CETA: l’ennesimo attacco all’economia europea

CETA (Comprehensive Economic and Trade Agreement) è il nome che hanno dato al trattato di libero scambio di origine canadese, non troppo diverso dal famoso TTIP. In sostanza, un altro problema a livello commerciale nei confronti dell’Unione Europea. Il Parlamento europeo si è pronunciato in proposito il 15 febbraio 2017, approvando il trattato. Si tratta di un enorme possibilità di business, permettendo la partecipazione di concorrenti europei e canadesi a gare di appalto locali, la possibilità di scambiare merci eliminando dazi espressi in percentuale al valore dell’import.

È importante sapere che, approvato il CETA, si è entrati in un meccanismo molto più grande di quello presentato. Se appunto il TTIP è stato accantonato momentaneamente, con questo nuovo trattato l’Europa si inserisce nel grande commercio nordamericano, e ciò la fa entrare in un altro mercato, quello fondato su un altro accordo commerciale: il NAFTA (tra Canada Stati Uniti e Messico). Si presenteranno quindi multinazionali americane pronte a commerciare liberamente con noi, con uno scambio merci soggetto chiaramente a controlli molto relativi e sicuramente meno ferrei di quelli europei. Scarsità di controlli e grande importazione di merci a basso costo che non gioverà di certo a noi.

Chi ne risentirà di più saranno sicuramente le piccole imprese che inevitabilmente verranno schiacciate, costrette pian piano a chiudere battenti. Paradossalmente abbiamo la Russia che potrebbe (anzi vorrebbe) avere un rapporto commerciale con noi, ma continuiamo (come Unione Europea, si intende) ad emettere sanzioni importanti nei suoi confronti, chiudendo quindi la porta a un mercato strettamente collegato tanto a livello geografico quanto a livello complementare, facendo quindi gli interessi d’oltre oceano. Con il CETA abbiamo creato un legame molto più forte di prima con il continente americano. Con chi di certo non vuole il bene comune dell’Europa, ma ci vede come terra da sfruttare. Un continente su cui già esiste il controllo militare e ora anche quello commerciale.

(a cura di Prospettive Globali)