Omaggio a J. R. R. Tolkien, artefice di mondi e di eroi

«Ma io non amo la lucente spada per la sua lama tagliente, né la freccia per la sua rapidità, né il guerriero per la gloria acquisita. Amo solo ciò che difendo: la città degli uomini di Nùmenor; e desidero che la si ami per tutto ciò che custodisce di ricordi, antichità, bellezza ed eredità di saggezza.»

Dopo Harry Potter, quella de Il Signore degli Anelli è stata la saga cinematografica ad aver avuto in assoluto più successo, superando addirittura l’immortale Guerre stellari. Al regista neozelandese Peter Jackson va il merito di aver saputo portare sul grande schermo due delle più famose opere letterarie di J. R. R. Tolkien, per l’appunto Il Signore degli Anelli e Lo Hobbit. Pur essendo prodotti godibili, le trasposizioni cinematografiche sono sicuramente piene di limiti, in quanto Jackson ha dovuto accorciare e modificare significativamente la trama, banalizzando o addirittura stravolgendo l’universo e la mitologia tolkieniana.

Tolkien viene a ragione considerato il padre della letteratura fantastica, in particolare del fantasy; ma non bisogna dimenticare alcuni precedenti illustri come H. P. Lovecraft e R. E. Howard (padre di Conan il barbaro). John Ronald Reuel Tolkien nasce a Bloemfontein, in Sud Africa, da famiglia inglese, il 3 gennaio del 1892. Rimasto orfano di padre ancora bambino, dalla madre eredita la passione per le lingue straniere e i miti celtici, sassoni e scandinavi che tanta importanza avranno nella sua narrativa. Alla morte della madre, nel 1904, il giovane Tolkien viene affidato a un sacerdote, che darà al futuro scrittore una formazione fortemente cattolica, a dispetto delle origini inglesi. Al college, Tolkien apprende il greco e il latino, oltre a iniziare gli studi delle lingue sassoni, germaniche e finniche. Sarà in questi anni che la sua passione filologica e linguistica lo porterà a inventare lingue tutte sue, quelle che nel mondo della Terra di Mezzo diventeranno poi l’elfico e il nanico.

Nel 1915 si sposa con Edith Bratt e, nello stesso anno, parte volontario per la Prima Guerra Mondiale. È proprio lo sconvolgente ambiente delle trincee della Somme a ispirargli l’idea di quella che poi diventerà la Terra di Mezzo. Tornato dalla guerra, inizia la carriera di insegnante, coprendo le cattedre universitarie di filologia, letteratura medievale e lingua inglese. Fino a questo momento i suoi scritti si possono suddividere in due categorie: i racconti per bambini (soprattutto per i suoi figli) e i racconti legati al suo universo fantastico. Sarà Lo Hobbit, pubblicato per la prima volta nel 1937, ma iniziato negli anni Venti, a unire i due filoni. Se infatti l’opera nasce come racconto per ragazzi, l’ambientazione lascia ampio spazio a elaborazioni future, traendo a piene mani dai miti della tradizione germanica e anglosassone (come il Beowulf, il Canto dei Nibelunghi o l’Edda in prosa): si tratta infatti del primo romanzo avente come ambientazione la Terra di Mezzo.

Nel medesimo universo fantastico è ambientata anche la trilogia de Il Signore degli Anelli (pubblicata nel 1954-55), l’opera sicuramente più famosa e fortunata dell’autore britannico. Pur costituendo la naturale continuazione de Lo Hobbit, con Il Signore degli Anelli cambia radicalmente lo stile narrativo: non abbiamo più di fronte un romanzo fantastico scritto per un pubblico giovane, ma una vera e propria epica, colma di messaggi e sfaccettature che solo un lettore esperto e interessato può cogliere appieno. A Tolkien va anche dato merito di aver saputo inventare decine di lingue e idiomi, con relativi alfabeti e pronunce, per dare maggiore spessore e realismo alle proprie opere.

Lo Hobbit e Il Signore degli Anelli, però, sono solo due delle opere ambientate nella Terra di Mezzo, sebbene le più famose. Oltre all’attività letteraria, anche la vita privata di Tolkien si affaccia su tale universo fantastico: in un’altra opera in esso ambientata, il Silmarillion, è descritta la storia d’amore di Beren e Luthien; e proprio Beren e Luthien sono i nomi che, in vecchiaia, Tolkien vuole scolpiti sulle lapidi sua e di sua moglie Edith.

Il grande scrittore muore il due settembre 1973, a ottantun anni. Sarà grazie al figlio Christopher che molte sue opere, altrimenti perdute, saranno pubblicate solo postume. Tutta la narrativa fantastica di oggi è sua debitrice: egli ne ha creato miti, canoni e linguaggi. Sono centinaia, se non di più, gli scrittori, pittori, musicisti e artisti che hanno tratto spunto dalle sue opere; a volte creando capolavori, più spesso con risultati mediocri. Ma a Tolkien è forse debitrice tutta la letteratura odierna: il suo incessante lavoro di studioso e filologo ha portato allo studio e alla traduzione di moltissimi testi antichi anglosassoni e germanici; e le sue opere di saggistica sono ancor oggi studiate e apprezzate. Da non dimenticare, inoltre, la sua partecipazione al monumentale Oxford English Dictionary, summa storica della lingua inglese.

(di Andrea Tabacchini)