infinitamente superiore a quanto le conseguenze di questo disastro stanno portando, creando ex novo razzismo dove non ce ne sarebbe ragione alcuna.

Questi signori meriterebbero un processo, quello della storia, che si spera sia impietoso. Se non dovesse avvenire, possiamo celebrare il nostro funerale.

(di Stelio Fergola)

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