Berserker, i sacri guerrieri di Odino

Audacia, spavalderia e forza. Queste sono alcune fra le virtù tipiche dei guerrieri e degli eroi delle antiche saghe norrene. Essere un vichingo voleva dire affrontare il mare in tempesta, saccheggiare, uccidere e stuprare senza alcuna pietà, perché il più forte trionfa sempre sul più debole. La società vichinga era totalmente intrisa di violenza e ancora oggi, quando ci approcciamo alle antiche saghe norrene come quella dell’eroe Egill o dei re di Norvegia (Heimskringla), leggiamo di battaglie, faide sanguinose e duelli all’ultimo sangue. Non per questo dobbiamo pensare che fosse una società anarchica e priva di regole, ma anzi la violenza stessa era il pilastro della legge e serviva ad arginare lo scoppio incontrollato della stessa. Per quanto possa sembrare inverosimile, i guerrieri del nord seguivano un rigido codice di leggi e regole che spesso faceva riferimento anche all’onore. Gli eroi vichinghi, dai temuti figli di Ragnar ad Harald Hardrada, erano sempre in qualche modo positivi, seguivano la strada dell’onore e non venivano mai meno ai loro giuramenti. Le battaglie, per quanto sanguinose ed efferate, erano il luogo dove ci si poteva mettere in mostra e diventare famosi, ed erano regolate da codici non scritti.

Ma c’era una categoria di guerrieri che esulava ogni regola, degli ubermensch in piena regola, che erano più vicini al mondo degli dei e delle bestie. Questi erano i Berserker, i temibili guerrieri orso delle saghe e delle leggende. L’etimologia del nome, benché discussa, sembra provenire dalla parola norvegese berr, che significa orso, e sarkr, maglia, stando a significare “maglie di orso”, “vesti di orso”. Questi erano una sorta di uomini sacri: la loro intera vita era infatti dedicata ad Odino, dio vittorioso della guerra. Agli albori della società vichinga vivevano in piccole comunità, di solito nel folto della foresta o in zone disabitate, dove cacciavano e praticavano riti in nome di Odino e degli dei. Con l’inizio delle invasioni vichinghe in Inghilterra e nell’intera Europa, i guerrieri orso iniziarono a veleggiare insieme ai razziatori, esportando così la loro fama in tutta Europa. In battaglia tutti temevano i Berserker, spesso non portavano armature, solamente pellicce di orso o di lupo, (coloro che indossavano pelli di lupo si chiamavano ulfheðnar, “teste di lupo”). Armati con spade e asce, scatenavano la loro furia senza seguire nessuna regola, caricavano a testa bassa il nemico uscendo dal muro di scudi e infierivano sui corpi dei caduti.

Il loro selvaggio modo di combattere era spesso dovuto all’uso di sostanze allucinogene o di droghe che li portavano alla piena follia. Lo stadio di completa alterazione di sé veniva chiamato Berserkesgrang (divenire Berserker) e veniva raggiunto grazie all’utilizzo di funghi allucinogeni e velenosi (come l’amanita muscaria) o con l’uso di alcolici in grandissime quantità. Ciò li portava a un estasi e una furia tale che in battaglia non sentivano le ferite e a volte attaccavano pure i propri compagni. La sola presenza di Berserker sui campi di battaglia poteva incutere il nemico ad abbandonare lo scontro e a fuggire, e le loro prestazioni erano così bramate che più di un re scandinavo li assoldò come guardia del corpo. Il lungo uso di sostanze stupefacenti e la completa immersione in un mondo così violento li portò spesso ad alterazioni del carattere e a vere e proprie malattie mentali come l’isteria, l’epilessia e scoppi di furia incontrollata. Prima di una battaglia erano soliti mordere i propri scudi dall’eccitazione ed a ululare e ringhiare come bestie feroci. La loro fama di conseguenza non era delle più lusinghiere: assassini, sicari, saccheggiatori e stupratori, i Berserker erano sì temuti, ma anche allontanati dalla società perché non seguivano alcun ordine o legge. La loro unica legge era la violenza.

I racconti delle loro gesta sono però innumerevoli e celebrati nelle saghe, come nella Haraldskvæði, dove vengono descritti gli ulfheðnar di re Harald Bellachioma:

I’ll ask of the berserks, you tasters of blood, Those intrepid heroes, how are they treated, Those who wade out into battle? Wolf-skinned they are called. In battle They bear bloody shields. Red with blood are their spears when they come to fight. They form a closed group. The prince in his wisdom puts trust in such men Who hack through enemy shields.”

Con il trionfo del cristianesimo i folli guerrieri di Odino vennero visti sempre meno positivamente (essendo fieramente pagani), fino a che non scomparvero definitivamente con le divinità che avevano adorato. Rimasero vivi nelle leggende e nei poemi, imperituri manifesti delle loro gesta. Quella dei guerrieri-bestia non era però una caratteristica unica dei popoli scandinavi: Paolo Diacono, lo storico dei Longobardi, racconta proprio che i conquistatori d’Italia avevano nel proprio esercito dei cinocefali, guerrieri dalle teste di cane. Questi non erano altro che la versione Longobarda, quindi anteriore, degli ulfheðnar, (il cane e il lupo erano infatti considerati come simili nel panorama mitologico barbarico). Prove e documenti che parlano di guerrieri lupo o cane sono stati trovati presso tutti i popoli indoeuropei dall’India fino ai fiordi norvegesi. Molto probabilmente furono le leggende dei Berserker vichinghi e dei bellicosi uomini lupo ad ispirare le leggende dei Werewolf, i lupi mannari, divenuti ormai celebri nella cultura di massa.

(di Marco Franzoni)