Peste, cadaveri e armi biologiche, usanze antichissime

Peste, cadaveri e armi biologiche, usanze antichissime

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L’uso di armi non convenzionali pare essere oggi una novità assoluta da condannare senza mezzi termini, ma in verità l’umanità ha un oscuro passato alle spalle per quanto riguarda armi biologiche o batteriologiche. L’unica differenza fra i nostri giorni ed il passato è che ad oggi l’uso di queste armi è proibito dalla convenzione di Ginevra, firmata dai paesi di tutto il mondo, mentre un tempo non vi era una vera e propria differenza: erano né più né meno armi.

Ovviamente il fatto che l’uomo abbia da sempre utilizzato malattie, cadaveri, veleni e gas per uccidersi l’un l’altro non giustifica il loro diabolico utilizzo, che però risale a tempi lontanissimi. Una armi biologiche più comuni in passato era, per esempio, il lancio, nelle città assediate, di cadaveri putrefatti in modo da far scatenare, entro le mura delle fortezze, epidemie di peste causate dallo scarso igiene.

Altro uso consolidato in tutto il mondo era quello di intingere le punte delle frecce in escrementi per fare infettare il nemico una volta colpito o nel veleno, così da paralizzarlo o ucciderlo una volta anche solo sfiorato dalla punta avvelenata. Famoso è infatti l’uso che certe popolazioni amazzoniche fanno tutt’ora del veleno di alcune rane o pesci delle foreste pluviali. Abbiamo addirittura attestazioni su pergamene cinesi di ricette per preparare gas velenosi da lanciare in urne dentro le città assediate.

Non solo antichi manufatti cinesi, ma anche durante la famosa guerra del Peloponneso che vide opposte Atene e Sparta vi fu l’utilizzo di gas velenosi: siamo nel V secolo avanti Cristo. Per non paliare del nostro medioevo, quando era normalissima la pratica, sopracitata, di gettare cadaveri putrefatti o appestati nei piccoli borghi assediati per scatenare epidemie e pandemie che avrebbero distrutto ogni volontà difensiva del nemico.

Avvelenare i pozzi e le derrate alimentari è una strategia così antica che non ha una vera data d’inizio, non c’è una vera prima volta. Indebolire infatti il nemico e eliminare ogni sua velleità combattiva è il primo modo per vincere una guerra senza combattere. E come insegna Sun Tzu: il miglior generale è colui che vince senza far morire neanche uno dei propri soldati.

Terrore dei mari fu per secoli il famosissimo Fuoco Greco, una miscela ancora oggi sconosciuta che causava delle fiamme che non potevano essere spente né con acqua né con altro materiale se non urina e terra. Era una sorta di Napalm, un liquido micidiale soprattutto se usato in mare. Con questo i bizantini seppero proteggere il proprio impero per lunghi secoli e distruggere un’intera flotta vichinga inviata da Kiev per saccheggiare Costantinopoli.

Il fuoco greco è diventato così leggendario (la sua ricetta era conosciuta solo dall’imperatore e pochi saggi) che lo ritroviamo con il nome di “wildfire” pure nelle novelle di G. R. Martin del Trono di Spade, dove viene usato da Tyrion per difendere approdo del re e distruggere la flotta di Stannis, vero erede al trono, e da sua sorelle Cercei nell’ultima stagione televisiva per eliminare alla radice il problema dell’Alto passero.

Con i progressi della chimica e della scienza le armi chimiche hanno fatto passi da gigante. Primi a riportarli in auge furono i Tedeschi con il terribile gas Iprite, dalla cittadina di Ypres dove venne usato la prima volta nel 1917. Da quel giorno in poi lo studio e lo sviluppo di armi chimiche non si è più fermato. Nel 1920 gli inglesi lo usarono sui ribelli Curdi e Arabi in Mesopotamia, mentre noi italiani lo usammo massicciamente contro i Senussi in Libia e contro gli Etiopi durante la conquista dell’Abissinia voluta da Mussolini.

Benché più volte proibito da associazioni internazionali ogni paese sviluppa ogni giorno armi più terribili. Gli esempi sono numerosi e ben diversi: abbiamo, ad esempio, il Napalm usato dagli americani in Vietnam, dove intere foreste venivano bruciate e rase al suolo da questo fuoco greco moderno per bruciare vivi i vietcong nelle trincee nascoste. Ai nostri giorni Saddam Hussein le utilizzò senza sprezzo di vite umane contro i soldati iraniani durante la guerra Iran-Iraq causando 100.000 morti. Armi chimiche che riuscì a sviluppare grazie ad aziende francesi, tedesche ed inglesi. Il possesso di queste armi, delle quali non si scoprì però mai l’esistenza, causò anche la caduta del dittatore di Baghdad, aprendo quella voragine di fuoco e fiamme che è oggi il Medio Oriente.

In questi giorni a quanto pare gli Elmetti Bianchi, branca legittimata di Al Qaeda, hanno aiutato dei bambini colpiti dal “malefico” Assad con Gas Sarin. Peccato che nelle immagini propagandate da questi boy scout del bene essi indossino solo maschere antigas, mentre il Sarin non agisce solo se inalato, bensì anche contatto con la pelle. Come hanno dunque fatto a salvarsi da atroci sofferenze? Sono forse immortali?

L’uso di questo tipo di armi non deve essere giustificato per alcun motivo, che si tratti di guerra convenzionale o no, e chiunque siano i criminali che le abbiano usate, che vanno puniti senza la minima esitazione. Ma, in fondo non stupitevi se l’uomo ogni giorno inventa modi sempre più sofisticati per ammazzarsi l’un l’altro: siam fatti così.

(di Fausto Andrea Marconi)

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