A 98 anni dal Manifesto di Sansepolcro: Patria e rivoluzione

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Era il 23 Marzo del 1919 quando, nonostante le minacce delle guardie rosse di impedire l’adunata, a Milano nella centralissima Piazza di Sansepolcro vennero fondati i Fasci Italiani di Combattimento. Carta costitutiva e programmatica di questo movimento fu il Manifesto di Sansepolcro, alla cui stesura collaborò il parlamentare socialista, e successivamente legionario fiumano, Alceste De Ambris. Ai Fasci di Combattimento aderirono uomini ideologicamente molto eterogenei, partendo dai reduci della Grande Guerra e dagli Arditi, e si potevano facilmente trovare futuristi, sindacalisti rivoluzionari, anarchici, repubblicani e nazionalisti. Politicamente questo movimento era collocabile alla sinistra rivoluzionaria, in quanto chiedeva audaci riforme sociali (minimi di paga, partecipazione dei rappresentanti dei lavoratori al funzionamento tecnico dell’industria e altro ancora) e la proclamazione della repubblica; allo stesso tempo erano però presenti proposte che ai giorni nostri riterremmo spiccatamente di destra, basate sull’acceso nazionalismo che permeava ogni parte del programma fascista, come l’istituzione di una milizia nazionale o una politica estera nazionale intesa a valorizzare, nelle competizioni pacifiche della civiltà, la Nazione italiana nel mondo. L’obbiettivo dei Fasci Italiani di Combattimento era quello di creare una terza via, differente da quella tracciata dalla rivoluzione russa e dal capitalismo mercantile anglo-americano.

A 98 anni dal Manifesto di Sansepolcro: Patria e rivoluzione

Al fine di comprendere al meglio il sopracitato manifesto lo proponiamo qui in versione integrale:

“Italiani! Ecco il programma di un movimento genuinamente italiano. Rivoluzionario perché antidogmatico; fortemente innovatore antipregiudiziaiolo.

Per il problema politico noi vogliamo:

a) suffragio universale a scrutinio di lista regionale, con rappresentanza proporzionale, voto ed eleggibilità per le donne.

b) Il minimo di età per gli elettori abbassato a 18 anni; quello per i deputati abbassato a 25 anni.

c) L’abolizione del Senato.

d) La convocazione di una assemblea Nazionale per la durata di tre anni, il cui primo compito sia quello di stabilire la forma di costituzione dello Stato.

e) La formazione di Consigli Nazionali tecnici del lavoro, dell’industria, dei trasporti, dell’igiene sociale, delle comunicazioni, ecc. eletti dalle collettività professionali o di mestiere, con poteri legislativi, e diritto di eleggere un Commissario Generale con poteri di Ministro.

f) L’elezione popolare di una magistratura indipendente dal potere esecutivo.

Per il problema sociale noi vogliamo:

a) La sollecita promulgazione di una legge dello Stato che sancisca per tutti i lavoratori la giornata legale di otto ore di lavoro.

b) Minimi di paga.

c) La partecipazione dei rappresentanti dei lavoratori al funzionamento tecnico dell’industria

d) L’affidamento alle stesse organizzazioni proletarie (che siano degne moralmente e tecnicamente) della gestione di industrie e servizi pubblici.

e) La rapida e completa sistemazione dei ferrovieri e di tutte le industrie dei trasporti.

f) Una necessaria modificazione del progetto di legge di assicurazione sulla invalidità e sulla vecchiaia abbassando il limite di età, proposto attualmente a 65 anni, a 55 anni.

Per il problema militare noi vogliamo:

a) L’istituzione di una milizia nazionale con brevi servizi di istruzione a compito esclusivamente difensivo e il disarmo generale.

b) La nazionalizzazione di tutte le fabbriche di armi e di esplosivi.

c) Una politica estera nazionale intesa a valorizzare, nelle competizioni pacifiche della civiltà, la Nazione italiana nel mondo.

Per il problema finanziario noi vogliamo:

a) Una forte imposta straordinaria sul capitale a carattere progressivo, che abbia forma di vera espropriazione parziale di tutte le ricchezze.

b) Il sequestro (confisca) di tutti i beni delle congregazioni religiose e l’abolizione di tutte le mense vescovili che costituiscono una enorme passività per la Nazione e un privilegio di pochi.

c) La revisione di tutti i contratti di forniture di guerra ed il sequestro dell’85% per cento dei profitti di guerra.

d) La gestione cooperativa della produzione agricola e la concessione della terra ai contadini.”

(di Pietro Ciapponi)

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