ONG: Catrambrone – Moas, il silenzio di chi ha troppo da nascondere

Regina Catambrone, una delle titolari di Moas, la Ong che per anni ha beneficiato di una propaganda di regime ossessiva: L’Espresso due anni fa titolava che “Regina salva i profughi in mare” , Repubblica metteva in testa al suo pezzo di apologia la dichiarazione congiunta col marito “Noi, filantropi del Mediterraneo, abbiamo salvato 4mila profughi”. Santità ovunque, pubblicizzata come se fosse una lattina di Coca Cola, e del resto il fine è lo stesso, ovvero il business.

Sorvolando sul cognome sbagliato della donna (o giusto? Cercando oggi, pare che la versione attuale sia quella corretta), non c’è dubbio che si parli di lei.

Il tema della criminalità intrinseca (e a quanto pare spesso voluta) da parte delle organizzazioni non governative che operano nel Mediterraneo è chiaramente in una fase calda. Questo almeno fino a quando – chi scrive ne è convinto, ma sarebbe lieto di essere smentito – i magistrati “di cartello”, la politica italiana e i potentati economici che la controllano ormai da decenni non riusciranno a “risolvere” la situazione. Che nella fattispecie non vorrà dire alcuna condanna per le ONG: e non certo perché non siano colpevoli di nulla, come ormai possiamo desumere dagli elementi che per l’ennesima volta rimetteremo insieme.

Abbiamo scoperto, insieme ad altri che stanno seguendo la campagna con noi e ai quali dobbiamo sentiti ringraziamenti, ampiamente quali siano le operazioni svolte da questi sedicenti salvatori: non alcuni, ma tutti, dando per scontato il coinvolgimento di migliaia di volontari innocenti che, detto volgarmente, non hanno la minima idea per chi stanno lavorando.

Sappiamo tutto dei loro introiti monetari e direi più che abbastanza sulle loro “scelte fiscali”. Tra chi ha ispirato il nostro lavoro va dato merito a Luca Donadel, personaggio che può – ipotizziamo – essere antipatico, brutto, mediocre e perfino un giornalista di basso livello, ma che in su questa vicenda ha poco di che essere attaccato, se non per volgarissima nevrosi di fronte alla verità dei fatti.

Abbiamo documentato la clamorosa ostilità al procuratore di Catania Carmelo Zuccaro per aver ipotizzato soltanto il reato. Abbiamo visto, proprio ieri, l’atteggiamento mafioso delle ONG di fronte alla proposta di controlli della polizia giudiziaria a bordo, praticamente in coro.

Ultimamente è successo qualcos’altro. I media di massa cominciano ad interessarsi della vicenda e, sebbene tutti sotto la scure della dittatura culturale che ben conosciamo, le possibilità di aprire un dibattito aumentano quanto più gli ascolti, inevitabili per un fenomeno tanto clamoroso, si impennano.

Ed ecco che Matrix, in seconda serata su canale 5, pubblica un’inchiesta da far venire i brividi. Che non solo prova l’ovvietà di ciò che conosciamo tutti ormai da anni e che potevamo supporre – al netto di una propaganda di sistema ossessiva – da almeno un decennio, ma aggiunge ulteriori elementi: la facilità con cui, su facebook e su profili arabi, si possono prenotare i “viaggi”, i profili social degli scafisti, i metodi di pagamento, come se si stesse acquistando su ebay, addirittura gli spot online.

Un sistema che le ONG favoriscono, sempre, anche nella migliore delle ipotesi che comunque non rappresenta la maggioranza dei casi, come vedremo. È un elemento che da solo, senza bisogno di altro, basterebbe come motivo per farle chiudere e per vietare ogni loro attività. Non è un’opinione.

La Catambrone, la “filantropa” viene intervistata nel corso della prima metà della puntata. “Non abbiamo avuto contatti con nessuno scafista”. Che ovviamente può voler dire tutto e niente. Ma non è nemmeno quello il punto.

“Signora, i vostri finanziatori?”
Regina: “Perché chiede i nostri? Gli altri sono chiari nel merito?”
“Perché le navi battono bandiere del Belize e isole Marshall?! ”
Regina: “Perché vengono da lì”
“Ma sono paradisi fiscali..”
Regina: “Sì ma questo lo deve chiedere un magistrato, risponderemo a lui”

E vabbè. Andiamo a vedere cosa producono, questi filantropi del mare. Moas fattura milioni di euro, è finanziata – stranoto, ma è bene riepilogare – da Soros, e spende circa 400mila euro al mese nei presunti salvataggi. Con le loro attività producono un aumento costante degli sbarchi, delle partenze, delle morti. Poi ne salvano di più, e questo finisce bello, scintillante, sulle prime pagine dei giornali: ignorando che se ne partono di più, ne muoiono per forza di più.

Gettiamo la maschera. Che siano organizzazioni criminali ci sono già le prove, sono pure ampie e ben documentate. Almeno per la maggior parte degli sbarchi in Italia, gestiti proprio da Moas. Manca solo la telefonata con lo scafista, che però nulla osta rispetto a tutto il resto: il fatto che li vadano a prelevare, che ci facciano montagne di soldi, che siano finanziate da chi desidera che orde di persone vengano a lavorare per due nichelini nel mondo sviluppato, che evadano vergognosamente il fisco stabilendosi nei cosiddetti “paradisi”.

Riccardo Bonacina, direttore di Vita, durante la puntata di Matrix succitata, ha tentato tristemente di difendere le ONG dal “vergognoso attacco”. Rispondendo con dei dati davvero miseri: le organizzazioni spendono 600mila euro in Africa, e questo sarebbe un buon motivo per dire che “già li aiutiamo a casa loro”. Qualsiasi raffronto con gli oltre 5 miliardi che l’Italia si appresta a spendere anche quest’anno è semplicemente imbarazzante, non meriterebbe nemmeno di essere ribadito.

Il discorso, semmai, è se tutte queste ovvie considerazioni saranno accolte per un’inchiesta o un procedimento giudiziario reale. Cosa di cui dubito fortemente, come dicevo in apertura. Se mai avverrà, sarà un contentino che nulla andrà ad inficiare sul processo in corso, quello di trasporto di migranti in massa. Ben desiderato e protetto. Al massimo lo terrà in ghiaccio finché non si saranno – letteralmente – calmate le acque.

Ma per il resto, datevi pace. Sono prodotti cancerogeni, anche nella migliore delle ipotesi. Chi ha fiutato l’affare, ha capito come farla franca in questo mondo. Travestirsi da umanitario, ben aiutato dai mezzi di informazione di massa, è una veste che resiste molto, e lo stiamo ben osservando in queste settimane.

Chi ci crede ancora: vi hanno semplicemente preso in giro. Nella vita capita fin troppo spesso, specialmente quando si hanno i mezzi di persuasione, economici come culturali.

(di Stelio Fergola)