Il doppiopesismo sui dazi di Trump

Aiuto i dazi! Chi ci difenderà ora dal malefico Trump? Urlano i giornali che hanno scoperto oggi i nuovi decreti del Presidente americano. Eppure i dazi sono sempre esisti, in varie misure e varie forme (tant’è che appunto il famigerato TTIP avrebbe dovuto cancellare ulteriori dazi, progetto già fallito non a causa di Trump). I dazi “c’erano anche con Obama, ma in quel caso si trattava di dazi democratici, intelligenti a prescindere”, come ha sottolineato Mario Sechi, svelando i documenti che provano che i dazi imputati a Trump in realtà fossero stati voluti da Obama.

Certo, Trump a questi dazi potrebbe opporsi e cancellarli, magari andando contro le sue stesse promesse elettorali. Ma perché dovrebbe? Ma soprattutto: perché i giornali trattano la stessa identica faccenda con due pesi e due misure? Forse perché i giornali scoprono le notizie al momento opportuno? Forse perché un presidente che faccia l’interesse con orgoglio dei suoi cittadini non fa comodo?

Sempre Mario Sechi ci fornisce una lista di tutti i prodotti a cui gli USA applicano dazi fin dal 1999 (sotto Clinton e mantenuti con Obama). L’importante non è fare informazione, non è documentare, ma piuttosto fare politica ad personam. Perché Trump sbaglia a prescindere, Obama e i democratici sono invece a priori nel giusto. Ne è un esempio Repubblica che ha titolato: “Dazi, tutti contro Trump”.

Ma dov’erano gli stessi media quando l’Europa metteva non i dazi, ma il blocco totale del commercio contro la Russia, uno dei mercati principali per l’Europa, proprio per volere degli USA di Obama? Un blocco che ha mandato in crisi interi settori produttivi italiani e sul lastrico centinaia di famiglie? E dove sono tutt’oggi quelli che invocano il libero mercato ma solo di domenica? Gli scambi con i dazi americani sono già all’incirca 2% del totale tra USA ed Europa ai quali potrebbe aggiungersi qualche altro centinaio di milioni con questi nuovi provvedimenti. Briciole in confronto al blocco sul mercato russo che ha fatto perdere quasi 25 miliardi di scambi l’anno dall’oggi al domani.

Nel mentre, il Parlamento britannico scoppia in fragorose risate ascoltando le parole della May mentre parla di Unione Europea che dovrebbe ispirarsi a valori “liberali e democratici”, facendo poi fatica a trattenersi anche lei. Fa ancora più ridere poi la dichiarazione di Gentiloni in risposta ai dazi di Trump che in realtà sono di Obama quando dice che: “La qualità non ha frontiere”. Perché? Perché l’Italia e l’Europa importano fiumi di olio tunisino, pomodoro cinese, latte est europeo, pesce thailandese, arance marocchine. Qualità, si diceva. Ma in fondo anche la qualità, oltre che l’informazione, è democratica.

(di Riccardo Piccinato)