La direttiva Bolkestein e la protesta degli ambulanti: capiamoci di più

La direttiva Bolkestein è ,senza dubbio,una delle più discusse degli ultimi tempi.
La polemica sta tenendo banco sia nei parlamenti regionali che nei piccoli comuni e ad alimentarla sono le proteste dei venditori ambulanti, che temono gravi conseguenze dopo l’entrata in vigore dell’atto giuridico, che ,lo scorso mese, è stata prorogata al 31 dicembre del 2020.

Nonostante lo slittamento, persistono le perplessità degli ambulanti e di alcune formazioni politiche con i rispettivi rappresentanti, come Alemanno, che ha presenziato martedì 14 febbraio ad un sit-in di protesta con 2000 commercianti davanti al senato (il tutto ovviamente non fine a sé stesso, ma in relazione alla nascita del suo nuovo movimento sovranista su cui, visto il personaggio, c’è da porsi più di qualche dubbio di credibiltà).

E’ pertanto opportuno conoscere meglio l’atto giuridico e capire cosa faccia preoccupare ed indignare gli ambulanti. Anzitutto,la direttiva porta il nome di Fritz Bolkestein ,l’economista olandese, ex commissario per la concorrenza ed il mercato interno al parlamento di Bruxelles, noto per aver espresso negli ultimi tempi dichiarazioni contro l’Unione Monetaria, definita “risultato di un desiderio francese e di una concezione tedesca”.

Tuttavia, prima di questa presunta “redenzione” contro la moneta unica, ossia quando esercitava il suo incarico al parlamento europeo, ha avanzato e difeso i principi di quella deroga che poi avrebbe preso il suo nome: libera circolazione dei prestatori di servizi all’interno dell’UE e stop alle discriminazioni contro tali prestatori.
In parole povere, un lavoratore, nel nostro caso un ambulante, proveniente da un qualsiasi Paese dell’UE che volesse esercitare la sua professione in Italia potrebbe farlo proprio grazie a questa legge, seppur per un periodo temporaneo, altra caratteristica sostanziale della Bolkestein.

E’ proprio questo dettaglio che trova la prima chiusura da parte degli ambulanti , i quali temono la concorrenza nei mesi in cui si lavora statisticamente di più , quelli del turismo.
Non è un aspetto trascurabile per una categoria di lavoratori continuamente vittima di vessazioni.
Ci troviamo così di fronte alla classica idea che parte con scopi lodevoli ma viene inevitabilmente sviluppata male, e i problemi per gli esercenti non finiscono qui.

Infatti, per l’assegnazione di posteggi, sia ai commercianti italiani quanto a quelli stranieri che usufruirebbero della direttiva lavorando nel nostro Paese, si dovrà ricorrere al bando per il rinnovo delle licenze, insieme alle società di capitali che, ça va sans dire, partirebbero ovviamente avvantaggiate. E se una concorrenza spietata , che condurrebbe inevitabilmente ad una sconfitta per gli ambulanti contro le grandi marche , non fosse abbastanza, a ciò si somma un altro rischio : non tutte le regioni italiane hanno approvato nel loro regolamento sui bandi quanto riportato nella Conferenza Unificata Stato regioni, con il rischio che alcuni comuni inventino bandi personalizzati che infrangano le norme ufficiali.

Contro la direttiva ha tuonato nei mesi scorsi anche l’ANVA Confesercenti e il suo presidente nazionale Maurizio Innocenti, che vede “un rischio per decine di migliaia di famiglie italiane”. Ma qual è la causa scatenante di tutti questi impedimenti ,che hanno suscitato l’indignazione dei venditori ?
L’errore di base della concretizzazione dei sogni di Bolkestein è aver plasmato il tutto sul modello del commercio ambulante olandese, organizzato diversamente dai paesi mediterranei , anche per fattori culturali.

Alla luce di tutto ciò, i venditori ambulanti dovranno aspettare ancora non poco prima di conoscere i risultati di questo grande “salto nel vuoto” continentale, continuando una protesta sottaciuta da parte delle principali testate giornalistiche (giusto poche righe sono state dedicate alla questione) e dei nuclei ideologici.
Accanto agli ambulanti in lotta, difatti, non hanno mai partecipato a manifestazioni e presidi né i vertici delle più importanti sigle sindacali né quei gruppi politici e i loro “sacerdoti semicolti” che da sempre si schierano , a loro dire, contro le ingiustizie sociali e a fianco dei lavoratori, ma che sembrano interessati solo a perseguire le futili e decadenti battaglie per i diritti civili e lo scriteriato abbattimento delle frontiere.

In conclusione, sembra doveroso evidenziare anche un’altra mancanza dell’Unione Europea : l’aver fatto piovere dall’alto la proposta della direttiva, anteponendo le smanie di “europeizzare” il mondo del commercio alla tutela del lavoro.
Di fronte ai timori degli ambulanti, come di altre categorie di lavoratori, e alla rovina, imminente o già avvenuta, di centinaia di migliaia di famiglie italiane c’è ancora un serio motivo per non dubitare dell’Europa ?

 

(di Guido Snaporaz)