Regeni mandato a morire: noi lo diciamo da un anno

Al netto di come ancora non si riesca a capire quali interessi avesse il governo del Generale al-Sisi nel sabotare le relazioni con l’Italia nel bel mezzo di affari petroliferi off-shore con l’ENI – poi rilevati dalla British Petroleum – l’analisi dell’ex capo dei ROS Mario Mori, che ha dichiarato qualche giorno fa come il giovane ricercatore Giulio Regeni fosse stato “mandato a morire dai servizi segreti inglesi”,  è ciò che chiunque abbia un minimo di raziocinio e non sia intortato da una qualsivoglia propaganda dice da 365 giorni a questa parte. E noi siamo tra questi.

Regeni è stato inviato al Cairo a coronamento del programma universitario al quale aveva aderito, a Cambridge, assieme ad Anne Alexander e Maha Abdelrahman; il cosiddetto Centre For Research In The Arts, Social Sciences And Humanities (CRASSH).

Presieduto dal finlandese Martti Ahtisaari, burocrate in prima linea nel progetto imperialista di distruzione della Federazione socialista jugoslava fiancheggiando e sostenendo le operazioni della NATO e di Gladio – Ustashija, al-Qaeda nei Balcani, UCK in Kosovo – il centro ha come compito la pubblicazione di working papers con lo scopo categorico di impedire l’affermarsi di un’ alleanza eurasiatica, definendo Russia e Cina ‘Paesi imperialisti’ ed Iran, Libia e Siria “Stati Canaglia” da abbattere o correggere con ‘rivoluzioni’ democratiche o ‘colorate’, come nella miglior prassi sorosiana e del trotzkismo occidentale dalla fine del mondo multipolare in poi.

Nel corso della sua carriera nell’accademismo anglosassone, Giulio Regeni ha lavorato anche presso la Oxford Analytica, ente preposto alla raccolta di intelligence politico-economica per enti privati e una cinquantina di governi che ha uffici a Oxford, New York, Washington, Parigi. Una rete di 1400 collaboratori e un Consiglio d’Amministrazione dove a saltare all’occhio – oltre al fondatore, James Young, responsabile dello spionaggio del Partito Democratico ai tempi di Richard Nixon che costarono a quest’ultimo l’impeachment – sono i nomi di John Negroponte, responsabile degli squadroni della morte della CIA in Iraq nel 2003, e Sir Colin McColl, ex-capo dell’MI6, il servizio segreto inglese.

Alla luce di quest’ultimo nome, quindi, le tesi di Mario Mori appaiono credibili e le uniche da tenere in considerazione in un’ottica di ottenimento della famosa “Verità”. Ma qui abbiamo a che fare con gli sbandieratori di Amnesty International e Saverio Tommasi, i quali hanno lasciato qualunque capacità critica e di letture alternative delle vicende sulle pagine di Fanpage ed Internazionale.

(di Davide Pellegrino)