L’insulto alla Folgore: ci fate odiare anche il 2 giugno

Sfila la Folgore durante la parata militare in occasione del 71º anniversario dalla nascita della Repubblica Italiana. Sergio Mattarella non applaude, Laura Boldrini si siede quasi disgustata.


Evidentemente è ancora fresco il ricordo di tale brigata che, in un video di pochi anni fa girato su Youtube, canticchia gli stornelli degli Arditi, scambiati erroneamente per inni del Ventennio nonostante siano nati anni prima. Siamo di fronte al vilipendio della storia in nome di una ignorante pregiudiziale ideologica.

“Mancó la fortuna, non il valore”, è la scritta riposta al 133º chilometro da Alessandria d’Egitto che ricorda il sacrificio della Folgore nelle lande desertiche di El Alamein nell’ottobre 1942. In netta minoranza contro i 50.000 uomini dell’Ottava Armata inglese comandata da Bernard Montgomery riuscì, con circa 3000 paracadutista e un’ottantina di carri armati, a respingere ogni tentativo di sfondamento, infliggendo al nemico gravi perdite con attacchi uomo contro carro che ricordano molto quelli della Division Charle Magne contro i T-34 sovietici nella Berlino in macerie.

Insomma, una resistenza fuori dal comune e che venne onorata da più fronti nei mesi e negli anni successivi. “Il soldato tedesco ha stupito il mondo, il bersagliere italiano ha stupito il soldato tedesco”, è la frase di Erwin Rommel, il Leone del Deserto, che appare nel Sacrario Militare Italiano di El Alamein. “Dobbiamo davvero inchinarci davanti ai resti di quelli che furono i leoni della Folgore,” disse Winston Churchill alla House Of Commons.

“La Divisione Folgore ha resistito al di là di ogni possibile speranza”, sosteneva Radio Cairo alla fine di quelle ostilità. “Gli ultimi superstiti della Folgore sono stati raccolti esanimi nel deserto. La Folgore è caduta con le armi in pugno. Nessuno si è arreso. Nessuno si è fatto disarmare” ebbe a dire la BBC, il 03 dicembre 1942, in merito a quell’eroico sacrificio.

“Ad El Alamein non un solo drappo bianco. Nessun uomo ha alzato le braccia. 32 ufficiali e 262 paracadutisti, feriti e stremati, erano ancora nei ranghi, con le armi in pugno, in piedi, quando il nemico li ha catturati privi di acqua e rifornimenti da sette giorni, e senza munizioni, e dopo avere risposto con l’ennesimo “Folgore!” agli inviti ad arrendersi a braccia alzate”, è ciò che si può leggere nei ricordi di Nino Arena, Comandante della Divisione Ariete in quella battaglia e volontario paracadutista della Repubblica Sociale Italiana.

Spiegatelo al conformismo antifascista bigotto delle nostre due più alte cariche dello Stato.

(di Davide Pellegrino)