La Danza degli Spiriti, ballare per scacciare l’uomo bianco

“Indossate questa camicia e le pallottole dell’uomo bianco non potranno scalfirvi.”

Nel 1890 le Guerre Indiane erano ormai finite. Erano passati quasi 15 anni dalla battaglia del Little Bighorn in cui aveva perso la vita il generale Custer assieme a tutto il Settimo Cavalleria, e ormai tutte le grandi tribù erano da tempo confinate nelle riserve. Restava solamente qualche irriducibile apache a disturbare il sonno dei soldati yankee lungo il confine col Messico. Eppure, a un decennio dall’inizio del nuovo secolo, le riserve indiane tornarono inspiegabilmente ad agitarsi e gli Stati Uniti temettero realmente che i guerrieri potessero disseppellire di nuovo l’ascia di guerra.

A causare tutta questa agitazione fu il profeta Wovoka, sciamano della tribù dei Paiute. Il sacerdote visitò buona parte delle tribù e delle riserve indiane, raccontando in tutti i consigli tribali la prodigiosa visione che aveva recentemente avuto. Wovoka raccontava di aver visto il futuro grazie all’intercessione del Grande Spirito. Un futuro privo di bianchi, senza yankee, e una terra abitata esclusivamente da nativi americani. Per far sì che la visione si avverasse, però, tutti avrebbero dovuto imparare una danza magica che lui avrebbe insegnato loro, la Danza degli Spiriti.

La Danza degli Spiriti (in inglese Ghost Dance) prendeva il nome dagli spiriti degli antenati e dei guerrieri morti combattendo contro l’uomo bianco che sarebbero dovuti ritornate in vita dopo l’avverarsi della visione di Wovoka. Fantasma era anche il nome con cui il profeta paiute aveva chiamato le speciali casacche indossate dai danzatori. Si trattava di camicie cucite durante speciali riti propiziatori che le avrebbero rese impenetrabili alle pallottole dei bianchi.

La Ghost Dance, che univa lo sciamanesimo a certi riti cristiani (lo stesso Wovoka conosceva la Bibbia e la teologia), si diffuse rapidamente e in brevissimo tempo. Danzatori degli Spiriti apparvero praticamente ovunque nelle riserve indiane. I Lakota (Sioux), che erano stati i grandi vincitori al Little Bighorn e ancora soffrivano per la recente sottomissione, furono tra i più accaniti ed entusiasti sostenitori delle idee del profeta Wovoka. Solitamente le comunità di danzatori si riunivano attorno a un leader riconosciuto, il cui compito era proprio quello di condurre la danza. Gli accoliti si tenevano per mano, formando un grande cerchio umano. A volte la cerimonia veniva accompagnata anche da canti magici e dal suono di tamburi. I ballerini si muovevano verso la loro sinistra, alternando passi lunghi a passi brevi secondo il ritmo dato dalla musica.

Il movimento creato da Wovoka era di natura essenzialmente nonviolenta. I danzatori degli Spiriti non dovevano usare alcuna violenza contro i bianchi. Sarebbero infatti bastate la loro fede e la loro abilità nella danza per far avverare la visione del profeta e far scomparire per sempre l’uomo bianco dal Nord America. Tuttavia le autorità militari statunitensi iniziarono fin da subito a monitorare e tenere sotto controllo il fenomeno. Sempre più coloni bianchi si rivolgevano terrorizzati all’esercito, denunciando la Danza degli Spiriti come demoniaca e pericolosa. Molti yankee affermarono spaventati di aver realmente visto i fantasmi dei guerrieri danzare assieme ai ballerini sioux.

Non passò molto quindi prima che il governo americano decidesse di intervenire. Il famoso capo Toro Seduto, che pure non era un seguace della Ghost Dance, venne visto come un possibile leader agitatore e, durante un maldestro tentativo d’arresto, fu ucciso a colpi di pistola da alcuni soldati. Una sorte ancora peggiore toccò all’intera tribù del capo Grosso Piede. Alla notizia della morte di Toro Seduto, per paura di venir arrestati come seguaci di Wovoka, Grosso Piede e i suoi si misero in cammino verso la riserva sioux di Pine Ridge per “costituirsi” e trovare protezione. Furono tuttavia intercettati da alcuni squadroni del Settimo Cavalleria (lo stesso di Custer), che li costrinsero ad accamparsi nella valle del fiume Wounded Knee. Il 29 dicembre agli indiani terrorizzati fu ordinato di arrendersi e deporre eventuali armi. Coyote Nero, giovane guerriero sordomuto, ci mise più del dovuto a consegnare la sua carabina da caccia. Ciò che seguì fu uno dei massacri più famosi e vergognosi della storia degli Stati Uniti. Le truppe del Settimo Cavalleria aprirono indiscriminatamente il fuoco sul villaggio, avvalendosi anche dell’aiuto di un’arma da poco sperimentata: la mitragliatrice. 300 sioux, perlopiù innocenti e disarmati, vennero uccisi in quello che è ormai noto come Massacro di Wounded Knee. La “guerra” contro la Danza degli Spiriti era ufficialmente conclusa.

Bandita e resa illegale, la Ghost Dance continuò comunque a sopravvivere clandestinamente. Lo stesso Wovoka continuò la sua predicazione fra le riserve, fino alla sua morte avvenuta nel 1932. Nel 1973, durante una violenta protesta dell’American Indian Movement, alcuni uomini armati occuparono la cittadina di Wounded Knee, South Dakota. Due attivisti saranno poi uccisi durante gli scontri a fuoco con le forze di sicurezza statunitensi. Nei giorni dell’occupazione, numerosi membri dell’AIM danzarono la Danza degli Spiriti in quello stesso luogo in cui, 83 anni prima, il Settimo Cavalleria aveva posto fine al sogno di Wovoka. 

(di Andrea Tabacchini)