A tre anni dalla strage di Odessa

Il 2 maggio ricorre il terzo anniversario di uno dei più tragici eventi del XXI° Secolo. Quarantadue manifestanti pacifici furono uccisi quando alcune bande di neonazisti, la maggior parte delle quali provenienti dall’estero, scatenarono l’inferno.

IL PRELUDIO
Alcuni manifestanti pacifici si erano accampati da mesi fuori dalla Camera di Commercio di Odessa per mostrare solidarietà contro le forze neonaziste e golpiste riunite in piazza Maidan a Kiev.
Le proteste sono aumentate dopo il golpe contro il legittimo presidente ucraino Viktor Yanukovych, avvenuto il 22 febbraio 2014, il giorno dopo che gli autori del colpo di stato avevano raggiunto un accordo con il Presidente. Dopo alcune ore, tuttavia, è divenuto evidente che essi non avevano intenzione di tenere fede agli impegni e di conseguenza il Presidente è fuggito durante la notte.
Yanukovych poteva benissimo spostare il suo governo verso una parte più sicura del paese per stabilire un centro di comando. Ha preferito fuggire, lasciando tutto in mano ai golpisti.

MAGGIO 2014
All’inizio dell’anno, le proteste in Novorossiya si svolgevano prevalentemente pacifiche, ma spesso degeneravano nella violenza in quanto bande di fascisti provenienti dall’Ucraina dell’ovest irrompevano picchiando e uccidendo i manifestanti.

Nel maggio 2014, nei giorni precedenti il 9 maggio (le celebrazioni del Giorno della Vittoria contro i nazisti) la situazione ha iniziato a diventare tesa. Sapendo che i russi della regione avrebbero iniziato le celebrazioni dei loro padri per il 9 maggio, c’è stato un aumento della presenza di membri neonazisti e ultranazionalisti. Molte persone furono picchiate per il semplice fatto di indossare il Nastro di San Giorgio, simbolo del Giorno della Vittoria adottato dagli antifascisti.

2 MAGGIO 2014: IL MASSACRO
Il 2 maggio 2014 è iniziato come un giorno qualunque, anche se alcuni gruppi fascisti erano stati avvistati nei giorni precedenti: il gruppo neo-nazista Settore Destro, Svoboda e gli ultras si erano riversati nella regione durante la mattina.

Il pomeriggio, le bande neonaziste hanno iniziato ad attaccare violentemente i manifestanti. A seguito dell’avanzata di questi gruppi, i manifestante si sono nascosti nella Camera di Commercio, barricando sé stessi all’interno per proteggersi. Nel corso del pomeriggio, i fascisti hanno iniziato a sparare contro l’edificio e ad appiccare incendi con bombe molotov. Quando le fiamme sono divampate, i golpisti hanno circondato l’edificio impedendo ai manifestanti di fuggire. Molti di essi, alcuni appena adolescenti, sono morti per asfissia. Altri si sono buttati dalle finestre. I sopravvissuti furono picchiati a morte, nella totale indifferenza delle autorità. Gli eventi furono filmati. Fu un evento di una brutalità barbarica come non si era mai visto nel XXI° secolo.

GLI EVENTI SUCCESSIVI
La Russia, assieme alla Bielorussia, l’Armenia e la Bulgaria, ha fermamente condannato il massacro. L’occidente è rimasto per lo più indifferente, mentre i media mainstream dedicavano poca o nessuna attenzione al massacro. C’era, e c’è tutt’ora, un razzismo strisciante dietro all’indifferenza mostrato verso il massacro di Odessa. Se gli eventi fossero avvenuti nel mondo arabo, magari causati dall’ISIS, se ne sarebbe parlato molto di più; ma poiché le vittime erano Russi, culturamente ed etnicamente, la cosa è passata in secondo piano.

Da una parte, il pubblico europeo è stato condizionato a credere che le barbarie avvengano solo in Medio Oriente, in Africa o in Asia. Dall’altra, i russi vengono ancora dipinti in maniera razzista e calunniosa.

Odessa è sempre stata una città multiculturale. Oltre ai Russi, vi sono sempre esistite forti comunità greche, serbe, romene, turche, albanesi, polacche, e membri di tutte le religioni.
Il fatto che una atrocità del genere sia avvenuta in una città simile, decenni dopo la sconfitta dei nazisti nella regione, sembra inconcepibile.

Lugansk e Donetsk hanno tenuto un referendum per diventare repubbliche indipendenti. Gli eserciti leali a Kiev hanno continuato ad attaccare le regioni del Donbass, ma le forze di difesa formate nel 2014 sono riuscite a salvaguardare la libertà della regione. Il resto della regione storica della Novorossiya continua a soffrire la povertà, la corruzione e il regime estremista di Kiev. Molte di queste regioni attendono solo il giorno per divenire federazion indipendenti o di riunirsi alla Russia.
Il 2 di Maggio rimane un evento tragico. E’ una ferita che non sarà sanata finché il regime di Kiev non riconoscerà la sua responsabilità di aver permesso alle bande neonaziste di aver messo a ferro e fuoco la regione. Tuttavia, visto che le forze di Kiev continuano ad attaccare le forze di difesa del Donbass quotidianamente, questo giorno è molto lontano.

(da The Duran – Traduzione di Federico Bezzi)