Giornalismo e scorrettezza: binomio solido in Italia

Nell’esercitare il diritto di cronaca e di critica i giornalisti, ed i mass-media in generale, in quanto operatori professionisti, devono rispettare precisi obblighi giuridici e deontologici. I primi sono sanciti da una giurisprudenza della Corte di Cassazione oramai costante e consistono del rispetto dei canoni della verità, della rilevanza pubblica a conoscere la vicenda trattata, nonché della continenza del linguaggio utilizzato.

Fermo restando quanto sopra, sugli operatori dell’informazione gravano poi altri precisi obblighi di natura deontologica che vanno a completare quelli precedentemente citati. Il riferimento è, ad esempio, alla Carta di Treviso secondo la quale “…2) va garantito l’anonimato del minore coinvolto in fatti di cronaca, anche non aventi rilevanza penale, ma lesivi della sua personalità, come autore, vittima o teste; tale garanzia viene meno allorché la pubblicazione sia tesa a dare positivo risalto a qualità del minore e/o al contesto familiare e sociale in cui si sta formando …”.

O, ancora, alla Carta dei doveri dell’informazione economica per cui “…1) Il giornalista riferisce correttamente, cioè senza alterazioni e omissioni che ne alterino il vero significato, le informazioni di cui dispone, soprattutto se già diffuse dalle agenzie di stampa o comunque di dominio pubblico. L’obbligo sussiste anche quando la notizia riguardi il suo editore o il referente politico o economico dell’organo di stampa…”

Disposizioni diverse che si possono ricondurre ad un solo chiaro obbligo di rispetto della verità sostanziale dei fatti, osservando sempre i doveri dalla lealtà e dalla buona fede (Art. 2 della Legge 3 febbraio 1963, n. 69, ORDINAMENTO DELLA PROFESSIONE DI GIORNALISTA).
Nel grande panorama giornalistico italiano che conta è sempre più evidente il mancato rispetto del dovere di cui sopra.

Basti pensare, per fare alcuni esempi concreti, alle performance della nota inviata Rai negli USA Giovanna Botteri di cui possiamo visualizzare alcuni dettagli nei video sottostanti:

Medesime condotte scorrette si possono trovare anche sulla la carta stampata (non solo Repubblica, ma anche il  Corriere della Sera sulle “sempreverdi” notizie scatenanti nuove tensioni con la Russia, arrivando alla Stampa  sulle “interessantissime” vicende riportate dal New York Times circa le abitudini casalinghe del neo-presidente americano Donald Trump che si è dovuto pure prendere la briga di smentire).

E che dire, poi, delle trasmissioni televisive nazionali in cui si è sempre dato ampio risalto alle vicende di cronaca nera sviscerando anche i minimi particolari intimi e personalissimi dei soggetti – magari minorenni – coinvolti, alla faccia del dovere di lealtà e correttezza?

Di esempi di comportamenti non corretti degli operatori dell’informazione non rispettosi del dettato dell’art. 2 della Legge 3 febbraio 1963, n. 69 se ne potrebbero fare fino all’infinito. Ma allora, forse, prima di combattere la post-verità presente nella rete, sarebbe meglio correggere il comportamento degli stessi operatori professionisti dell’informazione che non sembrano messi tanto meglio.

Opera che gioverebbe a tutti, in primis alla stessa credibilità dei giornalisti che tanto viene messa in discussione oggi per il loro quotidiano modo di operare.

(di Manuele Serventi Merlo)