Eliseo Bertolasi: Siria, un’escalation preoccupante

Una vendetta annunciata! I neocon americani non potevano passivamente arrendersi ai successi (quelli reali) sul campo di battaglia e alla vittoria che le truppe siriane con i loro alleati russi stavano ottenendo contro i terroristi del Daesh in Siria.

L’attacco con missili Tomahawk lanciato la notte del 7 aprile dalle Forze Navali americane contro la base aerea siriana di Al-Shayart segna una svolta inquietante che modifica i rapporti di forza non solo nell’arena militare siriana, ma nell’attuale scontro geopolitico tra Russia e Stati Uniti.

Un attacco, quello americano, a sorpresa, senza alcuna dichiarazione di guerra nei confronti della Siria, senza alcuna base di diritto, effettuato solo per punire Bashr al-Assad, reo secondo la versione americana, d’aver condotto nella provincia di Idlib, controllata dai ribelli, un attacco con gas tossici che ha causato la morte di decine di civili, bambini compresi.

Non meritano nemmeno di essere considerate le giustificazioni buoniste legate ai diritti umani o alla protezione dei bambini impregnate di retorica americana che la Casa Bianca ha anteposto a giustificazione di questo atto d’aggressione unilaterale contro un Paese sovrano. Giustificazioni che sono state amplificate a senso unico dal mainstream euro-atlantico, italiano compreso, tutto allineato e coperto.

Latuff 2011

Queste motivazioni non fanno altro che ammazzare due volte gli stessi bambini siriani, prima vittime di una violenza cieca e fanatica, poi vittime di una speculazione geopolitica e militare che sfrutta la loro morte per rinvigorire in maniera irresponsabile una guerra che ormai si stava concludendo.

Nemmeno si capisce perché questi “signori” d’oltreoceano ogni qualvolta si apprestino a muovere guerra contro quei Paesi che secondo la loro agenda di dominio mondiale devono essere abbattuti, di esempi ce ne sono tantissimi (Libia, Iraq, Afghanistan, Jugoslavia.. ), debbano sempre e comunque “pateticamente” vestire abiti “umanitari”. Neanche hanno il coraggio di dire le cose come stanno, senza speculare su bambini, democrazia, libertà.. parole, sulla loro bocca, ormai totalmente svuotate di ogni significato.

È rimasta solo la legge del più forte, un “far west” planetario che fa a pezzi ogni diritto internazionale. Un’amplificazione globale dello schema hollywoodiano dell’“arrivano i nostri” contro “gli indiani cattivi”.

Se gli interessi e le motivazioni che animano i “cowboy-gendarmi del mondo” fossero veramente la salvaguardia dei civili e l’amore per i bambini, allora perché non è stata data la stessa visibilità mediatica alla strage di civili compiuta e ammessa dalle stesse forze americane il 25 marzo a Mosul, perché non computare anche tutti i civili e i bambini massacrati dalle bombe saudite nello Yemen, o in ultima analisi anche tutti i civili ammazzati nell’Est Ucraina  dal regime di Kiev che, sappiamo, è appoggiato da USA e NATO. L’elenco a ritroso è interminabile. Ma qui si torna al solito doppio standard manicheo che regge l’apparto mediatico occidentale. Ci sono vittime di serie A “buone”, quando sono funzionali agli interessi egemonici americani e vittime pressoché sconosciute “cattive”, quando non solo hanno valore negativo ma addirittura di testimonianza contro le ambizioni di dominio planetario euro-atlantico.

In relazione all’attacco americano, Damasco, ovviamente, ha parlato di “aggressione”. Considerando che Assad ormai stava vincendo la guerra contro i terroristi del Daesh non si capisce perché mai avrebbe dovuto usare armi chimiche (supposto ne abbia avute) contro i suoi avversari, sapendo benissimo che tutta la coalizione che appoggia i terroristi, stava scalpitando per cercare un qualsiasi pretesto, seppur minimo, per scatenargli contro ogni forma di delirio mediatico oltre che a una prevedibile risposta militare. Solo un pazzo suicida si sarebbe mosso in questa direzione.

Latuff 2012

Oltre a ciò fino alla scorsa settimana, secondo la recente dichiarazione di Nikki Haley rappresentante degli Stati Uniti alle Nazioni Unite: “la priorità degli Stati Uniti sulla Siria non era più focalizzata alla rimozione di Assad”.

Mosca attraverso una dichiarazione di Dmitry Peshkov ha subito avvertito: “Le azioni di Washington ancora una volta sono state qualificate come un atto di aggressione, contrario al diritto internazionale”.

Secondo il ministro degli esteri russo Sergei Lavrov: “È un atto di aggressione, sotto un falso pretesto”, un attacco che ricorda l’invasione americana dell’Iraq nel 2003. “Ma allora hanno almeno cercato di fornire le prove. Il mio buon compagno Colin Powell ha mostrato una provetta con, sembrava, della polvere, sostenendo che era antrace. Qui non si sono nemmeno degnati di portare almeno qualche fatto. Hanno speculato solo con foto di bambini, basandosi su dati non comprovati dei cosiddetti “caschi bianchi”, specializzati nelle messinscene”, ha aggiunto Lavrov.

La Russia ha aiutato “concretamente” la Siria a liberarsi dai tagliagole del Daesh, gli Stati Uniti al di la degli altisonanti  proclami sulla “lotta al terrorismo” non hanno mai fatto nulla, anzi si può dire che lo stesso Daesh, in sostanza, non è altro che una loro creatura. Se ci fossero stati ancora dei dubbi riguardo a ciò, penso che questo bombardamento li abbia ormai dissolti. Questo bombardamento, in concreto, da una mano ai terroristi islamici del Daesh di Al-Nusra e delle altre organizzazioni presenti in Siria. Fa un certo effetto vedere le più importanti cancellerie europee che dicono di voler contrastare a casa loro il terrorismo islamico, approvare e compiacersi per questo “aiutino” americano agli stessi terroristi.

Latuff 2015

Ora gli Stati Uniti stanno ripetendo il copione del 2013, quando a Ghouta in Siria, sempre in seguito a un presunto attacco con armi chimiche da parte dell’esercito siriano contro la popolazione civile, si è sfiorato l’intervento militare americano. Tale attacco chimico si è rivelato poi una provocazione degli stessi ribelli (più o meno “moderati”) per dare agli Stati Uniti il pretesto d’intervenire in guerra contro Assad. A questa conclusione approdò anche il Massachusetts Institute of Technology, una delle più importanti università di ricerca del mondo, di certo non un organo di propaganda russo.

Questa volta però il diretto intervento militare americano c’è stato, immediatamente, con un tempismo che lascia stupefatti, senza prove, senza nemmeno una commissione d’inchiesta indipendente o indagini sull’accaduto, ma solo sulla base di accuse mosse dall’ormai “noto” Osservatorio Siriano per i Diritti Umani con sede in Inghilterra e dai controversi “elmetti bianchi”.

Mi sembra un po’ poco per iniziare un’azione militare che può facilmente portare a uno scontro diretto con la Russia con conseguenze spaventose di portata mondiale.

Ma se lo scopo fosse proprio questo? Portare la Russia in guerra, far pagare alla Russia sia la sua egemonia in Medio Oriente, sia il suo ritrovato peso geopolitico di superpotenza in un nuovo ordine mondiale multipolare?

Sono anni che la Russia e il suo presidente Vladimir Putin sono sottoposti a una costante campagna di denigrazione da parte dei media occidentali, finalizzata alla loro demonizzazione.

Anche l’attentato terroristico islamico di San Pietroburgo, ora, dopo il bombardamento americano in Siria assume dei contorni che sembrano come minimo d’intimidazione. Quasi un segnale per mostrare al Cremlino le potenzialità del Daesh di colpire dove e quando lo desideri sul territorio russo. Chi sono i suoi reali mandanti?

La stessa tempestività del bombardamento americano indica che sul tavolo l’opzione militare contro la Siria era già pronta molto prima dell’attacco chimico incriminante. Una cosa è certa: il riavvicinamento previsto tra Stati Uniti e Russia prospettato dalla vittoria di Donald Trump appare ora più che mai lontano.

Rimangono aperte molte incognite.

Che farà la Russia? Questa volta è stata preavvisata dagli americani del loro imminente bombardamento. Tutto dipende dalle finalità di quest’attacco: solo un’ostinata rivincita americana sui successi russo-siriani o l’inizio di un loro cambio radicale d’approccio alla guerra in Siria. Lo vedremo presto. Se questi attacchi si ripeteranno, in tal caso la Russia userà, o non userà i suoi missili SS400 installati in Siria per intercettare velivoli da guerra e missili americani?

Nel frattempo, come annunciato da Vyacheslav Trukhachev, capo del dipartimento di supporto informativo della Flotta del Mar Nero, la fregata “Ammiraglio Grigorovich”, si è unita al raggruppamento permanente delle Forze Navali russe del Mar Mediterraneo ed è pronta a svolgere missioni di combattimento in Siria.

Una panoramica della fregata Ammiraglio Grigorovich

Allargando il focus dal mero contesto siriano, per completare questa analisi, non bisogna dimenticare che in questi ultimi mesi la NATO ha schierato una prepotente forza militare a ridosso dei confini della Russia composta da migliaia di soldati e centinaia di mezzi con il pretesto di predisporsi a respingere una fantasiosa invasione russa dell’Europa orientale, Stati baltici compresi, anche in questo caso senza mostrare alcuna prova dell’incombente minaccia russa.

I fatti ci indicano che sullo scacchiere dell’Europa orientale i tank della NATO sono posizionati a una giornata di marcia da Mosca. Sul quadrante siriano, la possibilità che nuove ritorsioni americane possano entrare in collisione con le forze armate russe è solo questione di tempo.

Tutto induce a ritenere che da parte americana non si stia bleffando, temo che se non s’invertirà rapidamente questo trend a breve si arriverà a un conflitto diretto tra gli USA e la Russia le cui conseguenze sono facilmente immaginabili.

(Eliseo Bertolasi)