Populismo o popolarismo, da Don Luigi Sturzo a Marine Le Pen

Si è tenuto questa mattina nell’aula Foa del dipartimento di Scienze politiche presso l’Università degli Studi di Salerno il convegno dal titolo “Populismo o popolarismo? La globalizzazione e i suoi pericoli”. Introdotti dal magnifico rettore Aurelio Tommasetti a discuterne sono stati: il docente di storia del dipartimento di Beni Culturali Carmine Pinto, il vice-direttore del TG1 Gennaro Sangiuliano e il senatore Maurizio Gasparri.

L’intervento introduttivo di Sangiuliano si è basato sulla distinzione tra populismo e popolarismo presentato da don Luigi Sturzo nel suo “La libertà”, secondo cui il populismo è una distorsione del popolarismo e quindi una risposta sbagliata di cui bisogna comunque studiare le ragioni per non determinare la nascita di un antipopulismo oligarchico e antidemocratico. Dopo aver ricordato l’origine russa del termine e del fenomeno populista, Sangiuliano ha ricordato come, secondo Augusto Del Noce, si tratta di uno stadio pre-politico identificandone l’apparizione in Italia con i fasci siciliani descritti da Pirandello ne “I vecchi e i giovani”.

Passando al secondo argomento dell’incontro il vice-direttore del TG1 ha identificato nell’avvento della globalizzazione la crisi dei concetti di destra e sinistra sostituiti da un fronte globalizzato e uno che la rifiuta in toto. “La globalizzazione- ha affermato Sangiuliano- mette in discussione sovranità e rappresentanza politica facilitata dalla scomparsa dei corpi intermedi”. Il professor Pinto ha espresso la sua idea di populismo partendo dall’esperienza statunitense e tracciando i fili comuni in tre caratteristiche: appello al popolo, tradimento del popolo stesso e volontà di sostituire gli oligarchi.

Partendo da un giudizio positivo degli effetti della globalizzazione, il professore ha ricordato come il populismo nutra una grande rappresentazione simbolica delle sue parole d’ordine. “Il populismo- ha proseguito Pinto- ha tre modelli di riferimento: new populism, anglo-sassone e strutturato all’interno del sistema politico, neopopulismo europeo, interno ed esterno al sistema politico e latin populism, facente riferimento ad un leader e in alcuni casi del tutto alternativo alla democrazia rappresentativa”. “Il populismo– ha concluso Pinto – ha determinato dei cambiamenti ma spesso è esso stesso cambiato e ingabbiato dalle strutture della democrazia rappresentativa”.

Le conclusioni, affidate al senatore Gasparri, si sono basate principalmente sull’esperienza politica dell’attuale vice-presidente del Senato che ha sottolineato come la politica sia ancora necessaria. “I politici – ha affermato Gasparri- hanno bisogno del contatto con la gente più che della tecnologia e del consenso popolare proprio come un imprenditore del fatturato della sua azienda. Il mancato ascolto della gente è sbagliato e quando la politica è stata affidata ai tecnici i risultati sono stati fallimentari”.

(di Luca Lezzi)